Omaggio a JJ Abrams – Cinema vs Serie tv – Star Wars vs Fringe

Creato il 04 luglio 2014 da Nicola933
di Simona Ingrassia - 4 luglio 2014

Di Silvia Azzaroli e Simona Ingrassia.

Questa settimana abbiamo deciso di fare una digressione nella nostra rubrica omaggiando uno dei registi del momento ovvero JJ Abrams, ora finalmente al lavoro sulla sua magnifica ossessione Star Wars.

Jeffrey Jacob Abrams, questo il suo nome per esteso, regista newyorkese classe 1966, è, come si suol dire, un nerd fatto e finito, uomo dalla mente brillante, sembra non dare molta importanza alle mode sia nel cinema che nella tv ma anche nel modo di vestire: non è raro vederlo in abbigliamento casual, per dirla in maniera eufemistica, persino alle prime.

Amante del cinema e della letteratura di fantascienza, di cui conosce le opere a menadito, è un fan di Star Wars fin da ragazzo, come direbbe il nostro amico Matteo Gabanella, che ci ha aiutato con la sua biografia e sulla sua filmografia:

“JJ non ama Star Wars, lo adora oltre ogni limite umano!”

Nonostante questo JJ ha accettato solo dopo un anno di corteggiamento pressante da parte della Disney e di Spielberg di dirigere la terza trilogia di Star Wars, ma si evince chiaramente come, per lui, si sia realizzato un sogno.

Un sogno che rischia di costargli caro. JJ, infatti, non differisce da Star Wars su una cosa fondamentale: o lo ami o lo odi. E anche se la terza trilogia di Star Wars dovesse andare bene, ci sarà qualcuno che lo odierà più di quanto non faccia ora.

Famoso prima di tutto per le serie tv, le cui tre più amate e celebrate, sono Alias, Lost e Fringe, ha iniziato da qualche anno a muoversi nel cinema con Super 8, chiaro omaggio del regista ad E.T. di Spielberg, Mission Impossible 3, gli ultimi due Star Trek e appunto Star Wars.

Noi, oggi, abbiamo l’ardire di accostare l’esalogia di George Lucas, maestro, mito e mentore di JJ Abrams ad una delle sue serie più famose, Fringe appunto.

Prima di continuare vi avvisiamo che nell’articolo sono presenti numerosi spoiler sia sulla saga lucasiana sia sulla serie tv, quindi chi non vuole sapere nulla non prosegua nella lettura.

Abbiamo detto che Star Wars è la magnifica ossessione di Abrams, la qual cosa si evince in tutte le sue opere, a cominciare dalle tre serie citate: in Alias si parla di conflitti tra genitori e figli, in Lost, per stessa ammissione del regista, si parla di “15 Luke Skywalker che diventano eroi”, in Fringe le cose si fanno persino più evidenti, sia per le citazioni dirette e indirette, sia per il rapporto unico che lega Walter e Peter Bishop, sia per altri personaggi, facilmente accostabili all’epopea di Lucas, sia per le musiche si Michael Giachino, da molti definito l’erede di John Williams. Cominciamo il nostro confronto con una semplice frase, presente nel pilot della versione pre air di Fringe e tagliata poi in quella che è andata in onda nel settembre del 2008:

“E’ stato suo figlio a trovare il modo per farlo lavorare, non io. L’intelligenza e’ di famiglia.”

Potrebbe sembrare una frase qualunque, se non fosse che tanto l’intelligenza è una caratteristica fondamentale per i Bishop quanto la Forza lo è per gli Skywalker.

Luke diventerà un jedi come suo padre, Peter uno scienziato come i due Walter.

