Qualche settimana fa, la poetessa ed economista di origine palestinese Olivia Elias è stata ospite di alcuni reading a Salerno e Napoli.
Annamaria Bianco ha partecipato al reading napoletano e lo ha voluto raccontare per i lettori di editoriaraba. La poesia che trovate nel post è gentilmente concessa da Olivia Elias.
Testo e foto di Annamaria Bianco
Olivia Elias è un’autrice di origine palestinese nata ad Haifa, che ha conosciuto l’esilio sin dalla tenera età, prima in Libano, poi a Damasco e infine in Canada, dove attualmente vive.
Economista di formazione, ma poetessa nell’anima, ha cominciato ad occuparsi dell’aspetto economico dell’occupazione israeliana (Palestine occupée, la colonisation à marche forcée, AFPS*, 2013 ; Le dé-développement économique de la Palestine, AFPS, 2013;), per poi pubblicare le sue raccolte di versi e dare finalmente voce a quel legame più intimo che la unisce alla sua terra natìa (Je suis de cette bande de sable, AFPS 2013; L’espoir pour seule protection, alfAbarre, 2015).
I suo versi, ancora inediti in italiano, sono stati tradotti per la prima volta da Giancarlo Cavallo in occasione dei reading organizzati dalla Casa della Poesia di Salerno, fondazione che ospita spesso autori arabi, fra cui la poetessa siriana Maram al-Masri.
L’ultimo incontro si è svolto a Baronissi il 19 febbraio e ha preceduto quello del 25 febbraio al Ristorante Arabo Amir, a Napoli. Esattamente quel giorno, infatti, il locale napoletano ha ospitato la poetessa, che ha recitato le sue poesie dinanzi al pubblico, alternandosi con le versioni italiane interpretate dalle attrici Lina Esposito e Luisa Guarro.
I suoi componimenti sono redatti in francese – lingua nella quale ha sempre studiato sin da bambina dalle suore beirutine – e hanno il merito di rendere universale la questione palestinese, rievocando tanti altri drammi della storia, mentre paragonano Gerusalemme a Fukushima o alla Corea del Nord. Eppure, se da un lato c’è chi vuole trasformare la Palestina nel “ghetto del Mediterraneo”, lei continua a cantarne, come tanti altri, la sua “bellezza ardente”.
La serata, trascorsa fra musica, poesia e tè, si è conclusa con un poema in omaggio a Mahmud Darwish,”Ti saluto, Mahmud Darwish” e la lettura da parte di Omar Suleiman – proprietario del locale nonché attore – di ‘Ala Hadhihi al-Ard (Su questa terra), un vero e proprio inno alla vita.
*Association France Palestine Solidarité
***
POUR LES ENFANTS DE PALESTINE, Olivia Elias
Ils sortent des vases et des bas-reliefs antiques
prennent leur élan et s’élancent
Une douleur lancinante les tient éveillés
au creux de la nuit et lorsqu’il s’assoupissent
ils rêvent d’une vie en pleine lumière
Mais chaque aube apporte la trahison des promesses
Peut-on conquérir l’Eden par le glaive et le feu ?
Dans la main des enfants les pierres de la colère disent le refus
Et s’il ne restait aucune pierre
les enfants de Palestine souffleraient
dans leurs mains jusqu’à ce que les vents
du désert se lèvent et emportent l’édifice
construit sur le mépris sanglant
PER I RAGAZZI DELLA PALESTINA, Olivia Elias (trad. di Giancarlo Cavallo)
Escono dai vasi e dai bassorilievi antichi
prendono il loro slancio e si lanciano
Un dolore lancinante li tiene svegli
nel pieno della notte e quando si assopiscono
sognano una vita in piena luce
Ma ogni alba porta il tradimento delle promesse
Può conquistarsi l’Eden con la spada ed il fuoco?
Nelle mani dei ragazzi le pietre della collera dicono il rifiuto
E se non restasse nessuna pietra
i ragazzi della Palestina soffierebbero
nelle loro mani fin quando i venti
del deserto si alzeranno e porteranno via
l’edificio costruito sul disprezzo
insanguinato