La trama (con parole mie): Emma Swan, donna tosta e sola che vive alla giornata, viene raggiunta e convinta dal piccolo Henry a seguirlo nella cittadina di Storybrook, Maine. Qui scoprirà non soltanto che il bambino è suo figlio naturale - che diede in adozione anni prima -, ma che lo stesso crede fermamente che proprio Emma sia la salvatrice destinata a liberare dal giogo di una potentissima maledizione i personaggi delle fiabe che noi tutti conosciamo, intrappolati nella nostra realtà.Regina Mills, sindaco di Storybrook e madre adottiva di Henry, infatti, altri non è se non la Regina Cattiva che avvelenò Biancaneve, unica - o quasi - in città a ricordare il passato degli abitanti nel mondo della magia.Emma si troverà combattuta tra il rimanere e fuggire, riscoprirsi madre o lasciare che Henry superi quelle che lei ritiene fantasie grazie alla crescita: nel frattempo imparerà a conoscere gli strani abitanti della città, da Tremotino ai Sette Nani.
Raramente capita che una serie riesca a rompere gli schemi ed affermarsi da subito come una delle visioni imprescindibili di casa Ford. Ovvero: per i film è più semplice, per durata ed immediatezza, fare breccia ed indurre il sottoscritto a recuperare al più presto il dvd o il bluray del titolo che è stato in grado di rompere il muro del file sull'hard disk esterno per finire all'interno della collezione a parete, mentre per i serial, opere più complesse, strutturate su numerose puntate - non sempre all'altezza di uno stesso standard - o stagioni, il processo è più complicato.
Once upon a time può essere considerata, di fatto, parte di quel ristretto circolo che, negli anni, ha accolto tra le sue fila titoli del calibro di Lost, Dexter, Six feet under e pochissimi altri: ma allora, vi starete chiedendo, come mai un voto solo discreto per un titolo apparentemente folgorante?
Perchè Once upon a time è stata clamorosamente adorata da Julez, ma a parere del sottoscritto ha espresso soltanto in parte le sue potenzialità, che spero davvero di poter vedere esplodere completamente il prossimo anno, data la recente conferma del titolo da parte della Abc, dato il successo riscontrato da questo esordio.
Certo, la struttura e l'approccio ricordano molto quelli che fecero di Lost la serie che più ho amato in assoluto, con continui salti dal passato al presente ed episodi incentrati sui singoli personaggi - ottimi i cambi nella schermata del titolo, a seconda del protagonista della puntata -, una trama complessa che ricorda un vero e proprio mosaico ed una varietà che permette ad ogni tipo di spettatore di trovare il suo - o i suoi - preferiti tra i charachters principali: eppure qualcosa, nella resa complessiva, non è riuscito a conquistarmi come avrebbe dovuto.
Sarà che la potenza e la qualità registica del prodotto non sono minimamente paragonabili a quelli di Game of thrones - altra recentissima serie di culto -, che l'uso degli effetti non riesce ad essere tamarro quanto in Spartacuse l'ironia non raggiunge i livelli delle prime due folgoranti stagioni di Misfits, o forse, semplicemente, che l'insieme del prodotto appare forse decisamente femminile per arrivare a toccare corde troppo fordiane per la delicata - e più di legno di Pinocchio, senza dubbio - Biancaneve, ma purtroppo non sono riuscito ad avvertire il tipico crescendo di tensione ed affezione che normalmente risulta travolgente per le serie destinate a rimanere nella Storia del piccolo schermo.
D'altra parte, sarei decisamente spocchioso e poco sincero a non affermare che a tratti le trovate degli autori sono state decisamente ottime - dal ruolo di Cappuccetto Rosso a quello dei Nani -, e che il parallelo tra le fiabe e la realtà risulta efficace, divertente e decisamente affascinante: inoltre, personaggi come il clamoroso Tremotino di Robert Carlyle - gigantesco - o lo Specchio interpretato da Giancarlo Esposito riescono a supplire anche alle carenze evidenti di protagonisti decisamente poco convincenti - Il Principe Azzurro su tutti -.
Tremotino stesso, per il suo spessore ed ambiguità, meriterebbe una serie dedicata, e si pone di gran lunga rispetto ad Emma, Biancaneve o il Principe come il vero cardine dell'intero prodotto, anche e più della vera "villain" Regina, spesso e volentieri messa all'angolo dall'enigmatico Gold/Rumplestiltskin con i suoi melliflui "please": fortunatamente l'ottimo season finale pare aver spostato la sua attenzione proprio sul personaggio interpretato da Carlyle - quelli a lui dedicati restano tra le altre cose gli episodi più riusciti della serie, a mio parere -, che a questo punto si suppone avrà un ruolo ancora più importante nel corso della prossima annata.
Dunque definirei Once upon a time come un tentativo ancora non espresso al massimo di andare a creare un nuovo standard di riferimento per i titoli caotici - dei quali Lost fu il capostipite - in grado di coinvolgere un bacino di pubblico ampio e diversificato, sognatori e pragmatici frequentatori della quotidianità, sentimentali in cerca di magia e amore o stronzi fatti e finiti sempre dalla parte dei "cattivi".
Resta da vedere se il secondo giro di giostra sarà un passo avanti verso la sua affermazione o una rovinosa caduta.
Dal canto nostro, non possiamo che associarci ad Emma e buttarci a capofitto: avere fede, a volte, può portare un caos che non sempre viene per nuocere.
Almeno, non del tutto.
MrFord
"Once upon a time I could control myself
ooh, once upon a time I could lose myself, yeah...
Oh, try and mimic what's insane...ooh, yeah...
I am in it...where do I stand?"Pearl Jam - "Once" -