Ci sono molti tipi di libri. Alcuni sono francamente brutti, altri si lasciano leggere (ma non ci sogneremmo mai di rileggerli), altri ancora ti portano via con loro, in un’altra dimensione di tempo e di spazio.
La casa degli spiriti appartiene a quest’ultima categoria.
È una storia, qualunque cosa questo significhi. Una storia che attraversa generazioni. Una storia che parla di amore, di morte, di differenze sociali.
Una storia di violenza. Come violento sa essere certo mondo sudamericano. Una storia di amore e passione. Che violenza, amore, morte e passione sono parte fondante di quel mondo. E si intersecano, in un continuum che affascina, ipnoticamente.
È una storia di donne. Donne appassionate. E coraggiose. Spesso sopraffatte dalla violenza e dalla prevaricazione maschile, ma pur tuttavia mai dome.
È una storia di personaggi stravaganti, al limite dell’esoterico, e pure assolutamente reali.
È una storia di politica, di ideali, di coraggio nel perseguirli.
È una storia di cui non intendo narrare la trama. Per chi volesse conoscerla, non sarà difficile rintracciarla in rete, per chi non avesse letto il libro, il consiglio è di limitarsi alla quarta di copertina, che la trama, questa volta, è parte integrante e fondante del libro.
Con l’augurio, a tutte, di essere eteree, ma salde, come Clara, sensuali e ribelli, come Blanca, appassionate, come Alba.
Con D’amore e ombra senz’altro il miglior romanzo della Allende che, in altre prove mi ha convinto meno assai.
Il post partecipa come sempre al venerdì del libro