Il dibattito in corso sull'olio lampante del Salento leccese è stato svolto, anche con il contributo del sottoscritto, nel 2010 e 2011. Ecco un contributo di allora.
Progettazione partecipata della produzione, trasformazione e
commercializzazione dell'olio lampante del Salento leccese
di Antonio Bruno*
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Nel Salento leccese prevale quasi ovunque la coltura
specializzata dell'olivo, basata sulle varietà Cellina di Nardò (o Saracena) ed
Ogliarola salentina e sono ancora molti gli oliveti secolari sui terreni
marginali. Le piante secolari sono colossali e maestose, veri monumenti
naturali attualmente oggetto d'attenzione e tutela grazie ad una legge
regionale anche se da queste piante si produce quasi esclusivamente olio
lampante che ha un prezzo di mercato troppo basso per rendere economica la
raccolta. In questa nota la proposta di mettere i atto una progettazione
partecipata per risolvere tale problema sociale.
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In auto andando in ufficio ascoltavo questa mattina alle 7 e
30 il Giornale radio 3 della Regione Puglia e tra gli altri si è trattato il
tema della raccolta delle olive 2010. Il giornalista ha comunicato un dato del
prezzo delle olive che a lui sembrava basso ma che invece a me sembrava
straordinariamente alto rispetto alle notizie in mio possesso.
Insomma alle 7 e 30 di lunedì 25 ottobre 2010 il Giornale
radio 3 della Regione Puglia affermava che il pezzo di un quintale di olive si
era attestato intorno ai 30 Euro, invece le notizie in mio possesso danno ad
Ugento (Le) un prezzo 15 Euro il prezzo di un quintale di olive raccolte da
terra e di 8- 9 euro in agro di Supersano. Il dato relativo al prodotto sano
raccolto dall'albero è invece di 20 – 25 Euro al quintale di olive.
Tutto questo accade oggi nel Salento leccese nonostante le
prime proiezioni dei principali osservatori economici del settore, dall'Ismea
alle Organizzazioni dei produttori, segnalano un potenziale incremento di
prezzo del 10% rispetto all'anno scorso.
Da anni tutti sappiamo che il freno maggiore allo sviluppo
del settore dell'olio d'oliva è l'eccessiva frammentazione dei produttori di
olive che genera una polverizzazione dell'offerta pagata dai produttori che
spuntano i prezzi di cui ho scritto.
L'Unaprol e l'Unapol hanno siglato un accordo per
concentrare l'offerta e per rafforzare in questo modo la posizione del
produttore.
A livello internazionale c'è un incremento degli acquisti di
olio extravergine di oliva secondo i dati Ismea/Nielsen relativi al primo
semestre 2010 e questo dato trova conferma tra gli addetti ai lavori del
Salento leccese che riescono a vendere tutto l'olio extravergine che si
produce.
Ma è opportuno concentrare l'attenzione sulla produzione di
olive del Salento leccese e su un dibattito che si è sviluppato con alcuni
degli addetti ai lavori per chiedere un tavolo con tutti i portatori
d'interesse dell'olivicoltura del Salento leccese da cui dovrebbero scaturire
delle decisioni in ordine all'olio lampante che rappresenta l'80% della
produzione di questo territorio e che spunta un prezzo troppo basso al punto di
spingere a non raccogliere le olive.
L’ agricoltura del Salento leccese quindi basa la sua
principale fonte di reddito sulla produzione dell’olio lampante che è un olio
di oliva che risulta in origine non commestibile in quanto è proveniente da
frutti maturi caduti sul terreno e raccolti spesso dopo molti giorni, che danno
un livello di acidità superiore al 2%.
In passato, dal tempo dei romani fino al tempo delle guerre
mondiali, quest’ olio alimentava l’ illuminazione stradale (da ciò il nome di
lampante), invece oggi viene sottoposto a processi di rettificazione per
ridurre l’ acidità ed essere reimmesso nel mercato alimentare come olio di
oliva commestibile.
