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Alla stessa velocità con cui cadono le foglie, con lo stesso rumore dell’erba che cresce, una sottile consapevolezza ha lentamente preso forma dentro me, portandomi una luminosa rivelazione notturna, un’apparizione deflagrante nel silenzioso deserto di un’esistenza solitaria. Non esiste in fondo alcuna differenza, nel perdermi senza mai più ritrovarmi, nel ritrovarmi senza mai più perdermi, solo una differente frequenza, una diversa sfumatura, nell’immutabile indifferenza del mondo verso la vita che su di esso si aggrappa. Un’innumerevole sequenza di giorni e notti, sogni e pensieri, che si affannano inutilmente nella ricerca di senso, nell’inefficace requie dalla fatica del semplice sussistere. Saṃsāra, oceano dell’esistenza, dolore, sofferenza, un’illusione senza senso e senza fine, nel quale rimanere immerso risulta corrosivo come un bagno d’acido. Una caustica ignoranza metafisica insostanziale, che mi spinge sempre più lontano dalle rive della comprensione e dell’accettazione. I miei occhi ti stanno guardando, ma non vedono niente. Il nulla.
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