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"One Man Caravan" di Robert Fulton

Da Motociclistidatavola
Parodi, Simon, Pagliochini, Pirozzi, Tartarini e Monetti sono tutti figli e nipoti di Robert Fulton, il primo uomo ad aver fatto il giro del mondo in moto.Il libro che racconta il suo viaggio è One Man Caravan ed è l'ultimo libro che abbiamo letto.La storia è nota: il giovane Robert si ritrova ad una cena, ad un certo punto una ragazza gli chiede quali siano i suoi progetti. Dato che la ragazza è di bella presenza e Robert è un motociclista (non ancora ma già dentro covava il gene) spara la boiata “ho in mente di fare il giro del mondo in moto”.Mentre lo dice è convinto di aver conquistato il cuore della giovane (all'epoca puntavano al cuore...) ma a tavola c'è anche un costruttore di moto che raccoglie l'idea e lo trascina in questo progetto, nato per far colpo, che diventerà il primo viaggio attorno al mondo in moto. Allora, aspetto molto importante, siamo nel 1932. Prima della globalizzazione, prima del GPS, prima dei cellulari. Robert si muove con delle cartine e delle bussole e scrive lettere. Il percorso lo improvvisa andando a cercare sempre quello più interessante, che lo mette in contatto con le persone e i popoli.In questo c'è una vera e propria evoluzione. Dopo aver preso confidenza con la galera il suo viaggio prenderà coraggio ed affronterà rischi e pericoli che sarebbe normale leggere in un romanzo e non in un libro che racconta un viaggio. Fulton è coraggioso al limite dell'incoscienza, è molto intelligente (questo poi nella vita farà l'inventore o robe simili, comunque è stato detentore di una sessantina di brevetti, una testa mica da briscola) e molto aperto e moderno. Piccola riflessione, è lui ad essere aperto moderno o siamo noi ad essere chiusi e antichi? Forse tutta la nostra tecnologia e le nostre conoscenza ci hanno messo una paura del diverso che all'epoca non esisteva, c'era più fiducia nella gente. Fulton procede attraverso mille peripezie proprio grazie a questa sua incoscienza e questo coraggio. Attenzione, non è mai ingenuità. Non siamo davanti ad uno sprovveduto ma ad un uomo (allora a quell'età eri uomo, adesso sarebbe un ragazzo) con la testa ben piantata sulle spalle.Dunque, altre annotazioni...il viaggio dura 18 mesi. Che in senso assoluto non sono tanti ma alcune volte, leggendo il libro, mi sono soffermato a pensare “caspita 18 mesi di questo, che spettacolo e che fatica”.Già, la fatica. Fulton diventa un biker lungo il viaggio, non lo era prima. La moto è una “special” come diremmo oggi. Lui contribuisce direttamente alla progettzzione ed alla realizzazione. Questo èp un aspetto che si è perso. Anche Tartarini e Monetti partirono con due Ducati custom, non in “listino”. Una volta c'era più artigianalità e si costruiva tutto attorno al motore. La moto di Robert pesa come un GS Adventure Fullfullfull di roba...oltre 3 quintali. Ha però una ciclistica un po' meno facile della tedesca. Però Robert la conosce bene, è in grado di aggiustarla, sostituire i pezzi, capire cosa non gira bene. E all'epoca era cruciale, visto che la rete assistenza e le officine erano più rare. Pensate anche a quante auto circolavano nel 32.....figuriamoci le moto.Veniamo alla conclusione. Un libro sicuramente da leggere. Se amate le moto ed i viaggi non potete non leggere One Man Caravan. Fra l'altro ha il potere di trascinarti dentro le vicissitudini tipo “La Storia Infinita” ma....c'è un MA. Il libro denuncia i suoi anni. La scrittura si vede che appartiene ad un'epoca diversa, in cui si comunicavano le immagini e le emozioni in modo diverso. Il libro ha perso un po' di smalto, la scrittura è piacevole ma, ribadisco, non ha i ritmi e il potere evocativo degli autori più moderni. Mi spiego meglio ancora: è un libro da amanti dei libri più che da motociclisti. Se non siete grandi lettori potreste essere anche “respinti” da questa lettura.Detto questo: leggetelo perchè il coraggio e la determinazione di Robert Fulton meritano di essere lette e rilette. Specialmente ora che il libro è di nuovo reperibile.

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