Non è la sola cosa però. A inizio serie ritroviamo un Peter Bishop cinico, freddo. Deve essere costretto a tornare a Boston tramite un ricatto fatto da Olivia Dunham. Lui è l’unico che ha la chiave per poter accedere al padre, rinchiuso da 17 anni in una clinica psichiatrica. Dipendesse da lui, Walter Bishop continuerebbe la sua permanenza nel manicomio e le interazioni iniziali non sono certo rosee, anzi. Peter non fa mistero di odiare suo padre, non perde occasione per provocarlo con frasi taglienti, quasi al limite della crudeltà psicologica. In realtà pian piano gli autori ci mostrano il perché di questo atteggiamento e scopriamo che abbiamo a che fare con ciò che potremmo definire “la caduta degli dei”. Il piccolo Peter venerava letteralmente il padre, la dimostrazione l’abbiamo in uno splendido monologo fatto dal giovane Bishop, per calmare un genitore completamente nel panico, in cui descrive un giorno di vacanza. Le parole che usa, l’espressione del volto, il racconto verbale e fisico ci restituisce proprio il ritratto di un uomo che ha cominciato a odiare il padre non solo per le sue mancanze, ma perché di fatto Walter Bishop si è dimostrato diverso dal mito che Peter credeva che fosse. Tutto ciò non può che richiamare in maniera palese un parallelo con Luke Skywalker nel momento in cui scopre che Anakin, suo padre, non era più il valoroso Jedi che lui pensava che fosse ma era diventato Darth Vader, il suo peggior nemico.

E continuando con questo paragone, è curioso notare come tanto Luke ci metta un anno per accettare questa verità sul padre e decida di amarlo per quello che è, provando a buttare giù la maschera del male, quanto Peter ci metta altrettanto per accettare suo padre tanto da fargli il discorso sopracitato e arrivare a fargli un piccolo significativo regalo e in tutto questo tempo non assistiamo solo alla sua di maturazione ma anche a quella di Walter. Infatti se quest’ultimo ispira simpatia fin da subito, non si può certo dire che nel pilot fosse proprio una brava persona. Ricordiamo che aggredisce Astrid pur di fuggire alla sua tutela nel quarto episodio della prima stagione. E nel settimo riprende a fare esperimenti sul figlio, parlando di quelli che gli fece durante l’infanzia con assoluta nonchalance.   E’ anche importante sottolineare che, proprio come Luke non chiama subito “padre” Vader , Peter non chiami “papà” per un lungo arco di tempo lo scienziato e il giovane Bishop finirà per farlo proprio nell’episodio in cui, per la seconda volta, si troverà ad essere tradito da Walter.

I paragoni tra Anakin e Walter non si fermano qua, anzi bisognerebbe dire i due Walter, ma prima partiamo con il Walter che abbiamo conosciuto per primo. E’ ben noto a tutti il motivo per cui Anakin passa al lato oscuro, ovvero il tentativo di salvare da morte certa l’amata Padmé, il giovane jedi non si ferma davanti a niente, è pur vero che prova a chiedere aiuto a Yoda, ma dopo aver ricevuto da quest’ultimo una risposta priva di tatto, lentamente finirà per cedere alle lusinghe e alle pressioni di Palpatine, bieco e geniale manipolatore dell’animo altrui. Per Walter non vi è nessun demone tentatore, tuttavia le circostanze sono molto simili: ha appena perso il suo Peter e ha davanti a se la possibilità di salvare Peter dell’altro universo. E come Anakin non si ferma. Emblematico in tal senso il suo dialogo con l’assistente Carla Warren: “Mio figlio sta morendo, dottoressa Warren e non permetterò che accada di nuovo. Esiste un solo Dio in questo laboratorio e non è il suo.” e il modo in cui enuncia queste parole fa chiaramente intendere di essere lui il Dio di quel laboratorio. Anakin, su Mustafar, dopo aver sterminato i piccoli jedi al tempio, dice parole non molto diverse: “Ho portato pace, giustizia nel mio nuovo impero.” e ancora “Non me la porterai via!”

