Magazine Cinema
La mano (The Hand) (1981) - 2/5
Salvador (1986)
Platoon (1986) - 3/5
Wall Street (1987) - 3/5
Talk Radio (1988)
Nato il quattro luglio (Born on the Fourth of July) (1989)
The Doors (1991)
JFK - Un caso ancora aperto (JFK) (1991)
Tra cielo e terra (Heaven & Earth) (1993)
Assassini nati (Natural Born Killers) (1994) - 3,5/5
Gli intrighi del potere (Nixon) (1995)
U Turn - Inversione di marcia (U Turn) (1997)
Ogni maledetta domenica (Any Given Sunday) (1999)
Comandante (2003)
Persona non grata (2003)
Alexander (2004)
Looking for Fidel (2004)
World Trade Center (2006)
W. (2008)
A sud del confine (South of the Border) (2009)
Wall Street: il denaro non dorme mai (2010)
Le belve (Savages) (2012) - 3/5
Stone (1946), americano, è un regista che è sempre stato attento al contenuto politico delle sue pellicole, denunciando i lati più oscuri della politica/economia americana. Famoso per il film antimilitarista Platoon, e la saga di Wall Street, ritrae spesso personaggi vittima di un ingranaggio (la società, sotto vari punti di vista) che finisce per stritolarli o traviarli.
E' anche autore di diversi documentari.
-La mano
(The hand) di Oliver Stone - USA 1981 - horror - 104min.
Un disegnatore (Michael Caine) in crisi coniugale perde la mano destra in un incidente d'auto, e si ritrova in un colpo solo senza lavoro e con la famiglia in pezzi. Quando la sua mano ricompare compiendo efferati delitti le cose vanno ancora peggio. Ma qual è la verità?
Il film ha un precedente in "Il mistero delle cinque dita" (1946), di cui condivide l'idea di base. Questa incursione nell'horror da parte di Stone, regista politicamente impegnato ("JFK", "Gli intrighi del potere", "Comandante") non è molto riuscita: a parte la tensione totalmente assente si nota un'incertezza registica nella direzione da dare alla vicenda, a metà fra l'horror di atmosfera e lo splatter più canonico. Si salva il sempre grande Caine e la sottile ambiguità della narrazione che contribuisce a mantenere un certo livello di interesse, almeno fino allo scontato finale aperto e senza spiegazione.
Voto: 2/5
-Platoon
di Oliver Stone - USA 1986 - guerra - 120min.
Le vicissitudini di un plotone di marines al confine tra Vietnam e Cambogia nel corso del 1967.
Stone conosce ciò di cui parla dato che è stato in Vietnam lui stesso. L'attaccamento ai personaggi è profondo, anche perchè sicuramente il regista vi riversa parte del proprio vissuto. Interessante notare poi come, anticipando Full Metal Jacket, Stone sostiene che nemico sia prima di tutto interiore.
Tuttavia il film è altalenante: dopo un'ottima prima parte descrittiva, si perde in un finale truculento che, pur nel suo probabile realismo, non aggiunge molto a quanto già detto. Diciamo che un ottimo finale sarebbe stata la morte di uno dei colonnelli (non vi dico quale), ovvero la celebre immagine della locandina del film. Ottimo il cast, da Sheen a Dafoe a tutti i comprimari. Le accuse di retorica e propagandismo non sembrano essere giustificate, anzi: "Platoon" non sarà il miglior film sul Vietnam, ma è sicuramente un film sincero.
Voto: 3/5
-Wall Street
di Oliver Stone - USA 1987 - drammatico - 124min.
N.Y. 1985. Un broker (Charlie Sheen) deve cercare di accaparrarsi un grosso cliente, il miliardario finanziere Gekko (Michael Douglas, premiato con l'Oscar), per invogliarlo ad investire denaro con la sua compagnia. Pur di riuscire nel suo intento, il giovane impiegato passa a Gekko informazioni riservate, innestando così una spirale di attività illecite. Quando Gekko medita speculazioni riguardo la compagnia aerea in cui lavora il padre del ragazzo (Martin Sheen), mettendone a rischio l'impiego, il broker si rivolta contro di lui.
Lo scenario presentato da Stone (figlio di un agente di borsa, cui è dedicato il film) è quello di una lotta senza quartiere pur di accaparrarsi una fetta della torta. l'unico personaggio totalmente positivo infatti il padre del protagonista, che è estraneo al mondo dell'alta finanza e sensibile ai problemi dei lavoratori comuni. La sensazione è che chi lavora nel campo della compravendita di azioni e delle giocate in borsa perda completamente il contatto con la realtà concreta del lavoro, e pensi solo al proprio tornaconto. Stone, che è stato in Vietnam, descrive una situazione di guerra combattuta a colpi di trasferimenti di denaro.
Ottimo il cast (Douglas doppiato da Giannini) e riuscito l'accostamento di padre e figlio (i due Sheen) che si rivelano in scena una coppia affiatata.
Consigliato.
Voto: 3/5
-Assassini nati
(Natural Born Killers) di Oliver Stone - Usa 1994 - azione - 115min.
Mickey (Woody Harrelson) e Mallory (Juliette Lewis) sono una copia di psicopatici assassini (entrambi vittime di abusi famigliari) che viaggiano per l'America ammazzando gente a caso. Il circo mediatico messo in piedi da tv e giornali li dipinge come eroi che si ribellano al sistema, i ragazzi li osannano, la polizia dà loro la caccia. Arrestati dal detective di dubbia moralità Scagnetti (Tom Sizemore), sono internati in una prigione diretta dal losco Dwight McClusky (un istrionico Tommy Lee Jones); qui un famoso anchorman televisivo di nome Wayne Gale (Robert Downey Jr.) della popolare trasmissione "American Maniacs" vuole realizzare il suo servizio più importante: un'intervista ai due assassini nati.
