Ieri ho accennato brevemente ai limiti fisici di Miles Vorkosigan, e ho scritto che gli eroi sono tutti alti, belli e aitanti. In realtà non è sempre così, visto che Frodo è basso e con i piedi pelosi, ma a volte le semplificazioni servono a illustrare meglio un concetto. La maggior parte degli eroi sono belli o quanto meno affascinanti. Ci sono, però, delle eccezioni, e più passa il tempo più queste eccezioni sono numerose e importanti.
Miles Vorkosigan, il protagonista di numerosi romanzi di Lois McMaster Bujold, quando è ancora nel ventre materno subisce un attacco con un gas mortale. In qualche modo l’effetto di questo gas viene contrastato, come racconta il romanzo Barrayar, ma il feto riporta danni scheletrici irreversibili, che condizioneranno tutte le successive vicende incentrate su Miles. Non conosco ancora le vicende in questione, i romanzi li devo ancora leggere, e già così io per prima ho subito qualche spoiler su L’onore dei Vor e Barrayar, ma pazienza. Non è la prima e so che non sarà nemmeno l’ultima volta, o smetto di scrivere o subisco spoiler. E io sono una grafomane incallita.
Improbabile che una persona con i suoi problemi possa riuscire a fare ciò che fa? Questo lo devo ancora vedere, ma anche nella realtà che ci circonda abbiamo modo di vedere persone straordinariamente forti che, malgrado tutte le difficoltà, riescono a compiere imprese memorabili. Il mio primo incontro (a livello di giornali e cronaca, visto che non ho li ho mai incontrati di persona) con uno di loro è stato quello con Stephen Hawking, il famosissimo matematico, fisico e cosmologo che, nonostante il fatto di essere stato colpito da atrofia muscolare progressiva, è riuscito a compiere studi fondamentali sulla quantistica e sui buchi neri.
Poi c’è stato Alex Zanardi. Nel 2001 il pilota è stato protagonista di uno spaventoso incidente che gli è costato entrambe le gambe: http://www.youtube.com/watch?v=IDDeJyWnAcY
Dopo un evento talmente traumatico da far dubitare a chiunque che si potesse riprendere – per un certo periodo si è anche temuto per la vita del pilota, e comunque la sua vita ne è stata inevitabilmente trasformata al di là di ogni immaginazione – Alex non solo ha ripreso a camminare, ma anche a correre con le auto e a piedi. In ogni intervista che ho letto o che ho sentito non si è mai lamentato per quanto avvenuto. Ha preso atto dell’episodio e ha fatto del suo meglio per andare avanti. All’inizio – ha detto – il suo obiettivo era riprendere il figlio sulle spalle. E poi è diventato uno straordinario esempio di forza di volontà e di capacità di lottare contro un destino avverso. Fra l’altro ha raccontato la sua esperienza in un’autobiografia commovente, …però, Zanardi da Castel Maggiore!
Un altro atleta straordinario è Oscar Pistorius, nato con malformazioni talmente gravi agli arti inferiori da renderne necessaria l’amputazione all’età di undici mesi. E se un altro al suo posto si sarebbe arreso e si sarebbe limitato a vivacchiare, lui ha tirato fuori tutta la sua grinta e ha vinto quatto medaglie d’oro in due diverse edizioni delle Paralimpiadi.
E poi c’è Simona Atzori, straordinaria ballerina e pittrice nata senza braccia. Non ho letto la sua storia, anche se lei l’ha raccontata nell’autobiografia Cosa ti manca per essere felice?, ma anche solo guardare le foto che accompagnano il libro, vedere il suo sorriso o la sua capacità di adoperare i piedi per fare di tutto, sono straordinari.
Questa la quarta di copertina:
Perché ci identifichiamo sempre con quello che non abbiamo, invece di guardare quello che c’è? Spesso i limiti non sono reali, i limiti sono solo negli occhi di chi ci guarda.
Dobbiamo fermarci in tempo, prima di diventare quello che gli altri si aspettano che siamo. È nostra responsabilità darci la forma che vogliamo, liberarci di un po’ di scuse e diventare chi vogliamo essere, manipolare la nostra esistenza perché ci assomigli. Non importa se hai le braccia o non le hai, se sei lunghissimo o alto un metro e un tappo, se sei bianco, nero, giallo o verde, se ci vedi o sei cieco o hai gli occhiali spessi così, se sei fragile o una roccia, se sei biondo o hai i capelli viola o il naso storto, se sei immobilizzato a terra o guardi il mondo dalle profondità più inesplorate del cielo. La diversità è ovunque, è l’unica cosa che ci accomuna tutti. Tutti siamo diversi, e meno male, altrimenti vivremmo in un mondo di formiche.
Non c’è nulla che non possa essere fatto, basta trovare il modo giusto per farlo. Io tengo il microfono con i piedi, altri con le mani, altri ancora lo tengono sull’asta. Sta a noi trovare il modo giusto per noi. Io credo nella legge dell’attrazione: quello che dai ricevi. Se trasmetti amore, attenzione, serenità; se guardi alla vita con uno sguardo costruttivo; se scegli di essere attento agli altri e al loro benessere; se conservi le cose che ami e lasci scivolare via quelle negative, la vita ti sorriderà.
