L’inizio della storia è ciò che deve andare a coprire la pagina vuota. Deve essere anche un buon inizio, per non risultare inutile.
È quello che vogliono tutti. Che ci catturi, stimoli la nostra fantasia, accenda le nostre speranze. Coinvolgere, infatti, è fondamentale, e lasciar intuire l’atmosfera come fosse una promessa di ciò che, scorrendo le righe, si incontrerà.
È il mese di Novembre del 1935. Weird Tales pubblica Ombre su Zamboula, (“Shadows in Zamboula”, titolo originale “The Man-Eaters of Zamboula”) di Robert E. Howard. E il suo incipit è spettacolare.
A Margaret Brundage l’illustrazione della copertina: una figura femminile nuda, attorniata da quattro cobra sul punto di attaccare. I capelli a coprire il ventre, e braccia i capezzoli, la mano sinistra che sembra serrare la gola. E le ombre liquide, abnormi, mosse, quasi che il quintetto si trovasse davanti a fiamme irregolari di altrettanti bracieri. Motivi ricorrenti.
C’è sempre una donzella in difficoltà. Qualcuno da salvare. Tesori da arraffare. Nemici occasionali da uccidere. C’è sempre Conan il Cimmero.
Lo stile di Howard matura. Evolve in un delirio fantastico che è proprio di questo breve racconto, ricco, immediato, coinvolgente, divertente e spettacolare come pochi altri, forse più di tutti gli altri; che riesce a condensare in poche pagine e al meglio tutta la visione godereccia e affamata del mondo del suo alter ego Conan, l’uomo giusto nel posto sbagliato.
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Crocevia
Questa volta l’addensarsi di ombre malevole sul capo del barbaro è palese sia al lettore che al protagonista fin dal primo rigo:
“Peril hides in the house of Aram Baksh!”
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“Il pericolo si nasconde nella casa di Aram Baksh!”
A parlare è un nomade che, stringendo nervosamente il braccio del Cimmero con dita adunche, lo ammonisce a non trascorrere la notte che verrà nella locanda, appena fuori della città, del mercante Aram Baksh, dalla quale, si dice, i viandanti non fanno più ritorno.
Ma Conan è a Zamboula, l’avamposto più occidentale del regno di Turan, ai confini del deserto, per gozzovigliare e sperperare le monete d’oro e d’argento, frutto di passate avventure, in donne e vino. Non desidera altro:
“Conan pulled his eyes back from following a bold-eyed, red-lipped ghanara whose short skirt bared her brown thigh at each insolent step, and frowned down at his importunate companion.”
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“Conan smise di guardare una ghanara dagli occhi sfrontati e dalle labbra rosse, la cui corta gonna metteva a nudo a ogni passo insolente le cosce scure, e accigliato fissò il seccante interlocutore.”
Pochi dubbi sulla volontà di Conan che, dal suo canto, ha affittato quella stessa mattina una stanza proprio nella locanda di Aram, e ha tutta l’intenzione di riposarvi confidando nella sua abilità con la spada e nel fatto che, avendo dilapidato la sua fortuna, non sarebbe in ogni caso considerato una preda appetibile da eventuali briganti.
Howard dà il meglio di sé quando occorre presentare vestigia dimenticate di civiltà estinte, siamo d’accordo. Qui, al contrario, è la visione del suq, il bazar affollatissimo di stampo mediorientale, a risultare affascinante e grandiosa. Poche righe, immagini di coloratissima e vivida confusione di un mercato sul calare del giorno, brulicante di attività commerciali, di profumi e di tanfo, di prostitute e di innumerevoli destini e desideri umani.
Zamboula è crocevia di diverse genti che, col passare dei decenni, hanno dato origine a ogni genere di mescolanza. Sembra che la superstizione segua di pari passo la promiscuità, tanto da far sospettare che, tra tutti questi esseri umani dei più svariati colori della pelle, si possano nascondere dei demoni sotto mentite spoglie.
Dal punto di vista puramente etnico, invece, Zamboula è una città a maggioranza nera, anche se la classe di potere segue antiche discendenze stigiane e ircaniane. Ne derivano contrasti religiosi insanabili tra i relativi gruppi di potere che, stranamente, vengono combattuti dopo il calar del sole.
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Funny Games
“In this accursed city which Stygians built and which Hyrkanians rule, where white, brown, and black folk mingle together to produce hybrids of all unholy hues and breeds, who can tell who is a man, and who is a demon in disguise?”