Ad Anakin va male, a Walter va bene visto che riesce a salvare Peter, tuttavia il suo ego, a quel punto, diventa sempre più forte. Arriva a fare esperimenti sui bambini, sullo stesso figlio. Esperimenti incentrati sulle percezioni e volti ad aumentare le abilità innate nei soggetti. Nello stesso periodo Walter riceve la visita di September che gli rivela una profezia riguardante il bambino da lui salvato, strappandogli la promessa di non farlo tornare nel suo mondo di origine. Questa nuova rivelazione deve aver fatto aumentare a dismisura l’ego già alto del dottor Bishop. E’ un peccato non aver potuto assistere a questo colloquio, anche se già quando l’osservatore salvò Walter e Peter disse chiaramente al primo che Bishop Jr  fosse importante. E non vi è nessun dubbio che parlasse di Peter. Chi crede il contrario lo fa per convenienza, per poter accettare un finale privo di fondamento.

Parliamo invece dell’altro Walter, che, in apparenza sembrerebbe il più malvagio dei due, quando nei fatti, alla fine “Mister Secretary” aveva motivazioni più solide del “nostro” Walter per agire come ha fatto. Mentre era al suo laboratorio, infatti, stava cercando la cura per Peter venne distratto da September (volontariamente? Non lo sapremo mai) e questo mise in moto una catena di eventi che culmineranno con la guerra tra universi. Tornò poi a casa, non trovò il figlio, scoprì che è stato rapito da un uomo uguale a lui, ci mise mesi per comprendere che era stato portato via dal suo doppio e ci mise anche anni per riuscire ad andarselo a riprendere. In più vedeva il suo universo andare a pezzi. Senza voler giustificare le azioni malvagie da lui fatte, ma in quanti avremmo agito diversamente? L’universo che ci viene presentato per primo, sembrava il buono a noi spettatori, nei fatti è quello che ha provocato il disastro, anche se con tutte le buone intenzioni. Eppure, nonostante tutto, Walternate riesce a risalire la china, basteranno poche parole del figlio, nella quarta stagione, per aprirgli il cuore e la mente, tanto da spingerlo ad una reale collaborazione con il “nostro” universo. Tutto questo non può non essere accostato non solo ad Anakin, alla sua caduta e alla sua redenzione finale per opera del figlio, ma anche al fatto che il confine tra bene e male non è mai così netto, tematica presente tanto in Star Wars quanto in Fringe. Da notare che anche nel modo di camminare Walternate ricordi non poco la celebre camminata di Vader.

Tra Peter e Luke c’è un parallelo molto forte nella gestualità e nel modo di porsi. All’inizio della seconda stagione di Fringe Peter si trova bloccato alla sede F.B.I da uno degli agenti e il giovane Bishop se lo scrolla di dosso con una gestualità che non può non richiamare da vicino quella Jedi. Ma non è l’unico episodio che ci viene in mente: nella terza stagione il giovane Bishop a contatto con la Macchina dell’Apocalisse, detta Vacuum, si trasforma e comincia a uccidere i mutaforma a caccia di informazioni. La scena in cui viene rivelata l’identità dell’assassino, che mostra Bishop Jr incappucciato e con l’arma spianata davanti e l’espressione feroce nel volto non può non richiamare la scena nella grotta in cui Luke deve fare i conti con il proprio lato oscuro e fallisce il test. Per non parlare poi di tutte le volte in cui sembra che Peter abbia l’abilità di calmare le persone con il semplice tocco delle mani. In un episodio gli viene chiesto esplicitamente da suo padre Walter di farlo, in altri casi invece è un gesto naturale, quasi inconsapevole. Tutto ciò non far che richiamare alla mente le ultime ore di Anakin e quella mano di Luke posata sulla sua spalla in un gesto che, presumiamo, voglia essere sia affettuoso sia un tentativo di sedare con la Forza il dolore fisico che in quel momento il padre sicuramente stava provando. Più volte poi, in Fringe, viene rimarcato il fatto che Walter è cambiato in meglio grazie a Peter e, senza di lui, sarebbe l’uomo terribile di un tempo. Walter spesso ripete:“Non posso perderlo di nuovo. Non posso.”

