Buondì,
amici lettori, e buona domenica. Come vanno le cose? Il cappelletto
introduttivo, oggi, è per un'informazione di servizio o due. Ultimo
giorno per partecipare al Giveaway – Fuori tutto, anche se vi
anticipo che, per imprevisti di percorso, ci sarà un certo ritardo
nelle spedizioni; abbiate pazienza, per favore. E, questione più
evidente, tra ieri e venerdì il numero dei followers è calato a
vista d'occhio. Mi avviavo verso i mille, e adesso – pare per le
pulizie di Blogger, che ogni tanto elimina profili inattivi e fake –
ne ho trenta in meno. Per fortuna, leggevo On Writing.
Ringrazio, a tal proposito, la
santissima Lucia per la copia omaggio. Non una recensione in piena
regola, questo post, bensì un commento. Per dirvi, se il vosto spirito natalizio
è sopravvissuto, cosa dovete pretendere di trovare sotto l'albero.
Un abbraccio.
"La scrittura non è la vita, ma talvolta può essere una specie di resurrezione."
Titolo:
On Writing – Autobiografia di un mestiere
Autore:
Stephen King
Editore:
Frassinelli
Numero
di pagine: 284
Prezzo:
€ 20,00
Sinossi:
Alla
domanda: «Che cos’è On Writing?» Stephen King ha risposto: «È
il romanzo della mia vita, non perché la mia vita sia un romanzo, ma
perché la mia vita è scrivere». Ecco perché questo libro è
l’autobiografia di un mestiere in cui la storia personale e
professionale del Re si fondono totalmente. Il brillante «Curriculum
vitae» d’apertura ripercorre gli anni della formazione, in un
collage di ricordi che dall’infanzia arrivano al primo, grande
successo con Carrie; «Cassetta degli attrezzi» è un’acuta e
disincantata elencazione dei ferri del mestiere – quali sono, a che
cosa servono, come mantenerli efficienti e sempre pronti all’uso –;
«Sulla scrittura», la parte più interessante per gli addetti ai
lavori, illustra le fasi del processo creativo fino all’approdo
editoriale; e infine «Sulla vita», ricco di pathos, racconta come
King abbia visto la morte da vicino, dopo lo spaventoso incidente in
cui è stato coinvolto, e come, grazie alla scrittura, sia ritornato
alla vita. Diario, confessione, chiacchierata... On Writing abbraccia
e supera tutti i generi e, per l’aspirante scrittore, è uno
strumento utile e illuminante, ricco di esempi e riferimenti pratici,
capace di affrontare senza fumosità un argomento difficile; per il
lettore affezionato è un must in cui potrà ritrovare, nella loro
dimensione reale, un’infinità di situazioni, storie e personaggi
che hanno ispirato i romanzi di King. Per tutti, è una lettura
avvincente e profonda nello stile inconfondibile dell’autore,
capace di trasformare tutto ciò che tocca in un racconto magistrale.
***
Ci sono personaggi dal profilo inconfondibile. Prendete Hitchcock, ad
esempio, con l'ovale perfetto della testa, più di un cenno di doppiomento, le guance piene piene. Sulla copertina –
la più bella in circolazione – della nuova ristampa di On
Writing, una silhouette dalla fronte bassa, un paio di occhiali
su un naso sottile, una mascella poco pronunciata, che si unisce al
collo con una curva a gomito. Riconosceresti anche tu questo profilo
tra mille. E, se così non fosse, scommetto che basterebbe dare solo una
sbirciata all'interno – facciamo finta, infatti, che in copertina non ci
sia il nome del più grande e prolifico romanziere vivente. La prosa fiume,
l'ironia pungente, la fanciullesca schiettezza di chiamare ogni cosa
con il proprio nome: la verità non ha bisogno di accorgimenti, uno
scaricatore di porto a Natale giammai vorrà un libro in cui si
discetta di etichetta e bon ton. Chi mi legge o anche no, chi comunque
si prende la briga di ascoltarmi, sa dell'autore che mi ha
cresciuto e di cui, in particolare alle medie, ho fatto incetta. Si
parla di Stephen King, signore e signori, e di me, piccolissimo, che
a casa della migliore amica di mio fratello saccheggiavo la libreria
della madre, donna che fumava troppe sigarette e leggeva tutto il Re;
di un narratore – purtroppo sottovalutato dalla critica
ufficiale –
che è maestro del brivido, in senso lato e in senso stretto. Lo si
associa ai pagliacci assassini, alle infermiere killer, alle
adolescenti che regalano il ricordo di un
indimenticabile, infernale prom. Suoi, tuttavia, anche i bambini avventurosi di
Stand by me, il gigante buono di Il miglio verde
– autentico erede di Il buio oltre la siepe
-, i sentimenti struggenti di Le ali della libertà.
