Che Julian Assange non susciti simpatia è un fatto. Che abbia fatto molti errori è un altro fatto. Che si possa restare indifferenti di fronte alla mostruosa macchina messa in moto dagli Stati Uniti per mettergli le mani addosso è tutt’altro discorso. E allora, sarà antipatico e cialtrone il fondatore di Wikileaks, ma il suo lavoro e quello dei suoi collaboratori ha permesso di squarciare il velo su molte nefandezze mondiali nascoste tra i meandri della diplomazia. Chiamatela come vi pare, informazione alternativa, controinformazione. L’accesso alle fonti messe a disposizione da Wikileaks ha consentito a centinaia di giornali e giornalisti di mettere al posto giusto i tasselli mancanti di guerre guerreggiate, sconosciute, silenziose, complotti e combine, accordi politici e commerciali, sporchi retroscena della finanza. Gran Bretagna e Svezia stanno giocando a rimpiattino per consegnare Assange agli americani, che vogliono processarlo per spionaggio. Ben venga dunque l’appello firmato – tra gli altri – da Oliver Stone, Micheal Moore, Patch Adams, Noam Chomsky e Danny Glover. Adesso si tratta di salvare la pelle al fondatore di Wikileaks e fargli ottenere asilo politico dall’Ecuador. Tutto il resto, polemiche e antipatie, deve passare in secondo piano.
Che sia antipatico o no, adesso si tratta di salvargli la pelle
La lettera-appello al Presidente della Repubblica dell’Ecuador, Rafael Correa, è qui. I firmatari scrivono, tra l’altro – che:
- il “crimine” commesso da Assange “è quello di praticare il giornalismo”;
- che l’estradizione dalla Gran Bretagna alla Svezia è stata giudicata “irragionevole e non professionale, oltre che iniqua e sproporzionata” dall’ex procuratore capo distrettuale di Stoccolma, Sven-Erik Alhem ;
- che se Assange fosse poi estradato dalla Svezia agli Stati Uniti potrebbe essere giudicato colpevole di spionaggio e condannato alla pena di morte;
- che tutta questa vicenda è “un chiaro caso di attacco alla libertà di stampa e al diritto del pubblico di conoscere la verità sulla politica estera statunitense”.
Tra i firmatari ci sono anche l’ex agente speciale dell’FBI, Coleen Rowley, l’ex colonnello della US Army, Ann Wright, l’ex analista della Cia, Ray McGovern.
Dal 19 giugno scorso Julian Assange è rifugiato nell’Ambasciata dell’Ecuador a Londra, in attesa della risposta alla sua richiesta di asilo politico.