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[OM] L'oceano di James Hanley. Sogno e sinestesie

Creato il 07 settembre 2011 da Spaceoddity
[OM] È facile dire che l'oceano è una metafora, in fondo una sterminata distesa d'acqua equivale psicologicamente a un deserto di sabbia o di ghiaccio, quel che prevale è l'idea della privazione, della limitazione in un orizzonte talmente ampio che non si ha ben chiaro come lo si debba percorrere. Eppure L'oceano, romanzo del 1941 di James Hanley (1901-1985) pubblicato per la prima volta in Italia dalla casa editrice Giano di Varese, non è soltanto un'allegoria, sebbene giochi molto sul filo di mondi autres.
[OM] L'oceano di James Hanley. Sogno e sinestesieQuello era il pericolo. Ingannarsi. Pensare che il mondo fosse subito dietro la linea dell'orizzonte, che l'oceano fosse piatto e solido e "bello", come si leggeva in certi romanzi, "in realtà a me sembra solo pieno d'acqua".
(J. Hanley, L'oceano, p. 90)
Impressionismo ed espressionismo si impastano ed emergono in una scrittura lancinante. Carattere precipuo di quest'Oceano di James Hanley è l'immediatezza, immediatezza psicologica, certo, ma soprattutto visiva e coloristica, una sorta di spontaneità cinematografica ricca di suggestioni di mondi aerei e sterminati. Eppure sopraggiunge d'un tratto, a far ribollire le acque, l'improvviso alienarsi delle vite che avrebbero dovuto sovrapporsi a una situazione crudele, terribile ma purtroppo non inverosimile. Può trattarsi anche di storia reale, se ci si pensa bene, ciò non toglie nulla all'altissima dote fantastica del suo autore, capace di sbrogliare matasse umane e narrative con una vivezza a volte inquietante.
Se fosse musica sarebbe una ballata blues, tra Laurie Anderson e Leonard Cohen, ma siccome tecnicamente è soltanto un romanzo, allora diciamo pure che L'oceano di James Hanley è la meravigliosa avventura reale e inseme virtuale di cinque eroi costretti su una scialuppa di salvataggio dopo l'affondamento della crociera Aurora. A capo della ciurma sta Curtain, l'unico marinaio presente, con lui un cadavere, quello di Crilley, e poi il debole padre Micheals, il fragile Gaunt, il pensieroso Stone, il giovane Benton. Persone qualunque capaci tuttavia di diventare piccoli eroi almeno di un romanzo d'avventura marina, con tanto di miraggi, avvistamenti e balene.
Ogni pagina, ogni parola è funzionale al racconto ma sa altrettanto librarsi con leggerezza poetica capace di galleggiare a lungo nella memoria senza andare mai in avaria. Tecnicamente il mare in questo romanzo non è amico né nemico, lo diventa a seconda delle circostanze, dello stato d'animo di ogni personaggio nel suo immediato presente. Semmai, proprio sull'immensa distesa salata slitta via la capacità narrativa di Hanley, che non fa rimpiangere nessuno dei capolavori sul mare che ben conosciamo: tra favola e realtà, il ritmo a volte incalzante a volte più rilassato de L'oceano conferma una costruzione meticolosa e agguerrita, capace di avvolgere il lettore in una sensualità che diventa subito sinestesia, cioè sintesi di diversi e convergenti stimoli sensoriali, non escluso l'olfatto.
L'oceano di James Hanley è un romanzo compiuto, sorvegliato, stupendo, una spirale di razionalità e inconscio, il disegno di una trottola che ondeggia tra il quotidiano e l'eterno delle amicizie e degli odi, una collana di perle una più luminosa dell'altra. È il manto caldo della fantasia che soccorre nel deserto in cui ognuno di noi si trova a combattere per la propria sopravvivenza.
James Hanley L'oceano
Traduzione di Eileen Romano
Postfazione di Alan Ross
Giano, Varese 2002
189 pp.

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