20 MAGGIO – Da quando è stato fermato, Massimo Giuseppe Bossetti non ha mai smesso di professarsi innocente. Lo ha detto e lo ha ripetuto che lui con l’omicidio di Yara non c’entra niente e che adesso il mondo gli crolla addosso. Crolla tutta una famiglia, colpita duramente dall’esito del test del DNA che lo dice figlio naturale di Giuseppe Guerinoni e dall’accusa infamante che grava su di lui, quella di aver seviziato e ucciso una ragazza che era poco più che bambina. La famiglia di Yara invece attende la verità nel dolore da quattro anni fa, da quando la figlia di soli 13 anni venne ritrovata morta in un campo gelato a Chignolo d’Isola.
Un uomo apparentemente tranquillo, di certo riservato e dedito alla famiglia e al lavoro come muratore. Così viene descritto Massimo, in qualche breve accenno ai giornalisti, dalla sorella gemella Laura Letizia, che si dice disperata per quanto sta accadendo eppure convinta dell’estraneità del fratello ai fatti. La situazione però non è semplice come si potrebbe pensare. Se le tracce di DNA sulla biancheria di Yara sembrano inchiodarlo, è anche probabile che non siano possibili ulteriori accertamenti, poiché il materiale genetico rinvenuto sul corpo della ragazzina è già ora quasi del tutto degradato e quindi inutilizzabile. C’è poi chi si chiede come possa essere attendibile un test condotto su reperti esposti per mesi al freddo invernale e alle intemperie, mentre più attendibili sarebbero i residui di calcestruzzo trovati nei polmoni della vittima, segno che fu trascinata in un cantiere o che ebbe una colluttazione con qualche operaio. Ma i dubbi non finiscono qui. È vero che la sera di quel maledetto 26 novembre 2010, giorno della scomparsa di Yara, una cella telefonica di Brembate agganciò il segnale del cellulare di Bossetti, ma quella stessa cella copre anche Mapello dove l’uomo vive, quindi non é una prova determinante per risolvere i molti enigmi che circondano il caso.
Per mesi e mesi si è tentato di dare un volto a quel misterioso uomo «Ignoto 1» che ha lasciato le sue tracce genetiche sul corpo di Yara, dopo aver tentato di stuprarla e averla accoltellata. Ora che due test del DNA non sembrano lasciare dubbi sul fatto che quell’uomo sia Massimo Bossetti, interviene la madre di quest’ultimo per smentire categoricamente anche il test che condanna l’uomo ad essere un figlio naturale. «La scienza sbaglia, Massimo è figlio di mio marito» ha riferito la signora Arzuffi al Corriere della Sera. Ma il PM Letizia Ruggeri oggi, in conferenza stampa, ha a sua volta sconfessato la donna. Come ricorda il magistrato: «Damiano Guerinoni –il frequentatore della discoteca vicina al luogo del delitto, sottoposto come molti altri avventori al test del DNA NdR- aveva il tratto y che coincideva con il DNA trovato sulle mutandine della bambina. Scorrendo l’albero genealogico della famiglia non riuscivamo a trovare a chi appartenesse. Abbiamo ripercorso l’albero genealogico fino al 1815». Il comandante dei Ros Mario Parente ha evidenziato la difficoltà delle indagini. «Abbiamo provato un forte senso di frustrazione quando si è capito che si trattava di un figlio illegittimo -ha detto- Poi però abbiamo individuato una rosa di 532 donne che potevano essere entrate in contatto con l’autista di autobus. Tra queste c’era anche Ester Arzuffi, la madre del Bossetti». Nel frattempo gli investigatori hanno fatto sapere che il fratello minore della Yara Gambirasio aveva ricordato, nel luglio del 2012, un particolare significativo per le indagini. La ragazza gli aveva confidato di temere la presenza di un uomo che, quando lei andava in palestra, rallentava mentre passava in auto al suo fianco e la guardava male. Yara gli aveva raccontato che questa persona aveva «una barbettina come fosse appena tagliata e una macchina grigia lunga». Dettagli che potrebbero far pensare proprio al pizzetto e all’autovettura di Bossetti.Solo un ulteriore approfondimento delle indagini permetterà di capire se tutti i pezzi del puzzle sono finalmente stati collocati al loro posto e se Massimo Giuseppe Bossetti menta oppure no. Per ora, la storia di Yara resta purtroppo una delle tante vicende sospese tra la verità ed il dubbio.
Silvia Dal Maso
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