Omofobia: il pasticcio del sub-emendamento che rischia di legalizzarla invece che arginarla.

Creato il 21 settembre 2013 da Cristiana

Non è facile tirare le fila di quanto è accaduto al cammino della legge contro l’omofobia, cammino che, lo ricordo, non è ancora concluso e che ora passa al Senato dove speriamo la legge possa migliorare.

Ho detto spesso che avevamo bisogno di una buona legge, dove per buona legge intendo una legge che comprenda interventi culturali e nelle scuole (prevenzione) prima ancora che aggravanti penali (punizione).

In poche parole, io oggi considero molto più pericolosa l’istigazione al suicidio che scaturisce da un tessuto culturale profondamente omofobo e di sicuro i numeri dei morti per omofobia, in Italia, sono ascrivibili molto più ai suicidi che agli omicidi.

Questo NON significa che una legge non serve, come qualcuno dice quando cerco di affrontare il tema in modo complesso e non semplicistico: l’estensione in toto della legge Mancino rappresentava e rappresenta comunque un simbolo che doveva sancire per la prima volta la nostra esistenza. Ricordo a chi non lo sapesse che l’Italia malgrado tutto non ha mai avuto leggi “contro” i gay come invece accadeva negli USA o in UK (e accade in molti paesi africani anche cattolici). Questo non è accaduto perché in epoca fascista Mussolini pensava che legiferare contro i gay significava ammettere che ce ne fossero tra gli italiani (insomma la peggiore omofobia ci ha parzialmente salvato dalla persecuzione di Stato, lasciandoci quella culturale).

E ancora: la violenza generica rientra già nei reati penali e la pena non è un deterrente per impedirla. Non credo che “aggravare” la pena serva ad impedire un reato che ha radici nell’odio. Si impedisce davvero la violenza omofoba (come quella contro le donne ad esempio) solo se si ricostruisce un paese civile, solo se si demolisce l’impianto patriarcale secondo cui il maschio detiene il potere sulla donna, principio da cui discende che una lesbica può essere guarita incontrando il “vero maschio” (all’estremo c’è lo stupro correttivo) o il maschio gay tradisce la “virilità”  (e quindi all’estremo può essere pestato ed umiliato). Se non si coglie questo profondo passaggio culturale a mio avviso si guarda la toppa per tappare il buco e non si fa nulla per non creare quel buco.

Lo ripeto: non sto dicendo che non abbiamo bisogno della Legge Mancino o che la Mancino vada abolita per tutti: non voglio però che la Mancino rappresenti un alibi di Stato per non spendere risorse umane ed economiche nella prevenzione che è molto più difficile e che certamente può abitare solo in un Paese più stabile politicamente e con una classe dirigente che abbia una visione lunga e non la necessità di fare cose di impatto mediatico, ma che portano scarsi risultati in profondità.

Veniamo al tema cattolico. Non mi stupisce affatto che i cattolici (parlo dei cosiddetti cattolici in politica, non dei cattolici che non fanno della loro religione un fattore politico) concordino sull’aggravante in caso di violenza. Non fanno altro che seguire il Catechismo secondo cui i gay sono fratelli da amare e compatire in quanto portatori di una malattia (qui il catechismo va in cortocircuito: si chiede ai gay di professare l’astinenza, cioè di non praticare una malattia, come se si chiedesse ad un paralitico di camminare a dimostrazione che nemmeno loro pensano davvero che sia una malattia, ma non sanno come uscirne).

Quindi dal loro punto di vista come non si pesta un uomo sulla sedia a rotelle, non si deve pestare nemmeno un povero gay. Insomma il principio che li anima è la pietà cristiana, certo non altro. E non apprezzerei le loro aperture in questo senso, trattandosi non di un principio sano, piuttosto di un principio alquanto malsano.

Altra questione che negli anni scorsi ho sollevato spesso è che senza una definizione di omofobia tutto diventa opinabile. Omofobia è l’avversione per gli omosessuali? E’ affermare che sono malati? Che sono contro natura? Per me lo è anche dire che non posso crescere un figlio o sposarmi con la mia compagna, per dire. E qui viene il pasticcio del subemendamento Gitti.

Lo riporto per intero.

Ai sensi della presente legge, non costituiscono discriminazione, né istigazione alla discriminazione, la libera espressione e manifestazione di convincimenti od opinioni riconducibili al pluralismo delle idee, purché non istighino all’odio o alla violenza, né le condotte conformi al diritto vigente” INIZIA DA QUI SUBEMENDAMENTO “ovvero assunte all’interno di organizzazioni che svolgono attività di natura politica, sindacale, culturale, sanitaria, di istruzione ovvero di religione o di culto, relative all’attuazione dei principi e dei valori di rilevanza costituzionale che connotano tali organizzazioni” 

Voglio fare degli esempi concreti.

Se io sono un prete e dal pulpito dico che i gay sono malati, affermo qualcosa che viene “assunto all’interno della mia organizzazione di natura religiosa”. Posso dirlo.

Poi se uno esce e dà un pugno ad un gay che è “malato” non è istigazione alla violenza? O peggio se poi tutto il paese tratta il gay di turno come un povero appestato e quello si butta giù dal terrazzo, come la mettiamo?

Se sono un medico, posso anche dire di poterli guarire dalla loro omosessualità nella mia clinica privata e forse posso anche decidere che non possono donare il sangue nel mio ospedale. Non sto diffondendo omofobia? Non sto istigando alla violenza descrivendoli come degli appestati sociali?

Vogliamo davvero pensare che l’istigazione alla violenza sia solo dire: “ammazzate quel frocio!” ?

La mia impressione è che quell’emendamento non solo inficia la legge e rende ancora più opinabile e fumoso il termine “omofobia”, ma rischia di essere una nicchia all’interno della quale l’omofobia può proliferare serena, una specie di legalizzazione dell’omofobia.

E’ vero che l’ultima frase cita a protezione “i principi e i valori di rilevanza costituzionale”, ma se non si è data una definizione di omofobia fino ad oggi, al di fuori della legge, non c’è alcun riferimento che possa impedire i casi concreti succitati prima, altrimenti se fossero stati anticostituzionali essi sarebbero stati arginati già prima di tutta questa discussione.

Quindi come è accaduto fino ad oggi un prete può dire che un gay e malato e prendere i soldi dell’otto per mille dalle tasse di stato o un medico sostenere di poter guarire i gay senza incorrere in alcuna sanzione, la differenza è che con questa legge (se restasse così) non solo può continuare comodamente a farlo, ma la legge glielo consente.

Insomma se prima la legge non diceva nulla oggi la legge (se non cambia l’impostazione al Senato) afferma che può farlo liberamente.

Una legge che doveva servire a sradicare l’omofobia – in una certa forma e se al senato non viene modificata – rischia di legalizzare l’omofobia.


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