Un ultimo parallelo tra i due personaggi lo si può trovare nelle scelte più difficili per loro: Luke, contro tutto e tutti, decide di salvare suo padre invece di ucciderlo, Peter, di nuovo contro tutto e tutti, decide di creare un ponte di guarigione e pace tra i due universi invece di distruggere uno dei due. La frase che Peter dice ad Alt Liv: “Ci sono milioni di innocenti nell’altro universo… come qui… persone con un lavoro, una famiglia, una vita. Devo credere che ci sia un altro modo. E qualsiasi sia la mia parte in tutto questo… devo credere che ci sia un altro modo. C’è sempre speranza, vero?” richiama abbastanza la frase che Luke dice a Leia su Endor: “C’è ancora del buono in lui. Lo so. Devo tentare Leia. E’ nostro padre.”
Sia Luke che Peter non si ritengono speciali e sembrano non accorgersi del fatto che riescano a cambiare in meglio le persone che li circondano.

Un altro paragone interessante si può trovare  tra Olivia e Anakin. Entrambi si ritrovano ad avere dei poteri sovrumani ed entrambi coltivano una rabbia mal repressa, frutto di un’infanzia disastrata. Olivia odia i suoi poteri, vorrebbe tornare la bambina che era un tempo, prima di subire gli esperimenti d Walter e Bell, vorrebbe tornare normale, si sente un’anomalia e lo ripete spesso. Anakin, dietro la sua arroganza, nasconde una fragilità d’animo incredibile, fragilità nata dalle continue pressioni del consiglio jedi. Anche se nei film non viene esplicitamente detto, Anakin non è molto contento di essere il prescelto, rifiuta la profezia, ma al contrario di Olivia, non rifiuta mai i suoi poteri, è fiero del suo particolare legame con la Forza e sa di saperne più di tutti su quest’ultima e non ne fa mistero. Abbiamo visto che Olivia sa essere molto empatica con le vittime, ma abbiamo visto anche il suo lato oscuro, in particolare ad inizio della quarta stagione, è una donna totalmente diversa. Sembra svuotata dentro. Letteralmente. E non esita ad aggredire un altro degli ex bimbi anche lui vittima degli esperimenti del Dottor Bishop. Sembra fredda. Inaridita. Ha paura degli altri e di se stessa. E l’arrivo o meglio il ritorno di Peter nella sua vita mette in pericolo il muro che lei ha messo davanti al mondo, un muro che cela il suo vero io. A proposito dell’empatia dell’agente Dunham con le vittime la si potrebbe accostare al fatto che Anakin voglia liberare gli schiavi su Tatooine: forse perché entrambi sono stati vittime di soprusi si sentono particolarmente vicini a coloro che li subiscono. Tra l’altro Olivia, anche se è molto chiusa nel personale, riesce a farsi ben volere sul lavoro da tutti, in particolare dal suo capo Broyles, che all’inizio la detestava, dall’agente Charlie Francis, il suo migliore amico e da altri e il giovane Anakin è l’unico che riesce a farsi amare dai cloni, insieme ad Obi-Wan, proprio la sua capacità di empatizzare con loro.

In uno splendido monologo della quinta stagione, forse il più bello fatto da quel personaggio, Olivia rivela a Peter che ciò che l’ha spinta a buttarsi a capofitto nel compito di salvare l’umanità non è stato niente di così nobile. Racconta che quando seppe di essere rimasta incinta, era terrorizzata dal fatto di non poter essere una degna madre per la sua piccola a causa degli esperimenti subiti da bambina. E quando la sua bimba fu rapita, lo vide come un chiaro segno rivelatore di questo. Non voleva affrontare ciò che nel suo cuore era già scritto, ossia che la piccola Henrietta era morta a causa del suo essere indegna, così decise di buttarsi tutto indietro e di occuparsi del resto del mondo. Questo può ricordare l’atteggiamento di rifiuto che Anakin mostra nei confronti di Luke, cercando di fargli credere, a tutti i costi, di non essere meritevole del suo affetto e del suo perdono.

