Per la Patria libera, per l’unità d’Italia anche molti intellettuali combatterono sacrificando la vita, logorandosi nelle prigioni. Uno, tra i molteplici, fu l’esempio di Silvio Pellico che narrò le sofferenze nel famoso libro Le mie prigioni; in questo periodo del PRIMO RISORGIMENTO, sorse un movimento che fu letterario e patriottico: Il romanticismo. Questo movimento, sotto certi aspetti, non fu un bene perché esagerò nel mettere in primo piano il sentimento al di sopra della ragione; mentre per altri aspetti fu una ventata di rinnovamento in particolare in Italia perché tutti i romantici furono dei patrioti, esprimendo, anche nelle loro opere, i sentimenti per la libertà, l’indipendenza e l’unità italiana. Il poeta Giovanni Berchet coi suoi versi ardenti cantò l’amor di patria; a Carlo Alberto lanciò la famosa invettiva:
Esecrato, o Carignano,
va il tuo nome in ogni gente!
Non v’è clima sì lontano
ove il tedio, lo squallor,
la bestemmia di un fuggente
non ti annunzi traditor.
Nel 1831 lanciò l’inno:
Su, figli d’Italia! su, in armi! coraggio
il secolo qui è nostro: del nostro retaggio
il turpe mercato finisce pei re.
Un popol diviso per sette destini,
in sette spezzato da sette confini,
si fonde in un solo, più servo non è.
Su, Italia! su, in armi! Venuto è il tuo dì
dei re congiurati la tresca finì!
Dall’Alpi allo Stretto fratelli noi siam tutti!
Su i limiti schiusi, su i troni distrutti
piantiamo i comuni tre nostri color!
Il verde, la speme tant’anni pasciuta,
il rosso la gioia d’averla compiuta,
il bianco la fede fraterna d’amore.
Su, Italia! su, in armi! Venuto è il tuo dì!
Dei re congiurati la tresca finì!
Ugo Foscolo nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis presentò un protagonista che all’amore per la sua donna univa quella per la sua patria. Fu romantico Alessandro Manzoni. In questo periodo gli animi si infiammavano nella lettura dei grandi italiani i quali avevano espresso nella loro poesia lo spirito nazionale: Dante, Machiavelli, Alfieri. La famosa canzone del Petrarca Italia mia in cui il poeta esprime il dolore de le belle contrade straziate dalle armi straniere; e le faceva riscontro la canzone di Giacomo Leopardi che rievocava, di fronte all’attuale miseria, l’antica grandezza:
O patria mia vedo le mura e gli archi
E le colonne e i simulacri e l’erme
Torri degli avi nostri;
Ma la gloria non vedo.
Le poesie satiriche del toscano Giuseppe Giusti che dei soldati austriaci egli scrisse:
A dura vita, a dura disciplina
muti solinghi, solitari stanno…
strumenti ciechi d’occhiuta rapina
che lor non tocca e che forse non fanno…
La reazione degli Stati d’Italia fu sempre più feroce. Solo i granduchi di Toscana furono, in un certo qual modo, tolleranti di una moderata libertà. L’Austria intensificò le persecuzioni. Il governo dei Borboni fu crudele: nel 1828 vi fu una rivolta nei Cilento, i ribelli dispersi sui monti, il maresciallo Del Carretto comandante l’esercito borbonico, bruciò e rase al suolo interi villaggi, molti furono giustiziati e le loro teste appese alle finestre.
SECONDO RISORGIMENTO : LA RESISTENZA
Il 27 aprile 1937 morì Antonio Gramsci, ucciso dalle carceri fasciste. Ogni anno che passa ingrandisce la sua figura innanzi alla storia. Il suo nome rappresenta per i lavoratori un messaggio di fede, un insegnamento di sacrificio, un incitamento di lotta contro il fascismo, contro l’oscurantismo e contro lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, per un mondo migliore.
Il frutto peggiore del fascismo è un infinito scetticismo che uccide ogni possibile fiducia in un ideale, che deride il sacrificio dell’individuo, proteso verso il benessere della comunità. -Eugenio Curiel, ucciso dai fascisti-
OLTRE IL PONTE
O ragazza dalle guance di pesca,
o ragazza dalle guance d’aurora,
io spero che a narrarti riesca
la mia vita all’età che tu hai ora.
Coprifuoco: la truppa tedesca
la città dominava. Siam pronti.
Chi non vuole chinare la testa
con noi prenda la strada dei monti.
silenziosi sugli aghi di pino,
su spinosi ricci di castagna,
una squadra nel buio mattino
Discendeva l’oscura montagna.
La speranza era nostra compagna
ad assaltar caposaldi nemici
conquistandoci l’armi in battaglia
scalzi e laceri eppure felici.
Avevamo vent’anni e oltre il ponte
oltre il ponte che è in mano nemica
vedevam l’altra riva, la vita,
tutto il bene del mondo oltre il ponte.
Tutto il male avevamo di fronte,
tutto il bene avevamo nel cuore,
a vent’anni la vita è oltre il ponte,
oltre il fuoco comincia l’amore.
Non è detto che fossimo santi,
l’eroismo non è sovrumano,
corri, abbassati, dài, balza avanti,
ogni passo che fai non è vano.
Vedevamo a portata di mano,
dietro il tronco, il cespuglio, il canneto,
l’avvenire d’un mondo più umano
e più giusto, più libero e lieto.
Avevamo vent’anni e oltre il ponte
oltre il ponte che è in mano nemica
vedevam l’altra riva, la vita,
tutto il bene del mondo oltre il ponte.
Tutto il male avevamo di fronte,
tutto il bene avevamo nel cuore,
a vent’anni la vita è oltre il ponte,
oltre il fuoco comincia l’amore.
Ormai tutti han famiglia, hanno figli,
che non sanno la storia di ieri.
Io son solo e passeggio tra i tigli
con te, cara, che allora non c’eri.
E vorrei che quei nostri pensieri,
quelle nostre speranze d’allora,
rivivessero in quel che tu speri,
o ragazza color dell’aurora.
Avevamo vent’anni e oltre il ponte
oltre il ponte che è in mano nemica
vedevam l’altra riva, la vita,
tutto il bene del mondo oltre il ponte.
Tutto il male avevamo di fronte,
tutto il bene avevamo nel cuore,
a vent’anni la vita è oltre il ponte,
oltre il fuoco comincia l’amore.
-ITALO CALVINO-