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Omofobi e vedovofobi

Creato il 15 febbraio 2016 da Albertocapece

 Anna Lombroso per il Simplicissimus

Alta, sottile, in lutto, dolore maestoso, una donna passò…. Non solo Baudelaire è stato incantato dall’incontro fuggevole e già mancato con una vedova. La letteratura ne è piena: quella povera e senza difesa di Cecov,  c’è Giocasta, c’è quella scaltra di Goldoni, ci sono quelle che si consacrano a Cristo attraverso un ritorno alla condizione verginale, ci sono quelle di uomini illustri che, dimentiche di corna e umiliazioni, ne curano con appagata dedizione la memoria imperitura e i diritti d’autore, quelle di boss della malavita che proseguono – ultimamente ne sono state arrestate alcune – con dinamismo e efficienza l’attività familiare, ci sono quelle dei grandi ricchi, dei banchieri, dei boiardi di stato, dei despoti, di solito particolarmente parsimoniose e oculate, che quei quattrini ereditati se li sono sudati di fianco a uomini a un tempo assenti e tirannici.

Beh potete star sicuri che a quelle, ancorché contagiate dall’indole all’accumulazione del consorte, poco importa e poco importerà delle nuove regole in materia di reversibilità della pensione che trattano un diritto acquisito, quello a usufruire di quanto è stato versato in forma di salario differito, come fosse una elargizione che lo Stato, attraverso gli enti pensionistici, è costretto a distribuire ai coniugi sopravvissuti e evidentemente parassitari. E che, sarebbe bene ricordarlo al ministro Poletti, sono già collegate al reddito: addirittura dimezzate per quel coniuge superstite che abbia un cespite proprio, in una percentuale proporzionale alla quantità di reddito.

Importa e importerà molto invece alle generazioni di donne di oggi, spesso espulse dal mondo del lavoro o che sono costrette a scegliere tra carriera professionale e attività domestica in sostituzione di servizi che non ci sono più o non ci sono mai stati, oppure sono a pagamento. O a quelle coppie che di fronte all’alternativa: lavora lui o lavora lei, hanno di fonte una opzione obbligata, visto che viviamo in un paese dove più profondo e iniquo è il divario tra i salari degli uomini e delle donne, a parità di incarico.

Certo sembra quasi paradossale che ci si preoccupi così tanto se la pensione per tutti è sempre più lontana, sempre più aleatoria, è sempre più svalutata. Ma se questo è l’impero delle disuguaglianze lo è talmente che anche al loro interno vige un supplemento di iniquità  in più, un carico di ingiustizia in più a carico delle donne o comunque dei soggetti più deboli della coppia, donne e uomini anziani, provati da un’esistenza frustrante e di rinunce.

È perfino banale dire che tutto questo non avviene per caso, che rientra nel disegno di smantellamento dello stato sociale, in modo che tutto quello che è diritto, conquista legittima, investimento personale e collettivo, bene comune, doventi arbitraria e esigua concessione discrezionale. È perfino banale dire che corrisponde all’esigenza di alimentare quel mercato farlocco di assicurazioni e fondi spesso inventati dalle aziende stesse per sfruttare due volte in una spirale perversa i propri dipendenti. È perfino banale dire che si tratta del corollario alle riforme pensionistiche fondate sul sistema contributivo e destinate a consolidare una previdenza interamente privata. E’ perfino banale dire che tutto questo incrementerà precariato, opacità, evasione, corruzione, clientelismo perché ciascuno si sentirà autorizzato a diventare un artista dell’arrangiarsi per difendere il miraggio di una vecchiaia protetta con la consegna alla speculazione.

Ma c’è qualcosa di più in questa coazione a ripetere misfatti contro il popolo, a dissanguare i già stremati, c’è qualcosa di più nel codardo intento di colpire i più deboli ed esposti. C’è un test della nostra resistenza al sopruso per vedere fino a dove si può arrivare con la cancellazione di partecipazione, con la beffa alla costituzione, con l’abbattimento della democrazia. C’è l’aspirazione a ubbidire con appassionata abnegazione ai comandi dei golpisti europei e sovranazionali per erodere con il lavoro, i diritti, lo stato sociale, qualsiasi forma di critica, di opposizione, di autonomia, per ridurvi in servitù, preoccupati come sorcetti in gabbia di correre su e giù per scalette impervie dei mutui, delle bollette, delle ingiunzioni di Equitalia, delle rate.

Il Moccia del marxismo ha voluto dare una spiegazione in più di questa nuova oscenità, peraltro anticipata in passato da Renzi, la cui mamma, in caso di vedovanza, non avrà di che preoccuparsi, viste le performance arditamente remunerative del marito. Nell’indicare un referendum popolare come soluzione nel confronto tra chi è pro e chi è contro il ddl Cirinnà, dimenticando che in Italia si tratta unicamente di un istituto abrogativo, il criptosalviniano e esplicitamente omofobo  zerbinotto della filosofia ci consegna una sua acrobatica decodificazione aberrante del paventato provvedimento. Il governo vuole legittimare le unioni civili per rendere improrogabile il taglio delle reversibilità: nell’impossibilità, a suo dire, di “concederle” a tutti, omosessuali compresi, le si tolgono a tutti.

Beh è chiaro che il pregiudizio annebbia anche le menti più rotte agli equilibrismi e agli artifici. E non solo perchè i lavoratori gay contribuiscono  con le proprie tasse e contributi  mantenere il sistema previdenziale, comprese quelle reversibilità delle quali non hanno mai potuto usufruire in prima persona. Ma perché è semmai e scopertamente vero il contrario: si estrae dal cappello del prestigiatore dei malefici l’inesorabilità necessità di tagliare le reversibilità, proprio ora che i lavoratori omosessuali che hanno pagato i contributi necessari potrebbero tutelare i loro compagni, per persuadere anche chi non nutre preconcetti, che la conquista dei diritti per gli uni, ne sottrae agli altri.

Il gioco è sempre lo stesso: alimentare l’inimicizia, rompere patti generazionali, metterci gli uni contro gli altri, incrementare i pregiudizi per determinare rancore, risentimento, invidia, odio e paura. nei confronti di chi si vuole appaia come diverso e dunque ostile, contro chi è più debole, in modo che la sua sopraffazione regali una effimera percezione di superiorità. Eppure dovrebbe essere altrimenti, la collera, l’ostilità la dobbiamo indirizzare contro chi ci ha portato ad affondare in questa miserabile barbarie.


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