Si è completamente ribaltata la situazione processuale di Katerina Mathas. È infatti arrivato l’avviso di conclusione delle indagini. Le accuse nei suoi confronti sono due, alternative tra loro: concorso in omicidio volontario pluriaggravato o abbandono di minore conseguente la morte. La doppia accusa deriva dalle decisioni e motivazioni di primo e secondo grado che avevano visto prima condannare a 26 anni di carcere e poi assolvere Giovanni Antonio Rasero, il broker e amante della Mathas.
La vicenda, terribile, si svolse nella notte tra 15 e 16 aprile in un residence di Nervi: Alessandro Mathas, il figlio di Katerina, venne ucciso di botte. Aveva soli otto mesi. Gli inquirenti in un primo momento credettero alla mamma di Alessandro che accusò il suo compagno di quella notte, Rasero. Già però alla lettura della sentenza che vide l’assoluzione di Rasero, la giuria fece capire che si sarebbe dovuto indagare nuovamente sulla donna, troppo presto scagionata. Le motivazioni della sentenza confermarono quanto già era emerso. Non può, secondo la giuria, prevalere l’ipotesi di una «diretta» ed «esclusiva» responsabilità di Rasero vista la «mancanza di precisi e univoci indizi». Non solo, anche l’ipotesi di omicidio in corncorso «è una generica conclusione», «è francamente arduo», c’è scritto nelle motivazioni, « dare per scontato e quindi ritenere provato un concorso di persone nel reato». La conclusione è che «è assolutamente evidente che esistono seri indizi di reità nei confronti della Mathas», «Anzi, in considerazione di quanto è stato affermato a proposito della posizione di garanzia che un genitore assume nei confronti del proprio figlio, si può dire che la posizione indiziaria della Mathas assume una valenza ancora più pregnante».