[OM] Natura morta con fontana

Da Spaceoddity
Amore dolce,
ti penso senza un attimo di requie. A Milano la notte comincia già alle sei del pomeriggio, ma i piccioni non lo sanno, non lo sa nessuno intorno a loro. È difficile dirti come muoversi tra le strade, ho preso appunti inutilmente: t'avevo fatto anche uno schizzo di piazza Castello ma per allacciarmi le scarpe l'ho posato su una macchina in corsa. L'ho inseguita per un po', ma quella piantina è ormai inaccessibile come gli altri bozzetti che avevo tra le mani: una folata umida di nebbia mi ha sbrodolato addosso quella polvere di china.
Ad ogni modo provo a descriverti a parole la fontana: è alta fino alla luna, è grande, pare ci possano nuotare tutti gli spettri della città (ma molti, lo so, preferiscono i Navigli), se ci cammini intorno il mondo scema oltre sbuffi d'acqua turbolenti. Al riapparire, è un altro mondo, come se l'avessi sempre frainteso, che subito si dissecca ai fuochi fatui della sera. Prima, uno schizzo più distratto nella fretta m'
ha svelato una ragazza: sgrossata forse via dal mio stesso fiato pesante, cesellava le sue mani canticchiando fra sé e sé. È stato allora che ho dimenticato in quale dei miei giri sia rimasta la planimetria del nostro sogno.
Prima d'arenarmi nell'industrioso germogliare di nuove periferie, mi fermai in tempo davanti a lei, che smise di cantare, sorpresa e impallidita. Il castello mi sventagliava davanti le sue mostre col ghigno soddisfatto d'un prestigiatore tra scolari. Chinando lo sguardo e forse anche il capo, le ho chiesto dei nostri fogli. Ha posato le lime in un astuccio e ha ripreso colore in una metamorfosi taciturna ma più ottimista del mio affanno. Sorridendo, m'ha chiesto cosa ci fosse, su quei fogli, di tanto importante da farmi correre in quel modo.
Dovevo dirglielo, tesoro? Mi avrebbe preso per lo scarto ubriaco d'una compagnia di poeti. Senti qua cosa mi invento. Ho indicato lo spazio tra lei e un fantasma emaciato, lei m'ha risposto che, certo, potevo sedermi. "Lo vede", le dissi, "signora, quell'uomo?" Fece cenno di sì. "Si crede Satana, mi si è presentato in galleria bisbigliando con nonchalance." Più di un'ombra di dubbio le è passata per gli occhi quando mi ha interrotto con una mano sul braccio, ma ridendo, così continuavo. 'Signore - ha bisbigliato - gradirebbe seguirmi?' E qui la voce cupa. Ha fatto strada fino alla Scala, poi tira fuori dal cappello i fogli che cerco. Tutti contratti stipulati stasera, credeva di poterne conteggiare un altro. Mi ha fatto leggere condizioni imperdibili per la mia anima, che, sentilo!, deve essere un esemplare unico. Gli ho chiesto tempo per pensarci, poteva lasciarmi un esemplare?" "E cosa dicevano?" lei non riusciva a trattenersi, s'era talmente rilassata che l'astuccio in un gesto le era caduto nell'acqua e galleggiava irrequieto. "Io sottoscritto... E insomma, non importa!, glieli ho presi e sono fuggito. Ma poi, ero stanco e speravo di sparire oltre la fontana, magari ai giardini. Ho fatto cambio d'abiti con un ragazzo che correva e aveva freddo e ho cominciato a correre anch'io per non farmi riconoscere, nudo com'ero, quando poi mi sono ricordato dei fogli... erano ancora nel cappotto. Così io e Satana, pensavo, cercavamo i nostri abiti, ma io li ho visti dismessi proprio dietro la fontana. Lei, per caso, signora, ha notato un ragazzo che fuggiva portando la mia anima al laccio?"
Ora ti lascio, tesoro, ma tornerò a scriverti domani. Devo andare a prepararmi, la porterò a cena, stasera pago io, non so cosa raccontarle ancora, ma magari berrà fino a dimenticare quel che già sa, e potrò ricominciare da capo.


[OMHo scritto Natura morta con fontana ormai una decina d'anni fa, per un concorso de Il Corriere della Sera (che ovviamente non ho vinto). Non ricordo bene la lunghezza massima (credo 3.600 battute), ma senz’altro doveva essere ambientato a Milano. L'ho pubblicato sul mio vecchio blog e lo pubblico ancora una volta qui perché mi piace, perché lo scopro sempre profondamente mio.

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