Tutti, però, quando lo definisco uno zio tenerissimo o, ancora,
quando dico che farei carte (d'adozione) false per essere
un'unghia del suo piede, mi guardano scettici. Non che simili
affermazioni siano le più preoccupanti tra le mie stranezze, ad orecchie
profane. Basta prendermi in parola o cercarlo, vecchietto
allampanato e divertente, con una maglietta con su scritto I Love
Books e un enorme sorriso, in posa sulla
copertina di una rivista; googlare il video della sua Ice Bucket
Challange, in cui era fradicio,
tremante e abbigliato come un turista tedesco, con
sandali e calzini di spugna. Da un mese a questa parte,
meglio, c'è un saggio autobiografico a raccontarvi chi è, che fa,
com'è. In un'intervista, sempre che la voce non dia
forfait per l'emozione, cosa gli chiedereste? On Writing è
un lungo, illuminante monologo – tradotto dal sempre ottimo
Giovanni Arduino e introdotto dalle parole di Loredana Lipperini –
che sarà la gioia di ogni aspirante scrittore e di
ogni fan. Per
imparare dal migliore i segreti di un mondo che fa gola e la
preziosa utilità di una vita vissuta pienamente; per scoprire, a
sorpresa, che è per me possibile stimarlo e volergli bene di
più. Parlate, d'altronde, con uno che in Stuck In Love, valida commedia
indie che scommetto vi ho già consigliato, ha pianto a
dirotto nella scena in cui il giovane protagonsita riceve una
chiamata dal Re in persona. Nonostante tutto, qualche suo scritto
manca anche a me e mi mancava, immenso vuoto nell'anima, questo On
Writing: introvabile, se non su
Ebay, in cui i pochi venditori giocano a sparare la cifra maggiore e con i sentimenti degli appassionati. Autobiografia di un mestiere è
l'esplorazione del profondo di Stephen King. Un saggio che si
legge come la migliore narrativa, in cui lui stesso ci racconta a blocchi la sua vita privata – l'infanzia, il matrimonio con l'inseparabile Tabitha, le
dipendenze -, le cure miracolose del processo creativo, l'incidente
automobilistico che ha rischiato di portarcelo via. Come
tiravano avanti due giovani sposi con una laurea in Lettere nel
cassetto, bambini fragili tra i piedi, lui con un lavoro in
lavanderia e lei cameriera part time? I retroscena dei romanzi celebri,
l'importanza che hanno i brutti libri sull'autostima di un autore in
erba, le immagini di una gioventù picaresca e di un mestiere che non
è stato un fulmine a ciel sereno: i primi incarichi nelle riviste
per adulti – dove si era troppo presi dalle tette e dai culi, per
accorgersi della sua prosa inimitabile -, l'arte di cavarsela, i
figli arrivati prima di un incarico stabile. Per la prima volta
(abominio!), ho inforcato il segnalibro a mo' di riga e, con una
matita, ho sottolineato un testo che non fosse una
dispensa universitaria. On Writing ci vuole, infatti, partecipi e attenti. Il cervello è una spugna, ma i post-it pure aiutano
a fissare i punti chiave. Ho imparato che gli avverbi sono il
male nel mondo, che il turpiloquio è una licenza poetica, che se sei
in cerca di un sinonimo vuol dire che la parola non è quella calzante.
Scrivere un romanzo – paragonato all'atto di uno scavo archelogico, alla
cassetta degli attezzi che si portano appresso i falegnami – richiede
metodo, l'arco di una stagione, una stanza tutta per sé. Ci scoraggia saperlo immerso nel verde del
Maine, autore che non ha bisogno di un secondo mestiere per sbarcare
il lunario, artefice della bellezza di duemila parole al giorno.
L'italiano, ci diciamo, è anche una lingua più tortuosa
dell'inglese, e meno redditizia senz'altro è la nostra editoria.
Però le sue dritte, un faro per i principianti dell'intero globo
terracqueo, e quello che almeno abbiamo in comune – una laurea che
prevedo non mi darà pane, un passato nella redazione del giornalino
scolastico, i primi racconti che in realtà erano i riassunti dei
film visti in tivù: lui ricorda Il pozzo e il pendolo,
io Il piccolo Lord –
ti aiutano a non buttarti giù, se di Stephen King ne nasce qualcosa come uno
ogni cent'anni. Ai margini della mia copia, quindi, ho appuntato
minuscoli diagrammi; il proposito di parlare di più con la gente,
altrimenti è impossibile dare vita a dialoghi decenti; la morale
consolatoria che tutto questo dolore, un giorno,
mi sarà utile. Questo blog, questo spazio, è il mio On
Writing messo in pratica: un altro anno insieme,
e con voi imparo puntualmente a mettere a posto i pensieri, a
migliorarmi. E' tutta una questione di pratica, con la speranza che
sopraggiungono il tempo che ci vuole e la magia; "la telepatia."
Quel
“puntualmente”, lì, andava tolto. Vedete? Si fanno progressi a vista d'occhio; assicurato.