Per più di duecentocinquanta anni, fra il 1607 e il 1865, i vampiri hanno popolato le ombre degli Stati Uniti d'America. Pochi umani credevano alla loro esistenza. Abramo Lincoln è stato tra i più zelanti cacciatori di vampiri del suo tempo, e di questa lotta ha tenuto per tutta la vita un diario segreto. Le dicerie sull'esistenza del diario appassionano da tempo gli storici e i biografi di Lincoln. I più ritengono che si tratti di una leggenda. Si tratta in realtà del romanzo "La leggenda del cacciatore di vampiri" (Il diario segreto del presidente) di Seth Grahame-Smith. già autore considerato di culto grazie al fortunatissimo "Orgoglio e pregiudizio e zombie" con il quale aveva riscritto il classico di Jane Austen in chiave splatter. Ma non è di questo che avevo intenzione di parlare oggi.
L'argomento di oggi (e ringrazio Niels Petersen di Magia Posthuma per avermelo ispirato) potrebbe sembrare uno dei miei soliti tentativi di trovare del mistero laddove non c'è davvero nulla di misterioso. Probabilmente è così. Anzi certamente è così. Quando avrete sarete arrivati al termine del post non potrete fare a meno di chiedervi se sono impazzito o cosa. Non sono impazzito, mi sto solo divertendo a costruire castelli. D'altra parte come non restare affascinati da un vecchio manoscritto risalente a tre secoli fa nel quale sono presenti parole che appaiono essere completamente fuori luogo se si pensa a chi si dice le abbia scritte? Cosa c'entrano alcuni passi della Bibbia con un semisconosciuto matematico inglese? Perché un foglio manoscritto, un singolo foglio, appare in vendita sul sito di una libreria americana alla tutt'altro che modica cifra di 350 dollari? Cosa spinge uno scienziato, quindi una mente presumibilmente aperta, ad occuparsi di argomenti che tanto ricordano le vecchie superstizioni sui vampiri? Qual è il ruolo del Giano Bifronte in tutta questa storia? Per mettere insieme tutti gli indizi occorre procedere con ordine.
Il protagonista della nostra storia è un matematico inglese di nome Brook Taylor (1685 - 1731). Premetto che la mia conoscenza della storia della matematica è abbastanza limitata, ma ho netta la sensazione che la fama di Brook Taylor non abbia trovato grande risonanza nel mondo. Se mi nominate Lagrange, Bernoulli o Fournier, giusto per fare degli esempi concreti, mi si accende in testa una lampadina (pur avendo da lungo tempo dimenticato quanto studiato a scuola), ma se mi citate Taylor invece il buio è totale. Ricorro quindi a wikipedia per ricostruire la vita del nostro protagonista: si dice che nel suo Methodus Incrementorum Directa et Inversa (Londra, 1715), [Taylor] sviluppò un nuovo ramo della ricerca matematica, chiamata " Calcolo delle differenze finite". Tra le diverse applicazioni, egli lo utilizzò per determinare la forma del movimento di una corda vibrante, da lui per primo ridotta con successo a principi meccanici. Lo stesso lavoro conteneva la famosa formula conosciuta come il Teorema di Taylor, la cui importanza non fu riconosciuta fino al 1772, quando Lagrange si rese conto del suo valore e lo definì " le principal fondement du calcul différentiel". Nel suo Saggio sulla prospettiva lineare (Londra, 1715) Taylor espresse i veri principi della prospettiva in una forma più originale e generale rispetto a qualsiasi altro predecessore; ma il lavoro soffrì per la sua brevità e per la sua oscurità, difetti che interessarono la maggior parte delle sue opere. Un personaggio senza dubbio acuto ma, lasciatemelo dire, alquanto bizzarro. Faccio davvero fatica ad accostare una mente matematica a termini quali "brevità" e "oscurità". Si dice anche che "una gran parte dei risultati delle sue dimostrazioni non ebbe influenza o fu persa a causa della sua incapacità di esprimere le sue idee completamente e chiaramente." Un genio incompreso? Uno scienziato pazzo? Oppure un individuo con delle buone idee, ma totalmente distratto da altre cose?
