Buondì amici lettori e amiche lettrici, l'idea per questo post mi frullava per la testa già dal mese di agosto. C'è una cosa che più di ogni altra mi irrita quando la ritrovo nelle storie che leggo: il determinismo di fondo che caratterizza ogni azione di certe tipologie di personaggi. Io lo chiamo il determinismo del bad boy (o della bad girl di turno). Quella concezione della realtà secondo cui tutti i fenomeni del mondo sono collegati l'un l'altro e si verificano secondo un ordine necessario e invariabile (Enciclopedia Treccani: QUI). Il che esclude la presenza del libero arbitrio. Secondo questa filosofia, data una causa, può verificarsi soltanto un dato effetto o un particolare fenomeno (e non altro).
ON TOPIC | Iℓ dℯtℯrminismℴ dℯℓ bad bℴy
Ecco, alcune autrici (non tutte per fortuna) sembrano ispirarsi a questa linea di pensiero per la caratterizzazione dei propri personaggi. Quante volte abbiamo letto di personaggi dal passato oscuro e doloroso, perennemente in cerca di una redenzione e di un po' di pace? Personaggi condannati a commettere una lunga sequela di sbagli e pronti a giustificarli in nome del proprio passato traumatico? Leggiamo spesso di protagonisti "determinati" dal proprio dolore, dalle proprie colpe o dall'effetto che quelle di altri hanno avuto (o hanno) su loro stessi. Personaggi che si lasciano guidare da tutto ciò, che non reagiscono o perlomeno non provano minimamente a intraprendere un percorso di cambiamento. Che, anzi, si nascondono dietro al proprio pesante bagaglio emotivo a mo' di scudo, usandolo come giustificazione per ogni azione errata che essi commettono nel presente. Ma l'uomo, non è forse una sorta di "panta rei" in carne e ossa? Tutto si muove e nulla sta fermo. Mi spiego meglio. Siamo realtà in continuo cambiamento. Dovremmo essere in grado di lasciarci il passato alle spalle prendendo quanto di buono questo può lasciarci: un carico di consapevolezza in più. Un goccio di resilienza e un grammo di forza e determinazione. Dovremmo imparare dai nostri sbagli, non fossilizzarci su di essi. Cambiare.
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Ora, non fraintendetemi, io adoro le storie difficili. Quelle che non scorrono linearmente sotto i nostri occhi e che ci fanno "sudare" insieme ai personaggi che le vivono. Qualche mese fa infatti vi ho parlato de I resti di Billy. Un libro con un protagonista distrutto (Kevin) che però fa una cosa che a me piace molto. E' consapevole dei propri problemi e sceglie di affrontarli, di guardarli in faccia "a muso duro" e di intraprenere un cammino di cambiamento e di crescita. Come lui anche Echo Emerson e Noah Hutchins (Oltre i limiti) scelgono di tenersi per mano e guardare in faccia il proprio dolore. Di cambiare l'un l'altro il proprio futuro affrontando il proprio passato. Non credo di avervi mai parlato di questa storia, proprio perchè mi è entrata così tanto sotto la pelle che le parole per descrivere le mie emozioni faticavano, allora come adesso, ad arrivare alla tastiera del pc. Dunque...eccomi qua a esporvi un tarlo che occupa la mia testa da un bel po' di tempo. Il primo esempio di libro che da spazio ad un protagonista del genere è Uno splendido disastro , libro che non ho amato per niente anche per altre motivazioni. Vi lascio il link della mia recensione per meglio spiegarvi quali. Insomma, io sono un po' stufa di leggere di protagonisti che non sanno (o non vogliono) cambiare.
Voi che mi dite?
Un bacio.