Oltreverso – il latte sulla porta – Doris Emilia Bragagnini

Creato il 10 aprile 2013 da Wsf

” Credo che sia questo essere poeti, aver ricevuto con il dna il dono o la dannazione di un modo di sentire le cose che per quanto mi riguarda, ho sempre inteso scorticante, l’inflazionato ” senza pelle “ Doris Emilia Bragagnini

- tratto da Oltreverso pg. 7 -

Con un piacere molto particolare voglio parlare di questo libro e di questa autrice , delle sue parole acuminate che brillano in chiaro-scuri pregni d’amor per l’estetica ad un livello d’astrazione innegabilmente ricercato. Leggendola,  seguendo il suo passo non ho potuto  fare a meno di paragonarla ad una chiglia celeste immersa in  certe tempeste omeriche , dove il verso ora appuntito nel significato, ora affilato per lessico dissonante cerca sempre la sondabilità di un sentire di contrasto. L’unico reale, l’unico possibile. La scelta di non privarsi in nessun modo di alcuna parola, anche la piu’ complessa ed ostica in suono e saperla modellare con le altre , in un’unica musica con il proprio senso , compone in tono inedito un discorso caldamente emozionale e lirico. E’ una scrittura cerebrale, a tratti psicanalitica,  di concetto ampio e intenso. E’ un dire femmineo, spesso a maglia stretta, ma sempre dinamico e accuratamente cesellato. Vi si avverte in tutte queste sue il respiro, la caduta, lo slancio della fuga ; ci si inoltra in scenari intimi di un sentire  profondo e  sensibilissimo.

il ripiano

non conto più i giorni passati
i tasselli imprecisi, le scriminature – sostegno -
all’altra metà del vero

il gene d’ombra si congiunge in filigrana
quando sgocciola la linfa per lo sguardo che s’imbuta
“basta spostare la frangetta e gli scheletri scompaiono”

fissità perimetrali stile liberty (trompe-l’œil)
nasoboccacollo di dinieghi, ghirigori appassionati
come feti in formalina (dagli occhi puntuti, neri)

i contorni sono tagliole, lemmi da dottore
“fuori la lingua” a serrare permessi
che trillano, infantili, come già pazzi rettili osceni

In questo testo, i ” rettili osceni” restituiscono un vero e proprio sussulto. Splendente e forte contrasto che si  incastona perfettamente nella sua sempre personalissima e cuneiforme scrittura, che artisticamente sontuosa sa virare mostrandosi anche torva e abbrunita dall’ombra e condurre così ai più fascinosi declivi.

MetroNOmia   (tema di)

Nel molleggio ipnotico
di una coda bianca
metronomia toltami dagli occhi
scorre – poi – il cilindro della vita

alla tempia quel gennaio
ripetutosi nel rosso
divorante/dissipato tra le cosce
che i giorni contati (tiratura limitata)
sono proiettili di gomma “per signore”
filano e nemmeno te ne accorgi

non lo sapevo allora
lo credevo malattia, vincolo segreto
da scontare in mimetica d’assalto:
il grembiule d’ordinanza
giusto il fiocco esonerato
a pareggio forse, dello stesso colore
s e g n a l e t i c o tra i banchi

Ora servo una cortina
si studiano le mosse, se si brucia è d’immenso
si contano le pecore, si ammaliano gli agnelli
solo – si osa – abbassare lo sguardo
così, come un grilletto

Non c’è parola che non scavi il silenzio; parole come stiletti di un fiore rosso tra distese di neve,che stringono i segni alle cose e non le abbandonano se non per imparare a morire nel distacco del gesto.

Il balzo
Come una stretta (ma no, è fretta)
di polmoni latrati
e un cuscino appoggiato, a rapprendere il balzo

potrei morirmi tra le braccia – ora -
tanto stringo quanto manca
soffocando di parole inerti
restituendo al mondo quanto non ho tolto

- finalmente dirlo – nel lasciarlo andare
precipitarlo con un vestito sceso, scalciato sotto il letto
e chiuderò la stanza la pelle a raggrinzire
orrendamente offerta a quanto più non voglio

Sfregavo il ghiaccio e mi sfaldavo io
sopra giorni rattrappiti, schiacciati
come insetti sul soffitto

ne sgombrerò la vista con un gesto freddo
zucchero negli occhi asciutti
quanto il tuo restarmi dentro – eterno – d’umido sgranato
ex voto, cera dura a lume spento

La furia iniziale pazzesca nel parlare di lacerazione, in una dinamica suggestiva e amarissima. Il balzo che riporta all’immagine di una farfalla ferita che al suolo muove ancora tenuamente le sue ali.  Immagini forti che non lesinano colpi  e che si rafforzano grazie a  tinte che dipingono morte. Tutto questo a rendere la dinamica di quel balzo gesto potente ed altamente drammatico che non concede lieto fine , ma solo ” zucchero asciutto negli occhi”.

Spettrale

 Decapitavo serpi tra i capelli
mille e mille occhi da cavare – liscio -
il cranio tra la mano e il mio riviverla
come morsa attorno all’odio – zitto -
in fessure da schiumare, stretta

Così io lavo il lutto abbandonato
un “Caravaggio folk”
di teste e drappi dentro al cesto
biancheria disposta ad arte
luce spettrale che – accade – di lato

il “due X uno”, che di me non c’è
—————- nessuno —————-

Uso di  tinte caravaggesche , ed una splendida ombra di donna al buio. La parola e’ assolutamente femminea in questa interpretazione di abbandono e solitudine.

Oltreverso è la sua opera prima.

http://www.zonacontemporanea.it/oltreverso.htm

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Doris Emilia Bragagnini, nata in provincia di Udine, dopo un’iniziale formazione scientifica si diploma all’Istituto Statale d’Arte dello stesso capoluogo. Considera e definisce con queste parole la sua biografia più essenziale: ”nata nel nordest vive da sempre a due passi da sé, qualche volta v’inciampa e ne scrive”. Compare con suoi testi in alcune antologie e prefazioni per sillogi poetiche, in blog e siti letterari web come: Filosofi Per Caso, Il Giardino Dei Poeti, Neobar, Torno Giovedì, Arte Insieme, Carte Sensibili, Le Vie Poetiche, VDBD, La poesia e lo Spirito. Ha partecipato al poemetto collettivo “La Versione di Giuseppe. Poeti per don Tonino Bello” (edito da Accademia di Terra d’Otranto, Neobar 2011). Inserita nell’antologia Fragmenta (premio Ulteriora Mirari ed. Smasher, 2011). È redattrice del blog di letteratura e poesia “Neobar”.

Cura il blog personale ”Inapparente Crèmisi” http://inapparentecremisi.wordpress.com/ .

Articolo a cura di Mezzanotte


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