A volte non vedo; a volte non so vedere; altre volte ancora non voglio vedere.
In tutto questo, ciò che mi attornia è cecità. Apparente, reale, desiderata. Ma ciò che mi attornia è pur sempre cecità.
La limitatezza dei sensi mi porta a chiedermi se ci sia un modo per valutare la vita in altri modi, da altre prospettive, da altri punti di vista, con più profondità, con colori diversi; la limitatezza dei sensi mi risponde che sì, forse dall’aldilà la vita avrà tutta un senso diverso, e un significato ben preciso, e i fili intessuti che appaiono senza senso appariranno nella loro migliora stiratura, inamidatura, concretezza…
A volte non so; o non voglio sapere. A volte sono gli altri a non lasciarmi sapere.
In tutto questo, tra cecità e ignoranza, mi chiedo se esisto, e se esisto in quale forma, e non giungo nemmeno a chiedermi perché, dato che ancora non ho capito se sono reale o se sono un ologramma di qualcosa che nemmeno io conosco.