Da qualche tempo a questa parte, tutti i migliori lettori di manga sanno che quella strada non si conclude, ma anzi, prosegue.
E quella strada li conduce inevitabilmente al Baretto.
Al Baretto dei Top Shonen.
Dove, tra un drink e l’altro, possono discutere amabilmente di quello che i loro beniamini stanno combinando nella loro vita.
E allora, gentaglia, benvenuti a questo nuovo Baretto dei Top Shonen.
Juha Bach è Gesù Cristo corrotto da Satana quando questi l’ha invitato a prostrarsi a lui ma quello gli ha risposto chenonsivivedisolopaneeblablabla. Ce la ricordiamo, la Storia. In Bleach è andata un tantino diversa, la Storia, e Juha Bach, è davvero lo Shaman King dei Quincy, poiché dispensa pezzi della sua anima ai suoi pupilli.
Se i suoi pupilli schiattano, l’anima ritorna a lui e diventa più forte.
Per la gioia di Zaraki Kenpachi, immagino.
Ottimo davvero questo particolare, giustifica ancora di più la presenza del “finto” Zangetsu nella testolina di Ichigo. Tutti i Quincy, d’altronde, hanno l’omino del cervello.
Dicevo ieri ad un gruppo di debosciati (che saluto) che se Naruto e Sasuke morissero, i ninja venissero battuti, Madara raggiungesse il suo scopo, fondasse il Matrix lunare, e il manga finisse con tutti loro felici, illusi e contenti, mi alzerei in piedi e tributerei a Kishimoto i canonici 92 minuti di applausi per aver terminato la sua creatura nel modo più bastardo possibile.
E giuro, un finale così farebbe diventare di colpo Naruto il mio manga preferito forever and ever.
Non ho mai capito se il rumor che girava sul web qualche tempo fa, quello che diceva che Kishimoto aveva dichiarato che non sapeva come terminare Naruto perché si era accorto di aver dato troppo potere a Madara fosse vero o una trollata.
Sta di fatto che Madara, così com’è, è davvero troppo forte.
Adesso probabilmente vedremo un qualche cambiamento di fronte, magari ci troveremo in qualche dimensione ipersurrealespaziotemporale (aka limbo) con Naruto e Sasuke che si sparleranno per qualche capitolo su quanto sia infelice e ingiusto il mondo.
Resta il fatto che la pausa di settimana prossima, a questo punto, è una cattiveria.
Nemmeno Oda è così malvagiamente malvagio…
Poche parole su questo capitolo, il resto me lo gioco nel Report (che arriverà, l’ho appena finito di girare, lo devo solo montare, sarà un reportone #totaletombale). C’è gente che ancora, ancora, vuole dire che quello non è Sabo. Hanno ragione: è il fantasma del Natale presente. Oda, in una seduta spiritica, ha invocato Dickens e gli ha chiesto i diritti di sfruttamento. Dickens ha accettato. Ecco perché Sabo il fantasma del Natale presente sembra Babbo Natale, con la barba e il mantello. Perché È Babbo Natale…
Tenendo conto che Naruto è agli sgoccioli, ma manca ancora un bel po’ al termine, non ho ancora deciso cosa lo sostituirà. Di sicuro dal mese prossimo recupererò Toriko e Fairy Tail. E poi ne potremo parlare serenamente, se ne riterrò il caso.
Inoltre, il Baretto si evolve. Oltre ai soliti fumettazzi di cui sopra, ogni settimana ci sarà qualche guest star. Che può essere fissa a seconda dell’uscita dei capitoli (non essendo Naruto, Bleach e One Piece diversi titoli non escono il mercoledì ma nel prosieguo della settimana).
Prendeteli come un invito alla lettura.
C’era un bel po’ di attesa sul nuovo lavoro di Takeshi Obata, uno dei genitori di Death Note e di Bakuman (e di altri simpatici manga). Anche in questo caso, Obata si occupa solo dei disegni e lascia la sceneggiatura a tale Hiroshi Sakurazaka, che si è occupato di adattare l’omologo romanzo (o meglio l’omonima light novel) di Ryosuke Takeuchi (e di cui il buon Tom Cruise ci ha tirato fuori un film in uscita questa primavera, Edge of Tomorrow).
Ma di che parla ‘sto fumetto?
Semplice: nel prossimo futuro, la Terra è stata invasa dagli alieni e gli esseri umani stanno prendendo mazzate praticamente ovunque. Ci sono però delle sacche di resistenza, e una di queste è situata in Giappone. Uno dei soldati, Kenji Kiriya, schiatta nel corso della sua prima battaglia. Salvo risvegliarsi di nuovo al mattino che precede la sua prima battaglia. E schiattare di nuovo. E risvegliarsi. E rischiattare. Per poi risvegliarsi. E rischiattare.
Avete presente i film “Ricomincio da capo” e “È già ieri”, in cui i protagonisti rivivevano in un loop perpetuo lo stesso giorno?
Ecco, uguale: con i mostri, la fantascienza, gli alieni, le tute hi-tech e tanto splatter.
Il primo capitolo non è malvagio, vale la pena di essere seguito.
Ok, non è uno shonen (ma un seinen), ma non mi sembrava brutto parlarne...
Di Capitan Tsubasa ne abbiamo parlato ieri in termini non proprio idilliaci, fatto sta che Holly e Benji è uno dei miei cartoni animati preferiti di sempre, e che adoro tutto ciò che la mente del Taka abbia partorito in tutti questi anni. Dopo quasi 10 anni di latitanza, a seguire le gesta dei nippogiocatori in Europa e i loro compari a farsi il mazzo per raggiungere le qualificazioni alle Olimpiadi, finalmente ritroviamo la Nazionale Giapponese della Golden Age in tutto il suo fulgido splendore, ma soprattutto, nella sua formazione tipo: Wakabayashi, Ishizaki, Jito, Misugi, Soda, Matsuyama, Aoi, Misaki, Tsubasa, Hiyuga e Wakashimazu (sì, Ed Warner è stato riconvertito in attaccante ed è molto più bravo del pur bravo Nitta).
Come dicevo ieri il Rising Sun può essere davvero il World Youth che non è stato, e dopo il primo capitolo introduttivo, in cui Tsubasa festeggia lo scudetto vinto col Barcellona (ma va?), lo vediamo riunirsi ai suoi compagni di una volta per vincere la Medaglia d’Oro.
Riusciranno i nostri eroi a farcela?
La risposta è scontata.
Nel frattempo, godiamoci questa prima partita col Messico guidato da uno dei personaggi più interessanti di tutta l’opera: il geniale portiere Espadas. Che come Campos, si cambia le magliette a metà partita, si lancia in attacco e segna agli avversari…
E voi?
Che mi dite?