Probabilmente una risposta ce la può dare un strano scritto datato 1709 apparso di recente sul sito di una libreria specializzata in rarità: la "Old Book Shop" di Bordentown, New Jersey. Lo si può vedere qui, anzi più che vedere direi intravvedere, visto che è disponibile solo una pessima foto in bassa risoluzione. La descrizione recita: "Foglio singolo 6 1/4 "x 8", scritto su un solo lato. Il contenuto è relativo a "divieti in essere contro la pratica di mangiare il sangue". Il titolo dice: " Sanguis/ Eating of blood forbidden", seguito da alcune citazioni pertinenti le Sacre Scritture (Gen. IX.4 e Levitico XVII.10) e altri passi scritturali. È visibile un piccolo numero, " 103", in alto. Ancora più interessante, sul fondo del foglio è fissata una striscia di carta di datazione presumibilmente contemporanea, data la consistenza e la scrittura, al documento principale, dove è posto il nome di "Brook Taylor" e la scritta " Bifrons 9 luglio 1709". Prezzo: $350.
Tutto lascia credere che sia Brook Taylor l'autore di un così bizzarro manoscritto. Possibile? Parrebbe proprio di sì, visto che sulla stessa pagina di wikipedia si legge che "dal 1715 i suoi studi presero una piega filosofica e religiosa [...] e furono trovati fra le sue carte trattati incompiuti sui sacrifici ebrei ( On the Jewish Sacrifices) e sulla legittimità di mangiare sangue ( On The Lawfullness of Eating Blood). L'articolo offerto dalla Old Book Shop sembrerebbe proprio essere una parte di quel lavoro (la pagina 103?) oppure la trascrizione di alcuni passi provenienti da esso.
Ma quale poteva essere l'argomento trattato in un documento dal sinistro titolo di "Sulla legittimità di mangiare sangue"? Facendo riferimenti alle citazioni bibliche ivi riportate, si potrebbe presupporre un collegamento con il Deuteronomio, ovvero il quinto libro della Torah ebraica e della Bibbia cristiana: "Quando il Signore, tuo Dio, avrà allargato i tuoi confini, come ti ha promesso, e tu, desiderando di mangiare la carne, dirai: "Vorrei mangiare la carne", potrai mangiare carne a tuo piacere. Se il luogo che il Signore tuo Dio avrà scelto per stabilirvi il suo nome sarà lontano da te, potrai ammazzare bestiame grosso e minuto che il Signore ti avrà dato, come ti ho prescritto; potrai mangiare entro le tue città a tuo piacere. Soltanto ne mangerete come si mangia la carne di gazzella e di cervo; ne potrà mangiare chi sarà immondo e chi sarà mondo; tuttavia astieniti dal mangiare il sangue, perché il sangue è la vita; tu non devi mangiare la vita insieme con la carne. Non lo mangerai, lo spargerai per terra come acqua. Non lo mangerai perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te: facendo ciò che è retto agli occhi del Signore. Ma quanto alle cose che avrai consacrate o promesse in voto, le prenderai e andrai al luogo che il Signore avrà scelto e offrirai i tuoi olocausti, la carne e il sangue, sull'altare del Signore tuo Dio; il sangue delle altre tue vittime dovrà essere sparso sull'altare del Signore tuo Dio e tu ne mangerai la carne. Osserva e ascolta tutte queste cose che ti comando, perché tu sia sempre felice tu e i tuoi figli dopo di te, quando avrai fatto ciò che è bene e retto agli occhi del Signore tuo Dio." Io di solito non leggo testi religiosi, non è proprio la mia materia. Tuttavia mi vengono i brividi a leggere queste parole. Prima di tutto perché il Dio che mi raccontavano da bambino era un Dio amorevole, mentre da questo testo appare un essere decisamente più inquietante. Cosa significa "il sangue delle tue vittime dovrà essere sparso sull'altare del Signore tuo Dio"? Stiamo parlando di sacrifici? Sembra davvero di essere in un film horror!