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“In questa dannata città, costruita dagli Stigiani e governata dagli Ircaniani, dove la pelle bianca, marrone e nera si mescola producendo ibridi di ogni maledetto colore e genere, chi può capire qual è un uomo e quale è un demone travestito?”
Questo il tono franco della conversazione. E non bisogna soffermarsi sulle apparenze o essere vittima di un improprio e ingenuo utlizzo del politically correct. Quest’ultimo, applicato a Howard, oltre a risultare anacronistico e gratuito, sarebbe stantio e fuori luogo. Poco prima abbiamo infatti visto lo stesso Conan essere attratto da una donna nera. Subito dopo incontreremo uomini malvagi di ogni stirpe e natura.
La superstizione non è razzista, in questo caso, ma naturale e logica. Quale potrebbe esserlo considerando la società multiculturale ivi rappresentata e l’evoluzione sociale del periodo storico, l’era hyboriana.
Quello che traspare più di ogni altra cosa è il divertimento genuino che, presumo, abbia avuto Howard nello scrivere questo in particolare, tra tutti i suoi racconti.
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I Cannibali
[contiene anticipazioni]
Toni da commedia nera mista ad avventura magica. E spade, e amori. E gioielli. Il tutto si svolge nell’arco di una sola, frenetica notte, durante la quale Conan passa da essere un viandante squattrinato a vittima sacrificale di un culto osceno, a raddrizzatore di torti nei quali, in breve tempo e inevitabilmente, finisce per essere coinvolto, a ladro benestante la cui sagacia e prontezza di riflessi, infine, gli arridono.
Zamboula di notte si trasforma divenendo un fantastico manicomio narrativo.
La temuta casa di Aram Baksh e lo stesso locandiere non sono, rispettivamente, dimora di demoni e demone lui stesso; Aram è un mercante e la sua mercanzia è la carne dei viaggiatori.
La maggioranza nera in schiavitù che vive all’esterno della città in baracche, pratica il cannibalismo rituale. Questa oscena e pericolosa usanza religiosa è tollerata dalle autorità cittadine ircaniane per non turbare l’ordine pubblico. Una rivolta degli schiavi, infatti, significherebbe la fine per Zamboula. Durante la notte così, in concomitanza con il riecheggiare del suono ritmico di tamburi, bande di selvaggi neri si aggirano per le strade per rapire i viandanti incauti, che costituiranno il banchetto per le cerimonie notturne.
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Sfumature
Sopravvissuto a un agguato tesogli mentre riposava, Conan, compresa la verità dietro le dicerie su Aram Baksh e la sua locanda, viene distolto dai suoi propositi di vendetta verso il locandiere dalle urla di una donna catturata dai cannibali.
Qui Howard piomba in un delirio cromatico senza precedenti. Rafforzativi a parte, tra braccia poderose e bianche, e petto possente del Cimmero, pelle mulatta della donna che scuote la testa come una diva, con tanto di capelli profumati, e petti neri squarciati, abbiamo una confusione di rara potenza evocativa:
“Two of the blacks turned to meet him, lifting their bludgeons. But they failed to estimate properly the speed at which he was coming. One of them was down, disemboweled, before he could strike, and wheeling catlike, Conan evaded the stroke of the other’s cudgel and lashed in a whistling counter-cut. The black’s head flew into the air; the headless body took three staggering steps, spurting blood and clawing horribly at the air with groping hands, and then slumped to the dust.
The remaining cannibal gave back with a strangled yell, hurling his captive from him. She tripped and rolled in the dust, and the black fled in panic toward the city. Conan was at his heels. Fear winged the black feet, but before they reached the easternmost hut, he sensed death at his back, and bellowed like an ox in the slaughter yards.
“Black dog of Hell!” Conan drove his sword between the dusky shoulders with such vengeful fury that the broad blade stood out half its length from the black breast. With a choking cry the black stumbled headlong, and Conan braced his feet and dragged out his sword as his victim fell.”
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“Due dei neri si voltarono per affrontarlo sollevando le clave, ma non riuscirono a calcolare bene la velocità con la quale stava arrivando. Uno dei due cadde a terra, sventrato prima di riuscire a colpire mentre Conan, giratosi con uno scatto felino, evitava l’altra mazza che gli si stava abbattendo addosso facendo sibilare al contempo la spada che fece volare in aria la testa nera; il corpo decapitato fece tre passi barcollando, schizzando sangue e artigliando orribilmente l’aria con mani frenetiche; poi si accasciò nella polvere.