All'epoca dell'uscita fu aspramente criticato per la quantità di violenza mostrata nonostante il suo scopo fosse quello di criticare l'attenzione morbosa dei media per i fatti di cronaca più raccapriccianti (il famoso detto "Bad news is good news"). Non vedo in che altro modo Stone potesse far passare il messaggio.
Film all'insegna della sregolatezza visiva e sonora, è un trip allucinogeno ricolmo di pulsioni omicide e patologie mentali, che fa dell'ipereccitazione visivo/uditiva la sua cifra stilistica. Recitato sopra le righe da tutti, montato convulsamente, risente innegabilmente della mano di Tarantino alla sceneggiatura, sebbene quest'ultima sia stata ampiamente rivista dallo stesso Stone.
Scorciato in misura differente in vari paesi, in Italia sono stati abbastanza clementi, eppure il divieto è solo ai minori di 14 anni mentre è v.m.18 negli altri paesi. Dovrebbe esistere un director's cut di una decina di minuti più lungo, curata dallo stesso Stone.
Film anomalo per Stone, probabilmente piacerà di più ai fan di Tarantino. Consigliato, comunque. Colonna sonora memorabile.
voto: 3,5/5
-Le belve
USA 2012 - drammatico/gangster/azione - 131min.
Ben e John sono amici da una vita: il primo (Aaron Taylor-Johnson) è un specie di tardo hippie imbottito di filosofia new age; Chon (Taylor Kitsch) è un ex Navy Seal che ha guadagnato un sacco di soldi dopo una missione in Afghanistan. I due condividono la stessa donna Ophelia (Blake Lively), detta O, innamorata di entrambi, che costituiscono la sua unica famiglia. Insieme, i tre gestiscono la più efficente piantagione di erba degli States, in piena California, a Laguna Beach, Orange County. Dopo aver fatto soldi per anni, coperti dall'agente Dennis (John Travolta). Ora che vogliono ritirarsi dagli affari, però, devono fare i conti con il boss della droga messicana, Elena "La Reina" (Salma Hayek), che ne vuole a tutti i costi i servigi, ed è disposta a ricorrere alla forza bruta del suo braccio destro Lado (Benicio Del Toro), che rapisce la bella O. I due amici dovranno escogitare un piano per riprendersi la donna.
Tratto dal romanzo Savages (2010) di Don Wislow, Le belve segna il ritorno di Stone al cinema di intrattenimento violento cui si è talvolta cimentato, all'inizio della sua carriera con l'horror La mano (1981) e a circa metà della stessa con Assassini nati (1994). Dopo il deludente seguito di Wall Street di due anni fa, probabilmente ha avuto voglia di cambiare del tutto soggetto e darsi a qualcosa di più "leggero", tralasciando temi socio-politici per concentrarsi sul puro spettacolo. In effetti uno degli elementi che maggiormente risaltano fin dalle prime battute del film è la dinamicità del montaggio (di Joe Hutshing), breve o brevisssimo, e la fotografia (di Dan Mindel) scoppiettante, con vari filtri di colore ed inquadrature frammentarie, che rimanda almeno in parte al già citato film del '94. La storia comunque ha un appeal più classico, che nel suo intreccio di azione e passione può ricordare tanto i film gangster di De Palma quanto i polizieschi di Michael Mann.
Stone dipinge gli Stati Uniti (di cui O.C. è sineddoche) come un paese fallito in cui non esistono i cosiddetti "valori di una volta", ma solo i soldi (e ti pareva...). Così i tre protagonisti sono tutti più o meno disgustosi: Ben ha a cuore i bambini del terzo mondo e lo stile di vita primitivo dei popoli non sviluppati (cioè ridotti alla fame) che aiuta grazie ai soldi fatti ammazzando gente con la droga; Chon è un ex soldato che di sicuro non è andato in guerra per amor di patria; O è una ricca e svogliata ragazza con l'età mentale di un'infante che vive per accoppiarsi con gli altri due, uno alla volta o tutti insieme.
D'altro canto anche "l'antagonista" Elena non è che una criminale per accidia, che si è trovata in quella situazione e non si è certo voltata indietro o fermata ad interrogarsi sull'eticità del suo operato. Il personaggio più simpatico finisce per essere quella carogna dell'agente corrotto interpretato da Travolta, che fra l'altro è il miglior attore del lotto. Non posso dire che Le belve sia un film dai grandi pregi: sicuramente offre due ore di divertimento fra intrighi, sparatorie e (ridicole) parentesi sentimentali. D'altro canto la storia raccontata è abbastanza fiacca, nel senso che la vicenda che racconta non è particolarmente interessante, e di sicuro poteva essere raccontata in molto meno tempo. E se è vero che i dettagli comportamentali dei vari personaggi siano forse la cosa più interessante della pellicola, la fastidiosa voice over di O che accompagna tutta la visione dicendo scemenze ed una "trovata" finale che più che essere una gran pensata sembra il tentativo di allungare ancor il brodo sono altrii elementi che lo contraddistinguono.
Le belve va apprezzato come film gangster un po' sopra le righe, con personaggi meno convenzionali del solito ed un gusto per la caratterizzazione di una moltitudine di personaggi diversi che indubbiamente tradsce la sua provenienza letteraria. Apprezzabile è anche la realizzazione tecnica. Discutibili invece alcune scelte di regia che spezzano il ritmo ed un soggetto che, pur con qualche variante, non distingue in modo particolare da un mare di film di genere: un prodotto canonico presentanto in una confezione sgargiante.
Voto: 3/5
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