Se avessi avuto paura sarei andata all’indietro, invece che avanti. Se mi fossi preoccupata mi sarei bloccata, non mi sarei buttata, avrei immaginato foschi scenari e mi sarei ritirata. Invece ho immaginato. Adesso sono felice, smodatamente, spudoratamente felice. Ed è una gioia raccontarla, questa mia felicità. Simona
La copertina dell'edizione americana dell'ebook di La lama dei sogni
È parecchio tempo che penso di scrivere un approfondimento su menomazioni, o limitazioni, e capacità di costruirsi il proprio destino e magari anche quello degli altri. Non ho ancora trovato il tempo per farlo, ho troppe idee per articoli e troppo poco tempo per scriverli. Però quando vedo Rand al’Thor che nella saga La Ruota del Tempo compie imprese apparentemente impossibili malgrado il rischio di una follia capace di risucchiarlo irrevocabilmente nei suoi gorghi, so che Robert Jordan non si è inventato niente, perché si può lottare contro se stessi e uscirne vincitori. Quando vedo Tyrion Lannister che, anche se è un nano e per questo è disprezzato da tutti, va avanti a fare quel che reputa più giusto, so che il cervello può essere più importante del fisico. Nelle Cronache del ghiaccio e del fuoco George R.R. Martin non è certo tenero con i suoi personaggi, basta pensare anche a quel che capita a Bran, ma chi è forte trova comunque il modo di andare avanti.
Miles Vorkosigan l’ho già citato, mentre il Kerris dei Guerrieri danzanti di Elizabeth Lynn riesce, dopo molte esitazioni e molti sensi di inadeguatezza, a emergere dal suo guscio e a trovare la propria strada nel mondo nonostante la mancanza di un braccio. So che ha problemi il protagonista del romanzo L’antico di R.A. Salvatore, ma questo rientra fra i libri in attesa di lettura (da ben tre anni!), quindi non posso dire granché. In compenso non voglio dire granché – per non fare spoiler – su un personaggio del Ciclo delle spade di Tad Williams che – malgrado la mancanza di una mano – riesce a essere protagonista di un momento davvero epico. Prima di quel momento il romanzo era bello, da quel momento in poi, da quando gli è cascata quella tegola in testa (non da quando ha perso la mano, da quando ha dovuto fare qualcosa malgrado la mancanza della mano) e fino al momento in cui il problema non si è risolto, sono rimasta con il fiato sospeso. Superata quella prova, ero talmente coinvolta da quanto era avvenuto da finire di slancio il resto della saga. E le cose impossibili a volte accadono davvero.
Thomas Covenant, il protagonista della serie di Stephen Donaldson, ha la lebbra, e per questo è disprezzato da tutti, lui compreso. Eppure so che salverà la Landa, quella terra misteriosa in cui si è venuto a trovare, anche se io non leggerò come perché con La conquista dello scettro mi sono annoiata parecchio. Quanto a Sookie Stackhouse, la protagonista dei Southern Vampire Mysteries di Charlaine Harris, ha una cosa che io ho sempre sognato di avere: la capacità di leggere nel pensiero. Quando si deve affrontare un’interrogazione e si è impreparati – non che mi sia capitato molto spesso, ma la fifa era sempre tanta – poter leggere la risposta nella mente dell’insegnante sarebbe molto comodo, ma evidentemente ci sono problemi collaterali che io non ho mai considerato, al punto che per Sookie il suo dono è un handicap. Eppure se la cava molto bene ad aiutare vampiri, mannari e altre creature che vivono nei dintorni dell’immaginaria cittadina di Bon Temps.
Accanto a quelli che in qualche modo ce la fanno ci sono anche quelli che falliscono, e che si perdono per strada lasciandosi dietro solo dolore. Nella Nave della magia Robin Hobb fa dire a Ronica
“Sai cosa significhi per una donna, Davad, portare qualcosa dentro di sé per nove mesi, senza sapere se è il figlio ed erede per cui hanno pregato o un mostro deforme che suo marito dovrà strangolare con le proprie mani? O una via di mezzo?” (pag. 86).
Nell’antica Sparta i bambini malformati venivano esposti. Tywin Lannister, se avesse saputo che sua moglie Joanna aspettava un nano, l’avrebbe certamente fatta abortire. Un bambino con problemi significa sofferenza, ma Simona Atzori ci ricorda che si può comunque essere felici. Che ci si può costruire la propria vita, e magari fare anche qualcosa d’importante. Gli eroi sono loro, quelli che sono nati con problemi e quelli che li hanno avuti in seguito. Sono gli Stephen Hawking, gli Alex Zanardi, gli Oscar Pistorius, le Simona Atzori, e anche i Peter Dinklage che riescono a vincere premi su premi per le loro straordinarie interpretazioni come attori. Noi ci commuoviamo, ci emozioniamo, per i romanzi e i film, ma alla base di queste storie inventate ci sono persone vere che compiono imprese fuori dal comune ogni giorno. La maggior parte di loro non sono famosi, non hanno alcun riconoscimento, ma non di meno la loro vita è comunque eroica.