Questa ricetta è già tra le pagine del blog ma la ripubblico perché:
a) Mi è stata richiesta. Da una persona evidentemente troppo pigra o che non ama abbastanza le sciocchezze che scrivo per andare a cercarla nel blog (e del resto chi potrebbe biasimarla);
b) Perché nonostante quanto malignamente insinuato nel punto a) io le voglio bene da morire e so che lei ne vuole a me;
c) Perché il post originale è di tale infinita tristezza che preferisco “censurare”.
Il post in questione è stato scritto giusto un anno fa, dopo una breve ma significativa permanenza “nell’incantato borgo” in cui ora vivo. All’epoca non avevo idea che mi sarei trasferita qui e nemmeno immaginavo che quel vago pianto d’amore alimentato più che altro dalla fervida fantasia crepuscolare e malinconica che non trattengo mai abbastanza quando scrivo avrebbe avuto motivo di trasformarsi in un pianto d’amore vero e proprio nella realtà. Realtà sempre meno poetica e più beffarda della letteratura. Leggi brevemente e senza tanti giri di parole: separazione e ritorno alla giungla della vita da single.
Perdi più in un borgo di cento anime.
Non so se scrivo sguazzando tra le onde della malinconia e dei sentimenti più struggenti per una questione di puro sadismo nei confronti dei miei pochi lettori o se sia piuttosto la compensazione al mio irriverente atteggiamento nella vita vera, dove mi concedo un uso smodato di ironia e cattivi pensieri e ed ampie boccate di denso cinismo.
Sono bipolare? Disturbata semplice? Una mente sconvolta dai fumi del forno?
Mah, sarà che quando scrivo mi piace piangere e quando vivo mi piace ridere.
Mi spiace che a volte mi prendiate un po’ troppo sul serio, io lo faccio con estrema circospezione perché c’è poco da fidarsi di me. E infatti più di tutto mi piace confondere ed anche approfittare dell’immaginazione di chi mi vede come la reincarnazione di Vianne di “Chocolat” o come una femme fatale (sul serio?).
Ma sarà certo perché sono una donna assolutamente irresistibile che ho moltissimi spasimanti.
E dunque la ricetta: omini di pan di zenzero. E’ quasi Natale dopotutto, mi sembra la ricetta giusta.
Omini, omini, omini, per quanto impegnativo impastarli frequentarli è assai peggio.
Persino per una Juliette Binoche come me!
Allora, setacciate farina e spezie, le spezie sono la parte più importante e la miscela è il vero incantesimo della ricetta. Senza incantesimo che gusto c’è?
Un buon modo per lanciare incantesimi è con uno sguardo profondo ed invitante, ovviamente. Si lancia, si accoglie, si risponde. Via così. Finché non si raggiunga l’obbiettivo di vederlo (Lui, la preda) aggirarsi come una falena di vicolo in vicolo in cerca di voi. Vi trova…ma avete altro da fare. Vi ritrova….ma avete solo un momento.
Passano i giorni a struggersi nella fantasia e nel desiderio e sembrate svanite nel nulla. Poi di nuovo lo squillo di uno sguardo,inaspettato, una lama all’improvviso.
E finalmente l’approccio: un caffè, l’emozione e…….
Lavorate il burro a crema, a lungo. No, date retta, lasciate perdere quell’omino lì e lavorate il burro. Con lo zucchero a velo. A lungo, ho detto, non fate cose sbrigative.
Insomma, se ci ha messo sei mesi a trovare l’occasione, il coraggio ed il pretesto perché non si è preparato due minchiate decenti da dire???? Giusto così, per dare un po’ di verve alla cosa o anche solo evitare l’imbarazzante stallo. Che non abbia davvero niente da dire?
Che noia…avete montato ‘sto burro? Dai, ancora un po’, deve essere proprio soffice, soffice.
Uno scambio ardito di messaggi e L. si è invaghito di me al punto da volermi conoscere.
Subito, ti prego.
Anzi prima.
Certo con le parole ho fascino, che vi devo dire.
Solo che poi a L. gli viene in mente che la moglie non la prenderebbe tanto bene.
Come non averci pensato prima, che distratto!
“ Scusa, scusa, scusa….”
“Figurati.”
In un estremo messaggio postumo e tardivo, un rigurgito di desiderio vagante come una mina, mi scrive che non riesce a dimenticarmi. Non mi ha nemmeno mai conosciuta!
M. invece si invaghisce di più infatti mi vuole come fidanzata.
Subito, anzi prima.
Fidanzata mi sembra troppo, dico, non potremmo prima conoscerci un po’ meglio?
