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Olive Kitteridge – Elizabeth Strout

Creato il 05 giugno 2014 da Linda Ferrando

Olive Kitteridge


La pura quotidianità: questo è il tema di questa particolare raccolta di racconti mascherata in un romanzo premio Pulitzer del 2009. Elizabeth Strout riesce a descriverci la vita di una tranquilla cittadina del Maine che si affaccia sull’Atlantico, Crosby, un luogo come potrebbe essere anche una qualsiasi cittadina italiana. Tredici racconti ci accompagnano a conoscere alcune delle famiglie di Crosby con una generale disillusione agli affetti maturata con l’età. Quasi sempre protagonisti sono anziani o donne e uomini di mezza età, spesso delusi dai figli, spesso da se stessi.

Olive Kitteridge è proprio una di essi e ben rappresenta l’abitante medio di questa cittadina. Una donna forte e determinata, a tratti quasi maleducata, senza fronzoli e senza peli sulla lingua che arrivata alla vecchiaia cerca di vivere gli anni che le restano senza rimpiangere troppo il passato. Delusa dal figlio, rimasta sola dopo l’ictus del marito, Olive pensa spesso alla morte e alla malattia. Con i suoi pregi e i suoi difetti Olive è la donna che potremmo diventare.

Lo stile della Strout è intenso e semplice, estremamente coinvolgente e descrittivo nel giusto grado; ovviamente è una lettura che lascia l’amaro in bocca e che fa riflettere su come i rapporti con gli altri, soprattutto familiari, possano essere compromessi con facilità. Morte e malattia sono quasi sempre presenti e a tratti rendono abbastanza angosciante proseguire (ho trovato toccanti in modo quasi eccessivo i capitoli delle visite nella casa di cura); non mancano però i momenti di humor grazie alle battute e risposte taglienti di Olive. Questo romanzo fa pensare alla brevità della vita e alla voglia di circondarsi di persone che ci vogliono bene senza però scordare che la solitudine sarà sempre parte di noi. Si nasce soli e si muore altrettanto soli.


Voto: ★★★✰✰

♫♪ We bought a zoo – Jònsi

«Non abbiate paura della vostra fame. Se ne avrete paura sarete soltanto degli sciocchi qualsiasi.»

wonderwomen

 


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