Magazine Psicologia
Qui a Tempo di Vivere ogni giorno accade qualcosa di nuovo e non sempre di piacevole!
Qualcosa che ci fa rimettere in discussione nel nostro rapporto, quella relazione che vogliamo definire speciale che, nei momenti di dolore, non sentiamo più tale. Soltanto dopo scambi di opinioni, discussioni, ammissione di paure, dolore, ritorna speciale: ci sentiamo nuovamente liberi e ancora amati, più di prima.
Così accade che, mentre ci sentiamo felici, nella gioia di due giornate in cui il lavoro e l’impegno di tutti noi, insieme, ha portato al successo e a feedback gratificanti, come un fulmine a ciel sereno, un viso scuro, un atteggiamento distaccato ci mettono in allerta.
Il sentito di qualcuno è diverso e quell’energia che ci anima si affievolisce.
Rimaniamo in attesa, sentendo che qualcosa sta per accadere. Ognuno a modo suo, si ascolta: qualcuno sente crescere la rabbia, qualcun altro la paura, altri ancora tristezza, lacrime, senso di impotenza e delusione.
Ma qui, a Tempo di Vivere, insieme abbiamo deciso di condividere le emozioni spiacevoli che si agitano in noi, qui non c’è una porta da sbattere per fuggire, perché sappiamo che lasciar decantare, da soli, incomprensioni e malesseri non aiuta a risolverli, semplicemente li attenua per poi farli riemergere ancora più potenti!
Noi di Tempo di Vivere abbiamo scelto di comprendere senza giudicare, di accogliere ciò che accade nei nostri compagni di viaggio, anche quando ci fa male e ci fa arrabbiare, anche quando ci fa paura, per poi, trasformare e ri-cominciare più ricchi e forti di prima.
E allora tutti in ascolto, senza giudizi, accuse o minacce… chi con voce pacata, chi con determinazione e fermezza, chi con dolcezza… siamo intorno a chi si sente triste, incapace, forse colpevole e che vuole fuggire, vuole andarsene perché teme di farci del male, di rovinare il gruppo, non si sente all’altezza, si sente incapace o forse non pronto.
Ma chi di noi è già pronto ad affrontare il dolore, la conoscenza profonda di se stesso e l’accettazione delle proprie paure?
Sarebbe presuntuoso il solo pensarlo!
Siamo tutti in cammino e con l’aiuto di chi ci ha scelti, di chi sceglie di vivere con noi, imparando ad accettarci così come siamo, scegliendo di volerci bene senza pretendere che cambiamo, siamo in grado di trasformarci e migliorare, INSIEME!
“Non esiste la persona giusta per vivere con me, ma esiste chi sceglie di vivere con me, chi lo vuole intensamente e agisce per rendere la nostra convivenza ogni giorno migliore”
E così accade che il muso lungo e scuro si distende, la tristezza si trasforma in fiducia, la paura in coraggio e voglia di fare, il silenzio in richiesta di aiuto e in un caldo, lungo abbraccio.
Questo accade a Tempo di Vivere, questa è la meraviglia della nostra esperienza.
Pochi giorni dopo, mi sono fermata a osservare Isotta mentre allunga la manina verso quella di Andrea, la cerca senza parlare, si affida completamente a lui, tranquilla, serena e il gigante e la bambina si allontanano dal casale, mano nella mano, in silenzio, un’intesa che non ha bisogno di parole!
Sì, con lei è semplice: lei ti guarda con quel musetto divertente, con quella smorfietta che strappa il sorriso; è piccola e quasi tutto le è permesso, ma crescerà e allora, come succede con Pietro (7 anni), quando la risposta che ricevi non è più così gentile, quando lui ti aggredisce, ti accusa, ti senti inadeguato e anche arrabbiato.
In quel momento c’è chi sta in silenzio, chi cambia il modo di parlare e i toni, chi rivede se stesso bambino e, da un lato comprende, dall’altro si sente infastidito.
Il gruppo è preoccupato, vuole fare qualcosa e spesso non sa cosa, vuole accogliere l’emozione, il messaggio che sta dietro a quei comportamenti fastidiosi, vuole comprendere cosa Pietro cerca di comunicare.
Parliamo, ci confrontiamo, analizziamo, ognuno dice la sua, lancia idee, dà consigli per trovare una soluzione, sempre insieme e sempre uniti. Pietro è un essere umano come tutti noi, solo più piccolo, è una cellula di Tempo di Vivere e soprattutto ha bisogno di una guida adulta.
Chiediamo a chi, fra noi, rivede se stesso da bambino, a chi, in quei momenti, si rispecchia in Pietro, in quelle reazioni forti che, sa, sono spinte da un dolore senza nome.
“Cosa avresti voluto accadesse in quel momento?
Come ti sentivi?
Cosa volevi ottenere comportandoti così?”
E il gruppo ascolta e risponde.
Finalmente riusciamo a comprende l’emozione spiacevole di Pietro, qualcun altro mette la sua competenza professionale e la soluzione arriva… illuminandoci!
Decidiamo che la persona più indicata a parlare con Pietro è la mamma.
E, poco dopo, Pietro rientra in casa, rasserenato, il suo viso mostra soddisfazione e felicità. Indice una riunione, ora è lui a decidere, chiama tutto il gruppo attorno a sé, vuole esprimere i suoi bisogni, quelli di un bambino che fino a questo momento si è sentito non visto, quasi rifiutato.
Solo quando siamo tutti presenti e attenti, comincia a parlare.
Con una lucidità e chiarezza che noi “grandi” abbiamo dimenticato, con una capacità di ascolto di se stesso impressionante, esprime ciò che prova, le sue emozioni e il suo bisogno di avere più attenzione da ognuno di noi, perché, gli adulti siamo noi!
Mentre sorride e saltella, siamo lì solo per lui: la nostra priorità è l’essere umano, il bambino, l’adulto di domani.
Questo è Tempo di Vivere.
Questo gruppo non perfetto, in cammino, unito, mette al centro la persona, comunardo, ospite o di passaggio che sia.
Questo è quello che ci impegniamo a fare tutti i giorni e che avremmo desiderato tanto fosse accaduto nella nostra infanzia.
Questo modo di vivere, spesso non facile, ma scelto con determinazione, messo in atto con impegno, è a volte un onere e sicuramente un onore.
Un abbraccio cuore a cuore.