“Ma io ti conosco da sempre! “
Sempre è tantissimo e si sa, raramente l’amore dura per sempre. Nel nostro caso dopo tre giorni è già finito. Io non ho neanche capito bene com’è andata perché stavo prestando attenzione ai biscotti nel forno.
Oh, beh.
Ora versate a filo il miele sul composto di burro continuando a montare.
Il miele è il segreto numero due di questa ricetta. Senza non sarebbe la stessa. Senza un po’ di miele……che omino è?
Ma con troppo miele, mioddio, ma quanto è dolce R.? Perché è così dolce? Gli uomini troppo dolci mi insospettiscono. Tutti mi insospettiscono ma quelli così dolci…..lo sapete anche voi cos’è che non va, no? Beh, in questo blog è CENSORED ma potete far uso dell’esperienza o dell’immaginazione. E cinicamente passo oltre il cadavere.
Ora aggiungete l’uovo.
“Non fai nessuna fatica ad essere cinica” mi dice S. ridendo
“No certo che no. “
“Sei bella.”
“Si si. “
“Dai, dico davvero.”
“Si si.”
“Davvero! E sei una donna intelligente, hai un gran cervello.”
Per questo mi racconta centomilioni di balle? Per vedere se le scopro tutte?
Ma sono troppo cinica. E peggioro con il tempo.
Dunque ora bisogna unire poco a poco la farina miscelata con le spezie, il lievito ed il bicarbonato ed ottenere un impasto omogeneo. Molle.
Molle l’impasto ma……un omino molle via, scartato subito.
Duro, meglio duro. Resistente. Affidabile sarebbe auspicabile, so che esiste in natura ma è raro imbattersi nel suddetto esemplare. Divertente almeno. Ah, rarissimissimo!
L’impasto è molle quindi fatelo riprendere in frigorifero a meno che non viviate, come me, in un antro gelido ed allora continuate pure, stendete la pasta senza lavorarla troppo con le mani.
Smettetela di ridacchiare e fare associazione d’idee indecenti con “molle”, “duro” e “lavorare con le mani”, ritagliate invece i biscotti con l’apposito taglia biscotti a forma di omino e conservate in frigo mentre il forno raggiunge la temperatura di 180°.
Conosco un tale che mi fa raggiungere la temperatura di 180° in dieci secondi netti, anche meno. Di rabbia bollente.
Il suo obiettivo non è sedurmi ma indurmi a sedurlo. Quando vorrebbe qualcosa da me non la chiede: ci gira intorno. La insinua. Butta lì. Quando crede di avermi irretito gongola, quando sfuggo si innervosisce, per riprendermi utilizza scuse inverosimili. Provoca ma non affonda. Aspetta. E spera!!!!!
Nessuno gli ha ancora spiegato con chiarezza che il mondo non gira intorno a lui e non se ne fa convinto.
Uno di questi giorni gli do una padellata in testa e glielo spiego io.
Io, che sono cinica e bastarda, affascinante femme fatale o piuttosto una povera neo-single persa nella giungla.
Ma insomma, cuocete queste omini per una mezz’ora circa. E poi decorateli con la glassa.
Buon divertimento.
Io vado.
Ho un invito a pranzo. Con….come si chiama….?
Baci a tutti da Pamirilla, presunta Vianne-Binoche e per un giorno Carrie-Sex and the city
Post scrittum: cara Patty, ecco la ricetta che mi hai chiesto. Grazie per il consiglio di lasciar perdere gli uomini. Lo so che è molto saggio. Più di me!
tvb
Ingredienti per circa 25/30 biscotti
115g. di zucchero muscovado
140g. di burro
un uovo grande
80g di miele d’acacia
Spezie: 3 cucchiaini di zenzero, 2 di cannella, 1 di noce moscata, 1 di chiodi di garofano
O secondo il gusto
1 cucchiaino di lievito per dolci
1 cucchiaio di bicarbonato di sodio
Montate il burro a crema con lo zucchero. Aggiungete il miele e filo continuando a montare a bassa velocità ed amalgamate infine l’uovo creando un impasto molto omogeneo. Mescolate infine la farina setacciata con le spezie ed i lieviti. Fate rassodare l’impasto nel frigorifero poi stendete la pasta e ritagliate i biscotti. Riassemblando i ritagli evitate di impastare troppo per non danneggiare la pasta.
Per la glassa
Un albume
125g di zucchero a velo
Un cucchiaino di limone
Montare le chiare e come spumano aggiungere lo zucchero a velo in tre volte ed il succo di limone.
Con un albume viene più glassa di quanta necessaria per la quantità di biscotti indicata in ricetta d’altro canto è impossibile montare meno di un albume. La glassa ben coperta o nella sac a poche chiusa si conserva in frigo per due, tre giorni.