Un altro accostamento audace lo potremmo fare tra il maestro Yoda e September, l’Osservatore per eccellenza.

Yoda nasce come un personaggio molto particolare, creato da Frank Oz, l’inventore dei Muppets, di cui ne riprende le caratteristiche, quando lo vediamo la prima volta sembra solo un buffo elfo di palude, per poi rivelarsi un saggio e potente maestro jedi. Sembra la perfezione fatta a persona. Sembra sapere tutto e invece non è così. Checche ne dicano i detrattori, Lucas su di lui, nella nuova trilogia, i celeberrimi prequel, ha fatto un lavoro magnifico, mostrandoci il suo lato fragile e umano. Il saggio e potente maestro jedi, infatti, è stato, complice, seppure involontario, di Palpatine nella distruzione dei jedi. C’è un abisso tra lo Yoda della vecchia trilogia e lo Yoda dei prequel: il primo, a suo modo, mostra di tenere alle persone, ha compreso che non si deve e non si può ignorare il particolare, che le vecchie regole non potevano andare bene sempre e ha deciso di affidarsi al figlio di colui che ha tradito l’ordine. A Luke Skywalker. Certo, quando lo accoglie non usa proprio il massimo della gentilezza, però già si evince che è deciso a lasciarsi andare. E l’affetto che mostra per lui sul proprio letto di morte è sincero. Nei prequel, invece, vediamo uno Yoda distante, in apparenza incapace di provare amore o anche solo empatia, non solo per il discorso ad Anakin, ma perché, per lui, gli affetti sembrano essere qualcosa di sbagliato. E’ arrogante, sicuro di se, troppo sicuro di se. E non sospetta mai di Palpatine, solo quando la verità gli sarà sbattuta in faccia, con la terribile strage al tempio jedi, la maschera di Yoda crollerà, mostrando il suo dolore e anche la sua rabbia, arrivando a farsi accecare da quest’ultima. September ci viene mostrato all’inizio come una strana creatura, priva di caratteristiche umane,  un essere proveniente non si sa da dove, né da quando, che raccoglie dati sugli eventi e fa chiamate enigmatiche e si esprime con frasi sibilline. In realtà poi scopriamo che non è proprio così. Ha sempre vegliato sulla vita dei Bishop, arrivando ad affezionarsi e a sacrificare se stesso per loro.  Se Yoda, all’inizio, è incapace di gestire i proprio sentimenti e cerca di nasconderli, considerandoli male, September non prova davvero nulla agli esordi della vicenda. E’ realmente distaccato. Non cattivo. Semplicemente privo di sentimenti e emozioni, che però farà entrare lentamente dentro di lui e, appunto, finiranno per travolgerlo.

Prima di arrivare alle conclusioni di questo lungo articolo, vorremmo fare un ultimo paragone: all’inizio dell’articolo abbiamo detto che Michael Giachino sia una sorta di erede di John Williams. Vi sono molte sue colonne sonore che lo provano, in particolare musiche come “Labor of Love”, “Star Trek Main Theme”, “Life and Death”, “Locked Out Again”, “Parting Worlds”, “There’s no Place Like Home”, “Moving On”. E anche in Fringe ha dimostrato questa sua bravura creando temi musicali magnifici come “Across the Universe”, il tema d’amore di Liv e Peter che ricalca molto “Across the Stars” di Williams, tema d’amore di Anakin e Padmé. Molto belli anche i temi sui singoli personaggi come “Peter’s Theme”, “Olivia’s Theme”, “Walters Theme” nonché “The Vanishing Bishop”, “The Observers”  e “Reciprocity”.

E ora eccoci alle conclusioni.

Star Wars è una saga, anzi è La Saga per eccellenza della storia del cinema, ci sono tante opere, non solo cinematografiche, ma appunto anche televisive, che gli debbono molto.

