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#Olivetti, ogni tasto è una persona

Creato il 05 giugno 2012 da Cassintegrati @cassintegrati

Pochi mesi fa siamo stati ad Ivrea, a presentare Asinara Revolution. Ci hanno accolto i lavoratori Agile Eutelia, quelli di Phonemedia. Tutti cresciuti nella culla Olivetti. Siamo entrati nella grande ‘macchina da scrivere’ della città, un edificio dove ogni tasto della macchina doveva corrispondere a una persona. Erano altri tempi, imprenditori visionari come Adriano Olivetti pensavano si potesse creare qualcosa assieme ai lavoratori. L’Olivetti è fallita, poi smembrata, come spesso accade alle cose migliori del nostro paese. Quel poco che ne rimane oggi chiude. La cronaca di un giorno in cui vieni a sapere che la tua azienda chiude, da Miriam. Uno dei tasti della macchina da scrivere che era l’Olivetti.

#Olivetti, ogni tasto è una persona

Illustrazione di Manuel de Carli

Venerdì  1 giugno arrivi a lavoro presto, vuoi iniziare appena possibile, che hai molte cose di cui liberarti prima di iniziare il fine settimana. Rinunci a prendere il caffè coi tuoi colleghi, entri subito in ‘camera bianca’. Il piano di lavoro per la giornata prevede un ritmo serrato. Tuta, sovrascarpe, guanti, mascherina e girare come una trottola da una macchina all’altra. Ti raggiunge una collega: “C’è un sacco di gente nuova in corridoio”. No, non è una buona notizia. Non ci sono nuove assunzioni. È un giorno speciale perché sono stati convocati i sindacati. Chiami una collega di un altro laboratorio: “Hai notizie? Si sa qualcosa della riunione?”

“No ancora niente, ma le notizie che circolano non sono belle”.

“Tieni botta”, ti dici, e riprendi il tuo ritmo serrato, scambi due parole con un’altra collega, sale la tensione nell’attesa di notizie certe speri che le voci di corridoio che dicono chiusura abbiano torto. Dal primo luglio. Ricevi una chiamata dalla collega di prima: “La riunione con i sindacati è terminata, esci, vieni a sentire la nostra RSU, ci sarà cassa integrazione da luglio. Qui chiudiamo”. Ti si scalda il viso dall’emozione e il cervello sembra si rifiuti di cogliere la notizia, “Tieni botta” e rispondi che hai ancora del lavoro da fare e che quando avrai finito sentirai le notizie.

Informi le colleghe e anche se il tuo cervello è concentrato sul lavoro, forti emozioni ti avvolgono, hai bisogno di energie per tenerle a bada… continui a lavorare fino pranzo anche se hai la mente piena di domande sul futuro.

Nella posta c’è un’email della tua responsabile che convoca una riunione. Email asciutta. Vai in mensa con i soliti colleghi e con delicatezza si affronta l’argomento, con delicatezza. La decisione con la quale il giorno prima si affrontavano le voci di corridoio è scomparsa. Ti sforzi di mangiare, cosa insolita per te, rifletti su quanto la notizia ti stia scavando dentro. L’incertezza del futuro si siede al tavolo con noi, è il convitato di pietra e voi siete il suo pranzo.

“Olivetti I-Jet è in liquidazione“, ti dice il capo. Bisogna metabolizzare il fatto che un’azienda con tale patrimonio di tecnologia e conoscenza possa essere chiusa. Ti attardi a parlare con gli altri, non vorresti lasciarli più. Vorresti continuare a stare lì. Una collega tira fuori da un cassetto una bustina trasparente con dentro una sigaretta, ha smesso di fumare da tempo, la teneva lì per un’occasione speciale. Ecco l’occasione.

Incontri un altro collega che ti ferma: “Fino all’altro giorno eravamo lì a discutere con un cliente per delle specifiche e oggi… ”. Finalmente finisci, mandi le ultime email e ti avvii verso Ivrea. Sei fortunata: non hai famiglia da mantenere, mutuo da pagare, ‘solo’ un affitto e una famiglia numerosa che i genitori ti hanno regalato.  Pensi che c’è di peggio.

Ma alla fine torni a casa da sola, accendi il pc e cerchi su google “Olivetti I-Jet” e trovi subito le notizie di oggi. Tutte dicono la stessa cosa con il freddo linguaggio dell’economia: si chiude. Leggi tutti gli articoli che trovi, simili a tanti altri che hai letto negli ultimi tempi. Non si fa l’abitudine a certe notizie, non si fa l’abitudine alle aziende che chiudono. Non si fa l’abitudine alle persone che perdono il lavoro.

Perché un’azienda, una fabbrica, un posto di lavoro sono un Giano bifronte: vedi numeri, soldi, affari, oppure uomini e donne che si incontrano per lavorare e trarre il sostentamento per vivere. Donne e uomini che costruiscono relazioni mentre producono, si impegnano, inventano, creano. Perché l’Olivetti I-Jet non è solo un sito produttivo, è un Centro di Ricerca, un luogo dove si dà del tu alla tecnologia.

Nella notte insonne hai iniziato a pensare che conoscenza, scienza e tecnologia dovrebbero essere patrimonio comune di un paese che vuole rimanere vivo. La ricerca non può essere solo una questione privata da buttare via. Oggi è la festa della Repubblica, in questa Ivrea tappezzata di tricolori. Mi rivolgo a loro, ai  miei Fratelli d’Italia, con un invito: “Stringiamoci a coorte!”

di Redazione | @cassintegrati
(5 giugno 2012)

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