Mi torna in mano quel libro che lessi alle scuole medie, Paese dalle ombre lunghe, Hans Ruesch. Ai tempi (fine anni '70 del Novecento: detto così fa impressione, ma anche in un altro modo l'effetto sarebbe uguale) era un piccolo classico per ragazzi. Ernenek, Siorakidsok, Asiak, Papik e Ivalù. Mentre li ritrovo, scopro che quei nomi impronunciabili di Inuit si trovano ancora là, dove non è mai vero buio né vera notte.