“Ombline” – Uno spaccato sulle mamme carcerate non del tutto riuscito

Creato il 23 luglio 2014 da Nicola933
di Simona Ingrassia - 23 luglio 2014

Di Silvia Azzaroli e Simona Ingrassia.

Titolo: Ombline

Regia: Stéphane Cazes

Genere: Drammatico

Cast: Mélanie Thierry, Corinne Masiero, Nathalie Bécue, Catherine Salée

2012

95 min

La pellicola di Cazes apre un’interessante finestra sul dramma delle mamme carcerarie mostrandoci il cammino di redenzione di Ombline, interpretata da una sublime e bellissima Mélanie Thierry (La leggenda del pianista sull’oceano e Canone inverso), che riesce a dare corpo assai bene alle emozioni della donna e a rendere credibile il suo cambiamento per amore del figlio. La sua psicologia ci è raccontata molto bene, nonostante alcune scelte non felici di sceneggiatura, di cui vi parleremo poi.

Tutto ruota intorno a questa sfortunata ragazza, Ombline appunto, rinchiusa in un carcere femminile per una violenta aggressione e che si ritrova incinta proprio tra le sbarre della prigione. A questa donna sembra non essere stato risparmiato nulla: la morte della madre in giovane età, un padre criminale che l’ha abbandonata a tredici anni, Ombline non ha trovato altra via che appunto il crimine. Sarà la nascita di suo figlio che le insegnerà a vivere e a farle scoprire nuovi valori.

Come dicevamo la sua personalità e i suoi drammi sono raccontati molto bene, la realtà carceraria è mostrata nella sua totale crudezza, senza inutili sconti. Ciò che forse troviamo eccessivo è che sia tutto troppo contro di lei: di fatto, in carcere, la ragazza trova solo due amiche, tre se contiamo la secondina. Per il resto tutto e tutto è contro di lei. E questo rischia di minare la credibilità del personaggio. Chi vive la realtà carceraria sa che spesso la solidarietà tra le detenute è all’ordine del giorno, invece, per la nostra eroina, vi sono pochi sprazzi di luce. Viene persino abbandonata dalla sua migliore amica Rita, minacciata da altre, senza nessun motivo, presa di mira da una secondina anche qui senza nessuna motivazione e, per di più, ha a che fare con un giudice minorile a dir poco burocratico, con zero umanità.

A volte ci appare che il percorso interiore di Ombline subisca una regressione e troppi particolari sembrano poco approfonditi, con personaggi che appaiono e scompaiono senza narrarne in maniera palese le motivazioni, che vengono lasciate all’immaginazione dello spettatore. Un particolare ci è parso poco credibile: quando Ombline, ad un certo punto della storia, è costretta a lasciare in affidamento il suo piccolo Lucas ad una coppia di anziani, il bambino afferra subito la mano di uno dei due. Una reazione poco realistica soprattutto considerato il fatto che per il piccolo i due sono dei perfetti estranei. Il finale sicuramente è molto toccante dal punto di vista emotivo ma ci è sembrato parecchio prevedibile. D’altro canto con tutte gli eventi negativi che hanno perseguitato la povera protagonista, era l’unico finale possibile.
Il film guadagna una risicata sufficienza grazie alla recitazione della Thierry.

½


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