So che nella Bibbia ci sono passi ben più truci di questo, e so che probabilmente è da qui che proviene l'usanza, presente in talune culture, di dissanguare le bestie prima di macellarle. Resta solo da chiedersi se anche Brook Taylor lo abbia inteso alla stessa maniera.
Chi era dunque Brook Taylor? Uno scienziato oppure un fanatico religioso? O tutte e due le cose? Perché tra i tanti messaggi biblici Taylor ne ha scelto proprio uno che raccomanda di astenersi dal mangiare sangue? Mangiare sangue era davvero una pratica così diffusa da richiedere la stesura di un trattato? Oppure possiamo interpretare "mangiare sangue" con qualcosa di diverso? Le leggende attorno al vampirismo, per esempio. Cosa rappresenta per esempio la scritta " Bifrons 9 luglio 1709" posta in calce al documento? A prima vista sembrerebbe semplicemente l'annotazione di un luogo e di una data. Ebbene, ho fatto una piccola ricerca: non esiste oggi alcuna località che si chiami Bifrons in Inghilterra. Ho trovato solo un Bifrons Cottage a Bekesbourne, nel Kent (non significativo, in quanto costruito attorno al 1870) e un Bifrons Manor a Barking, nell'Essex, che si dice sia stato costruito da tale Sir John Bamber (1725-1791), quindi seppur per poco, sembrerebbe posteriore ai fatti che vedono protagonista il nostro matematico. Ho usato il termine "sembrerebbe" perché, da altra fonte, si darebbe per certa l'esistenza di un Barking Manor, utilizzato come abbazia, addirittura sette secoli prima, nel 1086. Qui però il termine inglese "manor" (maniero, castello) potrebbe essere meglio traducibile in "tenuta", nel senso di "proprietà" (che non necessariamente include un castello). I possedimenti originali si sgretolarono in più parti attorno al 1540 e, tra le innumerevoli tenute che ne derivarono, viene citato un "Bifrons Estate" di cui non viene detto nulla se non che, quasi due secoli dopo, Sir John Bamber vi costruì la propria dimora. È quindi da qui che passò Brook Taylor? Forse, ma come non soffermarsi sugli altri sinistri significati della parola Bifrons? Il Bifronte, in demologia, è uno dei conti dell'inferno, signore di 26 legioni di demoni, in grado di mutare il suo aspetto mostruoso in quello di un normale essere umano e in grado di trasportare i cadaveri dalle loro tombe ad altri luoghi, lasciando sul posto alcune fiammelle, simili a candele, a segno del proprio passaggio. Cadaveri che spariscono dalle tombe? Ecco, dopo il "mangiare sangue", il secondo riferimento ai vampiri. Se sto esagerando, vi prego, ditemelo. D'altra parte il termine bifronte lascia spazio ad innumerevoli elucubrazioni. In enigmistica, per esempio, il bifronte è una parola (o frase) che letta al contrario dà una parola (o frase) diversa, come ad esempio acetone ed enoteca. Bifronte è il dio romano Giano, che ricevette da Saturno il dono di vedere sia il passato che il futuro, cosa che è all'origine della sua rappresentazione bifronte. Ma adesso mi sa che sto veramente andando un po' troppo lontano.
Come possiamo quindi riassumere tutto quello che ho scritto finora? Abbiamo un matematico dal profilo un po' singolare che, colto da una crisi religiosa, decide di scrivere un testo dove condanna la pratica di nutrirsi di sangue. Si presume che questo testo (o una parte di esso) sia stato scritto in una località il cui nome, incredibilmente, è anche quello di un demone al quale la tradizione addebita la responsabilità delle sparizioni dei cadaveri dalle proprie tombe. E infine abbiamo uno scritto, presumibilmente parte del testo di cui sopra, che appare improvvisamente in una libreria specializzata in testi antichi dall'altra parte dell'oceano. Se diversi indizi equivalgono ad una prova, la risposta non può essere che una sola, e l'incipit di questo post avrebbe dovuto farvela intravvedere : l'attività segreta di Brook Taylor altro non fu altro che quella di CACCIATORE DI VAMPIRI!