La rettificazione è fatta da industrie che non sono presenti
nel Salento leccese e che pagano troppo poco questo olio.
Ma come fare ad evitare che il tavolo sull'olio lampante sia
un parolificio senza fine e soprattutto come fare a far cambiare idea agli
addetti ai lavori dell'olivicoltura del Salento leccese che vedono i tavoli
come fonte di discussioni estenuanti, velleitarie ed inconcludenti?
Nella discussione di cui ho riferito, io ho fatto la
proposta di avviare le procedure per porre in essere la progettazione
partecipata della produzione, trasformazione e commercializzazione dell'olio
lampante del Salento leccese.
In pratica secondo la mia opinione, si dovrebbe avviare una
modalità di collaborazione tra i vari attori sociali della produzione dell'olio
lampante del Salento leccese, al fine di perseguire un obiettivo sociale e,
indirettamente, un vantaggio per i partecipanti ad un progetto.
La definizione più condivisa di progettazione partecipata è
stata elaborata dal Copenhagen Centre e dal CSR Europee ed indica "persone e organizzazioni provenienti in
modo combinato dal pubblico, dalle aziende, dalla società civile che stabiliscono
volontarie, mutualistiche e innovative relazioni per raggiungere obiettivi
sociali comuni attraverso la combinazione delle loro risorse e
competenze".
Il concetto "partnership" è connesso ad un'idea di
concertazione, più dinamica e focalizzata sui bisogni della comunità e
sull'assunzione di responsabilità dei diversi attori sociali anche in ottica di
sussidiarietà, welfare mix e responsabilità sociale.
Lo strumento delle partnership si basa sulla convinzione che
lo sviluppo non sia materia dei governi e delle amministrazioni ma della
comunità e della società civile in primis, e che, nel processo di sviluppo,
governi e amministrazioni devono avere il ruolo di facilitazione e di
animazione di accordi di collaborazione sul territorio.
Sto facendo la Scuola di Progettazione Partecipata
iniziativa, promossa dal Servizio Innovazione della Regione Puglia, finanziata
con il P.O. FESR Puglia 2007-2013 e realizzata dal Formez in cui ho potuto
toccare con mano che la partecipazione
alla progettazione e alla valutazione dei servizi e delle politiche che
affrontino e risolvano il problema della commercializzazione dell'olio d'oliva
lampante del Salento leccese si può costruire solo a partire dalla connessione
con le risorse formali e istituzionali delle esperienze di vita e delle
naturali capacità di “fronteggiamento”, “gestione attiva”, “risposta efficace”,
“capacità di risolvere i problemi” che i cittadini e le comunità mettono in
atto affrontando le diverse evenienze della quotidianità.
Risulta perciò indispensabile dotarsi per la progettazione
partecipata della produzione, trasformazione e commercializzazione dell'olio
lampante del Salento leccese della di prospettive di lettura adatte alla
comprensione delle diverse realtà, delle singole esperienze di vita, della
peculiarità delle azioni di problem solving che coinvolgono gli individui, le
famiglie, le comunità, le organizzazioni, trasformando questo enorme capitale
sociale in risorsa collettiva.
*Dottore Agronomo
Bibliografia
Giornale radio 3 della Regione Puglia del 25 ottobre 2010
Ranieri Filo della Torre: Olivo e olio, Produzione in
crescita tirano anche i consumi
Giorgio dell'Orefice: Prove di alleanza nella filiera made
in Italy
Alberto Grimelli e Marcello Scoccia Le previsioni sulla
campagna olivicola 2010/2011: vince il Medio Oriente http://www.teatronaturale.it/articolo/10032.html
Martano, tavola rotonda. il Salento dall'olio lampante al
vero oro http://www.sudnews.it/notizia/35260.html
Bagnasco A., Piselli F., Pizzorno A., Trigilia C., Il
capitale sociale. Istruzioni per l'uso. Il Mulino, Bologna, 2001.
Strauss A.,
Corbin J., Basics of Qualitative Research: Grounded Theory Procedures and
Techniques, Sage, Newbury Park.