Le pubblicità servono per creare in noi spettatori un senso di bisogno che ci spinge a comprare quel particolare bene, per questo sono necessarie tecniche di comunicazione ben studiate. Creare un senso di bisogno non è facile, bisogna saper giocare sui gusti, sulle necessità, sulle parole…ecco le parole sono molto importanti, bisogna calibrarle bene, ma devono comunque risultare d’impatto.
Ultimamente ha iniziato a girare questa pubblicità:
Non c’è dubbio: qui le parole creano un forte impatto, ma non la trovo una tecnica pubblicitaria brillante. Sicuramente (almeno me lo auguro) i creatori di questo cartellone si riferivano al fatto che non ha gusti facili nel vestire, ma rimane in ogni caso una pubblicità di cattivo gusto. Oltre a sminuire la donna è anche un insulto ai creativi perché priva d’immaginazione. Se si vuole giocare sull’attualità ci sono sicuramente modi molto più sottili e accattivanti di questo. Inoltre non lo trovo nemmeno molto conveniente per la ditta che ha deciso di adottare questa campagna pubblicitaria, diciamocelo, quale donna acquisterebbe indumenti da una ditta che proclama a gran voce di vestire escort?Trovo inoltre che in un periodo di crisi come quello che sta attraversando il nostro paese (non parlo solo di crisi economica) sia anche il momento più sbagliato per promuoversi con tale cartellone. Le prime ad essere colpite dalle pubblicità, specialmente se di abbigliamento, sono (quasi) sempre le adolescenti. Con i modelli che i mass media tendo a pubblicizzare, inoltre, le ragazzine tendono a provare sempre meno rispetto per loro stesse, quindi per quale ragione dare un’ennesimo esempio di modello negativo? Non sarebbe forse stato meglio pubblicizzare donne che mostrano autostima e che raggiungono obiettivi degni di nota?
Considerando che sono sempre di più i giovani convinti che tutto sia per loro pronto e dovuto, che non ci sia bisogno di sudare per ottenere un risultato, avrei ritenuto più opportuno mostrare al mondo come impegnandosi al 100% si possano raggiungere grandi risultati.
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