di Renato Pierri. Il Presidente della Repubblica, in un messaggio inviato dal segretario generale, Donato Marra, al congresso di Arcigay, ha espresso preoccupazione «per il persistere d’intollerabili atteggiamenti omofobi che ledono i diritti e la dignità della persona e ai quali bisogna opporre un fermo rifiuto». Nel messaggio, inviato a Marco Coppola, della segreteria nazionale di Arcigay, si legge: «Il Presidente della Repubblica rivolge il suo augurio di buon lavoro all’Assise, auspicando che da essa possano scaturire elementi utili e significativi per riaffermare la centralità del principio di uguaglianza sancito dalla nostraCostituzione e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea contro ogni discriminazione inerente alla identità sessuale».
Speriamo che un messaggio analogo giunga al congresso di Arcigay, da parte di qualche vescovo, magari con l’annuncio della decisione da parte di Benedetto XVI della cancellazione dal Catechismo della Chiesa cattolica del termine “omosessualità”, e segnatamente degli articoli 2357, 2358 e 2359, dove si ha il piacere di leggere: “Appoggiandosi alla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati… In nessun caso possono essere approvati (2357). “Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali innate… costoro… devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza” (2358)”. Quanta generosità e gentilezza! E al 2359: “Le persone omosessuali sono chiamate alla castità”. Castità che non sarebbe quella degli sposi, né dei fidanzati, ma quella, tanto per fare un esempio, delle monache: nessun rapporto con la persona amata. La cosa divertente è che si legge anche: “A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione” (2358). Più di così?
Featured image, foto del letterato ungherese Karl-Maria Kertbeny (1824-1882) che creò il termine “omosessualità”.
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