Lucas ha avuto il coraggio di mettere come eroi non solo persone comuni, che arrivano dal nulla, ma mostrarci anche i loro lati più tetri e fragili, specchio di un’intera società, di un’intera galassia.

Fringe, fino alla terza stagione, raggiungeva vette davvero elevate sia come storia sia come recitazione, la scelta del ponte lasciava ad intendere una svolta davvero epocale in fatto di tematiche. Si sarebbe andati oltre il classico conflitto manicheo? Così sembrava. La cancellazione di Peter, se avesse seguito i binari voluti dagli autori, ci avrebbe portati dritti alla rivelazione sul mistero degli Osservatori.

Tuttavia, per dirla banalmente, la storia con i se e con i ma non si fa e, di fatto, quella cancellazione, è stato l’inizio della fine del vero Fringe, portandoci ad un finale che rinnega totalmente il famoso another way tanto voluto da Peter. E ci permettiamo di chiosare su una cosa: com’è che se Anakin fa la strage dei bimbi al tempio per salvare Padmé, viene considerato un mostro, mentre se Walter, decide, volontariamente e scientemente, di distruggere una razza alla radice come gli Osservatori, per ridare a Peter la sua famiglia, ci sono un sacco di persone che ci parlano di redenzione di Walter? A noi paiono la stessa identica cosa. E’ vero, molti Osservatori hanno dimostrato di essere simili ai nazisti, ma distruggere il male con il male, la storia di Anakin insegna, non porta a nulla di buono.

Star Wars si merita 10 per la coerenza, la struttura narrativa,  le tematiche affrontate e molto altro.

Fringe 8, perché malgrado il pessimo finale, noi non rinneghiamo il magnifico viaggio.

Vi lasciamo con alcune citazioni che, per noi, sintetizzano al meglio le due opere:

“L’oscurità è paziente e generosa. E vince sempre. Ma al centro della sua forza sta la sua debolezza. Una candela è sufficiente a fermarla. L’amore è più di una candela. L’amore può accendere le stelle.”

“Trova la crepa. Nell’oscurità c’è sempre una crepa. Ed è da lì che entra la luce.”

“Non posso lasciarti. Devo salvarti”

“Lo hai già fatto. Dì a tua sorella che avevi ragione nei miei riguardi.”

“Ho passato gli ultimi giorni con l’altro Walter e sono rimasto sorpreso nello scoprire che non era l’uomo che pensavo che fosse. Ma non sono sorpreso di scoprire che sei l’uomo che sei”.

“E’ una cosa buona?” “Sì, Walter, è una cosa molto buona.”

“Luke” “Padre” “Figlio vieni da me.” “Non riuscirò a resistergli”

“Tuo padre si fece attrarre da quello che c’era oltre la soglia, mentre tu hai resistito. Ora sei forte e sei pronto per il confronto finale”

“E’ un modo particolarmente complicato per dire che sei un uomo migliore di quanto io non sia”

“Non importa di chi sia la colpa. Tu sei mio papà”

“La mia strada è diversa dalla tua. La Forza sarà con te, sempre.”

“Avevo torto riguardo a te. Non sei l’uomo che pensavo che fossi. “

“Tu sei esattamente l’uomo che pensavo diventassi.”

“L’amore è la risposta all’oscurità.”

“Ho una teoria che riguarda unicamente i principi umani. Io credo che tu non possa essere stato cancellato completamente perché le persone che ami non hanno potuto lasciarti andare e tu non hai potuto lasciar andare loro. Credo che voi lo chiamate amore.”

“Avrei tanto voluto averlo conosciuto” “Aveva tanta forza, tanto coraggio ed era un vero amico.”

“Volevo dirti che… non l’ho mai avuto nella mia vita… Walter dico… e ora grazie alla tua insana operazione lui fa parte della mia vita. E penso… penso di essere stato solo un po’ spaventato. E forse temevo che lui… parlando con quella donna… comunque sia volevo dirti scusami. Avevi ragione. Grazie.”


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