On the bookshelf – Senza famiglia – Hector Malot

Da Iomemestessa

Oggi si parla di un libro cui, probabilmente, non avrei pensato. E tra l’altro, questo venerdì, il venerdì del libro non era neppure in previsione.

Ma complice il post qui sotto, dove si fa un po’ di allegra gazzarra su un vecchio anime giapponese, e l’idea della ‘povna, di fare una pubblicazione ‘di coppia’, questa settimana si parla di ‘Senza famiglia’, qui, e di ‘In famiglia’, a casa della ‘povna.

Due romanzi per ragazzi (ma anche per chi ha qualche anno in più) che in Italia hanno goduto di fama minore rispetto ad altre opere più o meno coeve. E che la maggior parte della popolarità l’hanno tratta dall’adattamento in forma anime giapponese. Adattamento, sia detto en passant, che, a mio vedere favorisce decisamente la vicenda di Perrine (‘In famiglia’) rispetto a quella di Remì (‘Senza famiglia’).

I due romanzi potrebbero agevolmente scambiarsi il titolo, perchè per larga parte, il percorso di Perrine e quello di Remì, coincidono. Soprattutto per quel che attiene al viaggio. E alla strada. E agli incontri che ne scaturiscono. Anche se il ritorno alla famiglia di Remi, a ben vedere, si compie essenzialmente ‘nel’ viaggio. Mentre il  ritorno alla famiglia di Perrine è essenzialmente fondato sull’accettazione.

D’altronde, rientra in quell’amplissima serie di ‘romanzi di formazione’ che hanno costituito la (solida) base della letteratura per ragazzi su cui, e non è solo gioco di parole, molti di noi si sono, davvero, formati.

Detto ciò, si tratta di romanzo assolutamente notevole. E ben scritto. Soprattutto grazie a Malot, e alla sua originalità nell’intendere il concetto.

E’ un romanzo in cammino, letteralmente. Che porta Remì, ormai unitosi alla compagnia girovaga di Vitali, in ogni angolo di Francia.

E’ un romanzo sull’amore. Soprattutto quello materno. E penso alla signora Milligan (madre a lungo agognata e cercata) ma anche e soprattutto alla signora Barberin. Una delle pochissime figure di madre adottiva che esprimano amore a tutto tondo (e in un romanzo di fine ‘800 non è proprio usualissimo, di qui l’originalità di cui sopra)

E’ un romanzo sulla dignità. Quella di Vitali. Che è in fondo l’unica vera figura paterna del libro (e anche qui, paternità surrogata che si sacrifica per il figlio-non figlio, e di nuovo l’originalità di Malot). Che sceglie una vita girovaga per non sottostare ai lacci e lacciuoli di una società che disprezza. Che è l’unica figura maschile positiva del romanzo (eccezion fatta per Mattia, che però è ragazzo ed è su altro piano).

E’ un romanzo sulla povertà, sul lavoro minorile, sulla vita durissima dei minatori.

E’ un romanzo sulla crudeltà degli adulti. E le similitudini tra Garofoli e Fagin, si sprecano.

E’ un romanzo sull’amicizia, che tutto vince e sconfigge. Sull’amicizia, che protegge. E il rapporto tra remi e Mattia diventa privilegio raro

Nelle edizioni italiane, spesso, Remì diventa Remigio, licenza di cui si potrebbe, onestamente, fare a meno.

Un bel libro, per bambini, ragazzi e non.

Questo post, che fa parte di un tandem con la ‘povna, partecipa al venerdì del libro di homemademamma


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