Il presidente della cooperativa, soprannominato Patricola, era considerato una sorta di “padre dei marinai”, era padrino di una serie di bambini, e quindi compare dei loro genitori, era anche l’uomo di punta della Democrazia Cristiana e aveva diverse volte ricoperto il ruolo di sindaco del paese: sempre vestito in doppio petto e cravatta e con un vistoso fazzoletto bianco il cui triangolo gli usciva dalla tasca superiore della giacca. L’agone politico e quindi il consiglio comunale diventava il luogo del confronto e dello scontro, soprattutto per quel che riguarda il porto peschereccio che, a causa di una disgraziata progettazione, era diventato il punto di accumulo di una corrente di sabbia e pertanto era in gran parte impraticabile.
Malgrado ciò, i pescatori continuarono a votare per il loro “padre”, cui rimasero fedeli anche quando costui si spostò con i “Cristiano-sociali”, espressione della fugace stagione del milazzismo. Per il resto solite facce di politici professionisti, qualcuno dei quali in campo ancora oggi: allora erano democristiani, oggi sono UDC e MPA, erano socialisti, oggi sono forzitalidioti, erano fascisti, oggi sono PdL, erano comunisti, oggi sono PD meno elle, minoranza irrisoria. Il porto è sempre lì, intasato di sabbia. Alcuni amici degli amici sono riusciti a installarvi un distributore di carburante per le barche e a costruire delle banchine mobili, luogo di imbarcazioni da diporto.
La controversia sui confini durerà forse altri cento anni, sino a quando i due comuni, per forza di cose, non diverranno uno solo, cioè mai. La famiglia mafiosa del paese è uscita indenne da tutti i processi che la vedevano coinvolta e, a parte qualche sequestro di beni, qualche arresto domiciliare, continua serenamente il controllo del paese, con una serie di attività imprenditoriali apparentemente pulite. Oggi Terrasini è una “zona grigia” dove trovano tranquillo rifugio latitanti di spicco, una volta Riina e Provenzano, più recentemente Salvatore e Sandro Lo Piccolo. Prolificano pizzerie e ristorantini serali a base di pesce spac- ciato per fresco e locale.
Nessuna voce, dopo Peppino e quei poveri sconsiderati che gli stavamo dietro, s’è più alzata per denunciare lo snaturamento delle coste e dell’habitat circostante. C’è stato un rigurgito d’orgoglio negli anni ‘92-‘98, allorché il rinnovamento di tipo “orlandiano” coinvolse una serie di comuni siciliani, qualche flash di novità sembra ogni tanto illuminare l’orizzonte marino, ma presto tutto torna nei binari di sempre e su di essi scorre con esasperante monotonia. L’arciprete occupa il suo posto da più di quarant’anni, il depuratore non depura niente e inquina giornalmente il mare con i suoi scarichi fognari, il villaggio turistico “Città del Mare”, prima perla dell’Unipol, chiuderà o cambierà gestione quanto prima, il mare è ormai sfruttato e non è più in grado di rigenerare fauna ittica come una volta. Il resto del territorio continua a essere acquistato e saccheggiato da costruttori o da mafiosi, che “investono” sui terreni vicini al mare.
Onda Pazza 2 - Sette nuove trasmissioni satirico-schizofreniche su Terrasini di Peppino Impastato e la Redazione di Radio Aut
Prefazione di Paolo Rossi
Collana Eretica Speciale
96 pagine + CD audio
ISBN: 978-88-6222-123-8