Il terzo cannibale fece un urlo strozzato e scaraventò lontano da sé la prigioniera; la giovane inciampò e rotolò nella polvere mentre il nero, in preda al panico, fuggiva verso la città. Conan gli stava alle calcagna; il terrore metteva le ali a quei piedi neri, ma ancor prima di raggiungere il capanno più orientale l’uomo capì di aver la morte alle spalle e prese a mugghiare come un bue portato al macello.
“Cane nero dell’inferno!” Conan cacciò la spada nella schiena scura con tale furia vendicativa che la larga lama emerse per metà della sua lunghezza dal petto nero. Con un grido soffocato il nero cadde lungo disteso in avanti e Conan, puntandosi bene sui piedi, estrasse la lama della sua spada dal corpo della sua vittima a terra.”
Dopo la carneficina Conan, apparentemente imbambolato dalla incredibile bellezza della sua nuova compagna, Zibibi, e con la prospettiva di ricevere da lei un pagamento in natura, richiesta formulata senza troppi giri di parole e dalle esplicite occhiate che il cimmero lancia al fisico della ragazza e dalle ovvie allusioni di quest’ultima, accetta di aiutarla a vendicarsi di Totrasmek, l’alto sacerdote del culto di Hanuman che, desideroso di possedere Zibibi ha preso di mira il fidanzato di lei, facendogli bere una pozione che l’ha reso folle.
Zibibi stava giusto scappando dalla violenza del suo amante quando è stata rapita dai cannibali.
Ritornando in città, Conan, tronfio della promessa di carnali passioni, percorre a ritroso l’itinerario della ragazza per trovarsi faccia a faccia con il folle compagno di questa.
Zamboula, a questo punto, assume l’aspetto che finora, tramite i violenti scontri descritti poco prima, avvenuti, però, fuori città, Howard ha solo suggerito: quello di una città dalla doppia faccia nella quale, di giorno, si assiste a un variegato spettacolo multiculturale mentre, di notte, va in scena un’incessante lotta per la sopravvivenza.
Lungo le tortuose stradine, persino i gruppi di guardie avanzano sospettose e scrutando alle ombre con timore, prevedendo imboscate.
La visione del folle, fidanzato di Zibibi, non fa che accentuare il senso di una realtà di confine, pittoresca quanto esiziale.
***
Mani e Piedi
Ma Conan deve ancora mostrare la superiorità della propria natura selvaggia rispetto a ogni possibile nemico. Sistemato con facilità l’episodio dell’amante di Zibibi continua a farsi trascinare dalla stessa, sempre con la medesima prospettiva di ricompensa, fin nel tempio di Hanuman, dove Totrasmek e il suo gigantesco servo Baal-pteor, lo Strangolatore, attendono la coppia.
Mentre Conan si misura con lo schiavo, in una sequenza onirica e brutale dove Baal-pteor, sicuro della propria forza fisica, tenta di strangolare Conan, ma ne è a sua volta strangolato, Howard lo scrittore, narratore e osservatore della storia, immagina una danza sfrenata di Zibibi tra quattro cobra che tentano di morderla, il tutto organizzato per il subdolo e lascivo piacere di Totrasmek che rivede, in quella folle danza, un particolare rituale sacrificale delle esotiche terre da cui proviene.
Mentre Conan e Baal-pteor danzano, pur restando immobili, tentando di sopraffarsi a vicenda unicamente con la forza delle loro braccia e delle loro dita, Zibibi balla sfrenata una seducente danza di morte che, alla fine, si rivela solo una letale illusione.
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Civiltà
Conan è ancora una volta superiore a chiunque. Superiore agli agguati dei cannibali, all’inganno del locandiere Aram, alla immensa forza fisica di Baal-pteor e all’altro inganno, questa volta di Zibibi, che ha tenuto nascosta la sua vera identità.
Ma non solo, egli riesce a sfuggire a un destino di fatica e dovere a Zamboula come capitano delle guardie, arraffando la Stella di Khorala, un prezioso anello che, si scoprirà, essere stato uno dei tanti motori del frenetico agire di quest’unica notte.
La pelle dei protagonisti è niente rispetto alla natura. Quella civilizzata, e perciò molle e corrotta, orgogliosa e stolida e quella pura, del barbaro.
Ancora una volta Conan non si sofferma a meditare su astrazioni come la moralità, la giustizia, il rispetto. Da creatura ai margini qual è, più di chiunque altro subisce il fascino della corruzione del mondo civile. Ne teme infatti i sortilegi, gli inganni, i demoni e gli stregoni, ma allo stesso tempo ne è immancabilmente attratto. Infatti lui è il solo che ha la forza per sfuggire a quei tranelli, pur essendosene nutrito per lunghissimi istanti.
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