Già il giorno dopo Keith Urbahn aveva raffreddato sensibilmente gli entusiasmi di coloro che celebravano il trionfo delle reti sociali contro i media tradizionali: “La mia fonte è stata quella di un produttore di un network televisivo. Le storie relative alla morte dei MSM [Mainstream Media] che si basano sul mio primo tweet sono fortemente esagerate”.

Gigaom riassume egregiamente il ciclo di vita della notizia identificandone con precisione i sette passaggi nell’era di Facebook & Twitter:
- Eccitazione nell’essere i primi a riportare una notizia
- Incertezza: richiesta di approfondimento e verifica delle fonti
- Ricerca della Validazione: ricerca di fonti ufficiali che validino l’informazione
- Conferma dell’informazione trasmessa
- Scherzi, Banalità e tentativi di trarre Profitto personale.
- Azione: momento di aggregazione sociale, sia in rete che fisica, come avvenuto per quella che è stata definita “la rivolta araba” e replicato a ground zero
- Analisi: che approfondimenti sono consentiti da 140 caratteri?
Twitter e Facebook sono dunque strumenti molto interessanti per quanto riguarda la distribuzione e l’aggregazione sociale rispetto ad un evento ed alla relativa notizia, ma non altrettanto in termini di autorevolezza e di analisi approfondita dell’informazione.
Il vero impatto viene definito con estrema lucidità da Juan Varela nel suo articolo all’interno del quotidiano online spagnolo El Correo: “I nuovi mezzi hanno amplificato l’impatto e la distribuzione della notizia mentre i giornalisti cercavano di confermarla. [....] Le reti sociali non sostituiscono il giornalismo, però l’informazione in tempo reale comprime il ciclo della notizia e ne aumenta l’interesse al riguardo mentre opinioni ed indiscrezioni si mescolano con l’informazione reale“.
Non vi è dunque antagonismo o rivalità, bensì, esattamente al contrario complementarietà. Le reti sociali diffondo ed aggregano ciò che i mezzi di informazione, i giornalisti, verificano ed approfondiscono.
Se andare oltre le apparenze è spesso solo questione di buon senso, per i mezzi d’informazione è invece la “reason why” per motivare le persone a continuare a mantenere una relazione fiduciaria che ne attesti essere effettiva fonte di riferimento. Immagino debba davvero essere questo il terreno di confronto e di miglioramento anzichè la sterile misurazione di chi “ce l’ha più lungo”.