Magazine Diario personale

On the bookshelf – La briscola in cinque – Marco Malvaldi

Da Iomemestessa

Prendete un luogo di fantasia, Pineta.

Quattro vecchietti saccenti e pettegoli, un barista (o barrista, come direbbe lui) nipote di uno dei quattro, seduti ai tavolini del bar, un commissario inadeguato, una ragazza trovata morta in un cassonetto. Aggiungete abbondante vernacolo toscano.

Il libro di Malvaldi (questo, ma anche i successivi) è in fondo tutto lì. La sensazione è che l’autore voglia soprattutto raccontare squarci di realtà, in forma a volte ironica, a volte ridicola. Il risultato qualche volta è esilarante, altre vagamente eccessivo.

Come il vernacolo toscano, il cui uso, a volte, sembra un po’ eccessivo a discapito della scorrevolezza dell’insieme.

L’intreccio giallo è abbastanza inconsistente, con un finale tirato via e una scarsa introspezione psicologica dei personaggi.

L’omicidio sembra quasi un diversivo su cui fare interagire i personaggi.

Un libro che consigliare sarebbe eccessivo, e sconsigliare pure. Son quei libri che stanno nel limbo, quei libri che leggi, che vanno via veloci, e che ti lasciano poco.

Non un buon libro, dunque, ma neppure un pessimo romanza. Accostarlo però a Camilleri, o a Manzini pare fuori luogo.

Sia per qualità della trama che per la scrittura che risulta più faticosa e contorta. E che soffre un po’ di questo bisogno di far ridere a tutti i costi e di buttarla continuamente in caciara.

La briscola in cinque

Tutto questo, naturalmente, per il venerdì del libro


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