L’altro ieri si è tenuto in tutto il mondo One Billion Rising, un evento contro la violenza alle donne che ha mobilitato anche le città italiane.
Oggi leggevo il post di Michela Murgia, sul suo sito, intitolato: “Cosa cambia con un ballo”.
Gli italiani hanno sempre questo atteggiamento vizioso di rendere inutile qualsiasi cosa fatta (e ovviamente non mi riferisco alla Murgia ma a ciò che anche lei mette in evidenza). Di seguito il commento che di getto le ho lasciato sotto il post.
“C’è un problema tutto italico che si somma a quanto detto sopra: il nostro paese continua a guardarsi l’ombelico come se fosse il centro del mondo. One Billion Rising è cominciato come evento un anno fa: ha coinvolto in tutto il mondo con iniziative preparatorie e divulgative e continua ancora con il coinvolgimento di chi ha partecipato nel realizzare e concretizzare nell’anno a venire nuovi progetti (basta visitare il sito ufficiale).
One Billion Rising fa parte di un progetto molto complesso e strutturato di lotta alla violenza che comprende anche attività educative, incluse quelle a favore delle ragazze e bambine; comprende impegni politici all’ONU; comprende la realizzazione di strutture oltre che di eventi a protezione delle donne. Eve Ensler (l’ideatrice di OBR) ha realizzato per es. progetti in Congo (la Città della gioia) dove dà ricovero e protezione alle donne e bambine vittime di stupri: qua non si ha neppure coscienza di ciò che è accaduto in Congo, in Bosnia e non si parla minimamente di ciò che accade alle nostre ragazze.
Le donne finite uccise dai compagni (o ex) sono solo la punta dell’iceberg.
Qua in Italia si comincia ora a parlare di violenza contro le donne, nel resto del mondo (ONU inclusa) si parla di violence against women and girls.
In Italia si è preso coscienza di OBR solo gli ultimi due giorni, ma il mondo è un po’ più vasto e sono molte le realtà che lavorano contro la violenza sulle donne. Questa ottusità italica è davvero un problema, un grande problema culturale che si assomma a tutti gli altri!
In ogni caso noi continuiamo ad esserci :)”
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Ascoltavo live l’OBR delle Nazioni Unite (diplomatico ma con una certa sua passionalità), dove le parole chiave erano:
- safe (sicuro): rendere il mondo sicuro alle donne e alle ragazze
- not victims but survivors, heroines, activists: non vittime ma sopravvissute, eroine, attiviste.
- uman rights: lo stupro e la violenza come violazione dei diritti umani e non come una sorta di offesa all’orgoglio femminile
Si è parlato di stupro come arma di guerra, argomento di cui qui in Italia non si sa nulla. Si è parlato di trasversalità: Eve Ensler sostiene (e a ragione) che lo stupro e la violenza alle donne non è legato a questioni di razza, nazionalità, classe sociale, religione, stato economico ma è trasversale!
Mi rendo conto di quanto sia non solo geograficamente piccolo il mio paese, è troppo occupato a giustificare se stesso ed i suoi errori per poter alzare lo sguardo e vedere oltre.
Per fortuna noi donne abbiamo la pelle dura e continuiamo ad esserci. Per noi stesse, per le nostre bambine ed i nostri bambini di cui nessuno si occupa più.