Le tre opere di Omnibus sono molto diverse fra loro, in particolare per le tecniche di realizzazione. Le storie traggono spunto da vicende di vita reale e personaggi esistiti, ai quali si affiancano alcuni aspetti modificati in avventura o in poesia; sfruttano episodi autobiografici o di fiction, si ispirano a soggetti di cortometraggi e/o lungometraggi.
Omnibus si apre con i sei racconti racchiusi sotto il titolo Esterno Notte.
In questi lividi racconti, come annunciato dall’autore nelle pagine introduttive del volume, è utilizzata una tecnica a olio con l’uso di particolari supporti rigidi e preparazioni per l’ottenimento di alcuni effetti di luce; inoltre, sovrapponendo strati di carta trasparente per la raffigurazione dei volti e delle figure umane, il disegno assume un aspetto molto duro. I paesaggi e le ambientazioni appaiono così molto curati; le figure umane, invece, ritagliate, sembrano fuori posto, spesso i personaggi hanno diverse facce, espressioni sovrapposte. È così che l’autore fa vivere la sua sensazione che il mondo e gli uomini siano fatti di due sostanze differenti.
È forse in questi racconti che si avverte maggiormente l’affinità poetica con Andrea Pazienza del quale Gipi ha avuto essere la possibilità di essere allievo, seppur per un breve periodo (e del quale viene spesso indicato come erede).
È profondo il rapporto di Gipi con i genitori, segnato dal suo specifico percorso biografico e socio-educativo. Nel romanzo S. torna il fumetto a colori e Gipi, sebbene su un contesto doloroso fatto di continui flashback e flashforward, narra con accenti poetici e toccanti il rapporto con il padre. La madre compare sempre come la fidanzata di S., un omaggio dell’autore al loro amore che è stato quello di due eterni fidanzati.
Quando nel 1994 Gipi iniziò a realizzare fumetti di satira politica, capì presto che non stava facendo la cosa giusta, né onesta. Fino ad allora si era sempre ritenuto un qualunquista poco attento alle vicende non attinenti al suo privato. Riteneva di percepire un sentore di società ingiusta, ma non aveva una sua idea di ‘bene’ da proporre. Pertanto, con La mia vita disegnata male, decise di raccontare attraverso una sua grottesca autobiografia quanta responsabilità sociopolitica ci fosse anche nei destini dei giovani con cui era cresciuto e di quelli di cui essi si fanno simbolo. Di questo romanzo il «Wall Street Journal» ha scritto «Gipi non ha eguali nella raffigurazione delle pose della svogliatezza dell’adolescenza». All’interno di questo romanzo sono furbescamente inserite delle tavole a colori di storie piratesche perché, come sostenuto scherzosamente da Gipi, «all’interno di un romanzo disegnato male, volevo ancor far presente a me stesso e agli altri che ancora un pochino so disegnare».
Claudio Mundo
Gipi, Omnibus. Esterno notte, S., La mia vita disegnata male, Cocoino Press, 376 pp., € 11,90.
Qui un’intervista a Gipi:
E qui Gipi alle Invasioni barbariche:
http://www.la7.it/invasionibarbariche/pvideo-stream?id=i340039