Questo piccolo interessante film, all’epoca dell’uscita nel 2007, è divenuto con il passare dei mesi un vero e proprio caso, forse “il” caso di quella stagione cinematografica. Costato la misera cifra di 150 mila euro e girato in tre settimane con due videocamere digitali, raccolse moltissimi consensi da parte della critica statunitense e riuscì nell’impresa di guadagnare, facendo leva su un notevole passaparola, circa nove milioni e mezzo di dollari nei soli States. Ottenendo poi undici nel resto del mondo.
Potrebbe dunque spiazzare sapere che si tratta di una sorta di musical irlandese che narra la storia d’amore tra un dublinese ed una ragazza immigrata della Repubblica Ceca, ben interpretati da due attori sconosciuti (Glen Hansard e Marketa Irglova), la cui attività principale è quella di musicisti. Uniti dalla grande passione per la musica (lui è un cantautore che suona la chitarra, lei è un’amante del piano), i due personaggi si incontrano per strada durante una performance stradale dell’uomo. Da questo momento nasce un intenso rapporto tra loro, i quali arrivano anche a registrare in uno studio semi-professionale alcune delle canzoni scritte da lui. Lo sviluppo della storia non sarà affatto scontato.
L’esordiente regista irlandese John Carney (anche autore dello script), nonostante gli evidenti limiti dovuti agli scarsi mezzi a disposizione, riesce a tratteggiare il rapporto tra i due protagonisti in maniera appassionata e sincera, costruendo un film piuttosto coinvolgente e un piccolo momento di grande cinema: la sequenza in cui il personaggio maschile canta una sua canzone mentre guarda al computer un vecchio filmato che lo vede protagonista con la sua ex compagna colpisce nel profondo ed è davvero molto suggestiva. E fa pensare, come del resto il film tutto, a come sia ancora possibile, con poco denaro e delle idee valide, fare un cinema intelligente, del tutto lontano dai clichés legati alle consuete rappresentazioni cinematografiche del sentimento amoroso (dove spesso regna l’edulcorazione e il sentimentalismo).
Uno degli aspetti di sicuro interesse di Once sta nel fatto che dei due protagonisti non sappiamo quasi nulla (addirittura non ci vengono detti i loro nomi). E la maggior parte delle cose più intime su di loro, sui loro stati d’animo più profondi, possiamo solo immaginarle interpretando i testi delle canzoni che cantano nel corso del film. La musica è dunque un elemento indubbiamente centrale. Anzi, è una vera e propria costante occasione di approfondimento psicologico dei personaggi, i quali appunto si esprimono per la maggior parte attraverso le parole delle loro canzoni. Una delle songs più belle presenti nel film, Falling Slowly, ha tra l’altro fruttato a Glen Hansard e Marketa Irglova (interpreti della intera colonna sonora del film) l’Oscar 2008 per la migliore canzone originale.
Once non è comunque esente da difetti: basandosi fondamentalmente sui numerosi momenti musicali in cui i personaggi cantano e suonano, ora insieme ora separatamente, a volte può risultare un po’ ripetitivo. Ci sono senza dubbio momenti migliori e meno riusciti, alcuni sono particolarmente coinvolgenti, altri lo sono in misura minore. D’altronde è difficile pretendere il capolavoro o l’opera solida e perfettamente equilibrata da un esordiente che gira un film in Irlanda con un budget praticamente insignificante ed attrezzature quasi amatoriali. Quello che passa però è un’idea, o meglio forse una possibilità, particolarmente interessante di fare cinema, che va aldilà dei mezzi e della disponibilità economica e si gioca tutto in termini di creatività ed originalità.
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