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Omicidio di Giancarlo Siani: tutto da rifare?

Creato il 18 dicembre 2010 da Yourpluscommunication

Omicidio di Giancarlo Siani: tutto da rifare?Giacomo Cavalcanti, Viaggio nel silenzio imperfetto, Tullio Pironti editore

Riaprire alcuni dei casi più drammatici e sanguinari avvenuti nella Campania anni 80. Sembra essere questa la logica conseguenza scaturita dai fatti che Giacomo Cavalcanti (foto), capo della Nuova Famiglia a Fuorigrotta e condannato a 14 anni di carcere per aver commesso una serie di fatti di sangue, ha raccontato nel suo libro “Viaggio nel silenzio imperfetto” edito da Tullio Pironti. 58 anni, conosciuto nell’ambiente come “O’ poeta” non in omaggio al suo quasi omonimo autore del Duecento ma in virtù della sua passione per la scrittura e per i versi, Cavalcanti è stato ritenuto di recente, dal Tribunale del Riesame di Napoli, estraneo a fatti criminali dal 1990 e dunque riabilitato alla vita sociale.

Si tratta di un libro di storie verosimili, fantastiche, ma anche drammaticamente accadute. Questo è il fulcro di “Viaggio nel silenzio imperfetto” che dedica le prime nove pagine all’omicidio di Giancarlo Siani, il giornalista de “Il Mattino” ucciso il 23 settembre 1985 nel quartiere napoletano del Vomero. Giacomo Cavalcanti, durante la sua permanenza nel carcere avellinese di Bellizzi Irpino, ha raccolto la confessione di un suo compagno di cella, il quale si professa colpevole della morte del giovane cronista partenopeo, dichiarando che “Da quando ho ucciso Giancarlo non fumo più le Merit”. Un dettaglio non trascurabile, considerato che vicino al luogo del delitto furono ritrovati diversi mozziconi proprio della suddetta marca di sigarette, consumate nervosamente dai killer in attesa dell’arrivo della vittima.

Omicidio di Giancarlo Siani: tutto da rifare?
Giancarlo Siani, il giornalista de “Il Mattino” ucciso il 23 settembre 1985

Dichiarazioni che hanno indotto i pm Sergio Amato e Giuseppe Narducci ad aprire un nuovo fascicolo inerente all’omicidio Siani, per il quale Angelo Nuvoletta fu accusato di essere il mandante: fu lui, secondo i tre gradi di giudizio, a decretare la morte di Giancarlo Siani a seguito di un suo articolo che parlava del tradimento dei Nuvoletta nei confronti del boss emergente Valentino Gionta. Secondo invece le nuove rivelazioni, le motivazioni dell’assassinio sarebbero da ricercare nella volontà di impedire al giornalista di pubblicare un dossier sugli intrecci tra camorra e cooperative di ex detenuti che il clan Giuliano voleva trasferire da Napoli a Torre Annunziata.

Le rivelazioni contenute nel libro dell’ex detenuto non si limitano all’omicidio di Giancarlo Siani. Si profilano infatti nuovi scenari anche per quanto riguarda l’omicidio di Franco Imposimato e la vicenda dei mostri di Ponticelli. Il primo, attivo sindacalista di Maddaloni, fu ucciso la sera dell’11 ottobre 1983 mentre rientrava a casa dal lavoro insieme con la moglie, che si salvò per miracolo. Il suo omicidio fu voluto dalla Banda della Magliana, l’organizzazione malavitosa che aveva connivenze con Cosa Nostra e sulla quale Ferdinando Imposimato, giudice fratello della vittima, stava indagando. Diversa invece la versione fornita da Giacomo Cavalcanti: secondo quanto si apprende dalla lettura del libro, Luciano Liggio commissionò l’assassinio a Stefano Bontate, il quale però rifiutò e per questo, poco tempo dopo, fu ucciso.

Omicidio di Giancarlo Siani: tutto da rifare?
Franco Imposimato

In ultima analisi si fa riferimento anche al massacro delle due bambine – Barbara Sellini e Nunzia Munizzi, rispettivamente di sette e dieci anni – avvenuto la sera del 3 luglio 1983 nel canalone di Ponticelli (quartiere napoletano degradato): furono rapite, stuprate e carbonizzate. Nell’arco di due mesi furono arrestati i colpevoli: Ciro Imperante, Giuseppe La Rocca e Luigi Schiavo. Tre ragazzi dalla faccia pulita, insospettabili, ribattezzati “i mostri di Ponticelli”, ai quali si affianca la figura di Salvatore La Rocca, fratello di Giuseppe, reo di aver occultato i cadaveri delle piccole vittime. Anche in questo caso Cavalcanti fornisce una versione diversa, “scagionando” i tre ragazzi e accusando uno psicolabile della zona con precedenti di violenza carnale.

Giacomo Cavalcanti, che ammette di aver prodotto questo testo “non per vincere la solitudine o farvi compagnia ma per farvi sanguinare l’anima”, sarà presto sentito dai pm Sergio Amato e Giuseppe Narducci.

Marika Demaria

Fonte Narcomafie

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