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Omicidi insoluti in Valle d’Aosta

Creato il 29 giugno 2014 da Patuasia

Storia della ‘ndrangheta in Valle d’Aosta, incendi di automezzi e due omicidi insoluti di “prestasoldi” di Roberto Mancini – Tratto da Nuovasocietà.it

Lunedì 23 maggio 1996

Nel cantiere dell’impresa Lapegna a Pontey, in località Champagne 41, prendono fuoco sette camion.
L’impresario danneggiato si occupa di costruzioni edili e stradali e di sgombero neve. Gli automezzi, parcheggiati sotto una tettoia, si incendiano contemporaneamente durante la notte .
In seguito si ripete il copione di prammatica, sempre identico in questi casi: l’impresario dichiara di non avere nemici e di non essere mai stato minacciato né ricattato, ma l’ovvia conclusione degli inquirenti è che gli inneschi usati presuppongono la presenza di almeno tre persone, perdippiù dotate di buona capacità tecnico-criminale.
La disamina degli affari e degli appalti del Lapegna non fornisce alcun indizio.
Nessun risultato.

10 dicembre 1998: l’omicidio di Franco Formica

Nel primo pomeriggio del 10 dicembre 1998, il “prestasoldi” (o “Cambista”, come pudicamente vengono denominati gli usurai nell’ambito dei Casinò) Franco Formica viene assassinato con due colpi di pistola al cuore nella sua abitazione a Saint Vincent.
Fin dall’inizio, la dinamica dei fatti permette agli inquirenti di escludere quale movente la rapina. Nella sua attività, Formica veniva finanziato da Piersecondo Giordanengo, famoso nell’ambiente dei “cambisti” il quale, per la collaborazione, lo pagava con 200 000 lire giornaliere.
In pratica Giordanengo forniva quotidianamente a Formica il denaro sufficiente per cambiare gli assegni, che venivano poi ridati a Giordanengo per il successivo incasso.
Le indagini, condotte dai Carabinieri di Saint Vincent – Chatillon, concentrano le ricerche nell’ambiente dei “prestasoldi”, i quali oppongono un’omertà impenetrabile. Vengono anche attivate intercettazioni ambientali e telefoniche che non sortiscono i risultati sperati.
Il reale movente non è mai stato scoperto e l’ipotesi più accreditata rimane quella della vendetta trasversale o l’estorsione a carico dei “prestasoldi”, visto che già in tempi precedenti questa categoria è stata vittima di aggressioni ad opera della criminalità organizzata piemontese. L’omicidio rimane ad opera di ignoti e, salvo improbabili dichiarazioni da parte dei cosiddetti pentiti, sarà destinato a rimanere tale.

6 febbraio 1999: l’omicidio di Michele Mariano

Il 6 febbraio 1999, il “cambista” Michele Mariano, residente a Saint Vincent via Conti Challand n 5, viene ucciso nel suo appartamento. Efferate le modalità del delitto:
dopo essere stato legato a letto e imbavagliato, alla vittima viene quasi staccata la testa con un grosso coltello e il corpo viene abbandonato dentro la vasca da bagno, in un lago di acqua e sangue. La pista seguita riguarda Regina Bosatra, una cittadina milanese che ha incassato assegni bancari di Michele Mariano. Gli approfonditi accertamenti su di lei e sui suoi complici non forniscono però indizi sufficienti.
Anche se la Squadra Mobile non considera legati i due omicidi, è molto probabile invece che facciano parte di un unico disegno criminoso. Sta di fatto che, in seguito all’uccisione di Michele Mariano, la maggioranza dei “prestasoldi” abbandona Saint Vincent, alcuni in maniera definitiva.

 


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