Si guardava intorno smarrita, le pareti nude erano quelle di un ospedale, in mano un termometro che segnava una febbre folle, una unica linea rossa che proseguiva oltre, una febbre che andava oltre ogni logica, una febbre maligna che portava il vento nero della morte. Infatti suo padre dopo quella febbre non sarebbe sopravvissuto a lungo. Si era chiuso un capitolo della sua vita e tanti altri se ne sarebbero chiusi poco dopo, quello era solo l’inizio poi lei era andata oltre. Ora camminava per la strada da sola, con la tristezza nel cuore, poteva essere triste per la solitudine, per il tradimento del proprio uomo, per questioni di lavoro, che importanza poteva avere? Avere lo sguardo triste dopo una separazione dal proprio coniuge, o averlo perché oberata di lavoro era la stessa identica cosa, il dolore era sempre intenso, il cuore sempre a un bivio, palpitante. Eppure ci doveva essere una soluzione, un modo per sfuggire a quel buco nero. Le donne come lei non più giovani pagavano sempre salato il fatto appunto di non essere più giovani e belle. Era come se il mondo la respingesse per il fatto solo di essere una donna matura. I segni del tempo già visibili sul suo volto ancora apparentemente fresco, ancora infantile. Gli occhi spalancati su un futuro incerto, lontano. Eppure le sarebbe bastato un filo cui attaccarsi, un puntello per risalire la china, per salvarsi in qualche modo. Lei voleva solo salvarsi, salvarsi l’anima, vivere giorni sereni e tranquilli, senza angoscia, senza dolore, senza umiliazioni. Ci voleva una via d’uscita, un’ancora di salvezza, che le consentisse di andare oltre il dolore oltre il tempo che stringeva, oltre il silenzio della morte. Alla morte ormai associava solo il freddo, il silenzio, la morte era gelo come il marmo della tomba e assenza di suoni, solo un vuoto oscuro e tetro, senza voce. Doveva superare anche la bellezza dell’amore, le delusioni che aveva subito dopo l’amore, dopo il sentimento erano state devastanti. Si era ritrovata senza una meta, senza punti di riferimento, completamente sola ora doveva andare oltre queste piccolezze, queste meschinità del quotidiano per aprirsi un varco, un pertugio. Non cercava più una porta, ma un piccolo varco, piccolissimo. Per andare oltre tutto questo ci voleva una cosa sola e importante: l’arte, solo lei è immortale. Attraverso l’arte sarebbe andata oltre il tempo, oltre lo spazio, oltre la morte, comunque oltre, forse anche oltre se stessa, per vincere quel male oscuro: la paura del domani. Ma oltre ogni cosa non avrebbe avuto più paura di nulla, appunto perché era oltre, aveva superato, era passata.
Magazine Diario personale
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