Scrivo sulla prima pagina di “On The Road”, di Kerouac.
Lo so, lo so, avrei dovuto leggerlo molto tempo fa, ma insomma, non è mai troppo tardi.
Rimedierò.
Sono sul treno che da Roma mi porta a Sud, a casa. Fra qualche giorno tornerò a Berlino.
E scrivo.
Oggi ho visto un vecchio amico: qualche capello bianco in più, dei chili di troppo. Mi scappa un sorriso, ma è nero, amaro. Lui è un altro di quelli che mi dice ‘La situazione italiana è disastrosa’.
Disastrosa.
Alcuni dei miei sono già espatriati (come ho fatto io anni fa ormai), altri, sconfitti, ritornano da dove sono venuti, altri ancora, pochi, resistono.
Questa è un’Italia che sgomenta.
Povera, ignorante, diosorganizzata, è un’Italia leopardata, come le giacche delle donne con le tette che esplodono e le mutande di quegli uomini che le tette non possono non fissarle. Tette rifatte.
E questi uomini e queste donne, noi italiani, tutti, come pecore sedate, lasciamo che i nostri polituncoli govenicchino un’Italia senza più stampelle.