«Prof, ma a cosa serve studiare la storia?»
E' una domanda che mi sento rivolgere spesso. Quasi crudele, nella sua semplicità.
Qualsiasi adulto consapevole conosce l'importanza della storia. Forse lo comprendevano bene anche gli adolescenti delle generazioni passate.
Ma i ragazzi di oggi stentano a capire che cosa ci possa essere di importante nelle guerre persiane, nella vampa rivoluzionaria della Francia del XVIII secolo, nella clamorosa cecità del secolo breve.
Tento di spiegarlo ai miei alunni, accalorandomi. Alcuni sembrano convinti. Altri seguitano a guardarmi storcendo il naso.
Poi arrivano occasioni come quella del 27 gennaio (Giornata della Memoria) - preziosissime per insegnanti ed educatori.
Così preziose, che a volte si rischia di gettarle al vento...
Si proiettano film, si animano dibattiti.
Non bisogna dimenticare! ribadiamo con forza, rileggendo Shemà di Primo Levi:
Meditate che questo è stato:Sarà sufficientemente chiaro, il messaggio? Perché "non dimenticare"? Perché conservare la memoria dell'orrore e dell'indicibile?
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
Perché l'orrore non si ripeta. Perché la crudeltà famelica del genere umano trovi un argine potente nella consapevolezza e nel coraggio dei singoli.
Perché non possiamo e non dobbiamo chiudere gli occhi (pena la più terribile delle maledizioni, come ci rammenta Levi: «O vi si sfaccia la casa, / La malattia vi impedisca, / I vostri nati torcano il viso da voi») di fronte agli olocausti e genocidi che ancora oggi flagellano il nostro mondo, in qualunque Paese essi accadano, qualunque sia la religione o il gruppo etnico che colpiscono.
In mancanza di questa presa di posizione, qualunque celebrazione è destinata a diventare una sterile cerimonia, una "imbalsamazione" del passato - che cesserà, in questo modo, di essere un'arma potente contro i drammi della nostra contemporaneità.
Il cartellone realizzato dai miei ragazzi!
Per questo, la scuola in cui insegno quest'anno (per il secondo anno di seguito! Una conquista clamorosa per una "perpetua precaria" come me), l'ITG "Mercurino Arborio" di Gattinara, in provincia di Vercelli, ha scelto di dedicare la Giornata della Memoria agli "altri" olocausti, ai genocidi dimenticati del passato e del presente.
La mia classe II B e io abbiamo scelto di occuparci della pratica dell'aborto selettivo ai danni delle bambine in Cina, India, Pakistan e Bangladesh (di cui avevo già parlato qui). Un riferimento forte e preciso alla violenza di genere (di cui mi occupo spesso non solo su questo blog), che si è trasformato in una bellissima esperienza didattica, che ha visto la partecipazione di tutta la classe: alcuni hanno progettato, altri scritto e disegnato, altri stampato, ritagliato e incollato...
Come si può vedere, in larga misura i ragazzi si sono ispirati al film di Nyna Pais Caputi, Petals in the Dust, anche questo citato del mio post precedente.
Per quello che mi riguarda continuerò a lavorare in questa direzione, continuando a ribadire (a volte ci riuscirò bene... altre meno!) l'importanza del fil rouge (sottile... ma pur sempre ben visibile) che collega il passato al nostro presente e al nostro futuro.
Smettiamola di considerare la realtà attraverso preconcetti.
Smettiamola di tacere, di distogliere lo sguardo da ciò che non vogliamo vedere.
E impariamo piuttosto a crescere come liberi pensatori e ad andare fieri della nostra ragione.
Impariamo a sollevare la testa e a parlare con voce chiara e distinta.