Una gran bella storia, grandi temi e contenuti sostenuti con lucidità da un cast in gran forma. Primo attore un grandissimo Philip Seymour Hoffman, anche lui sconfitto dalla vita, motore della tragica vicenda capace di trascinare in un vortice distruttivo un'intera famiglia, un'interpretazione sofferta per un personaggio schiacciato da decisioni azzardate e segnato dall'incapacità di chiedere aiuto. Ottima anche la scelta di Ethan Hawke, debole, indeciso e codardo, invischiato in una trama molto più grande di lui che gli esploderà inevitabilmente in mano. Grande anche il vecchio Albert Finney, volto da caratterista ma candidato all'Oscar ben cinque volte e vincitore di tre Golden Globe, travolto dagli eventi vede il mondo crollare lentamente, costretto ad andargli dietro per forza di cose. A chiudere il cerchio la presenza di una fragile e sensualissima Lisa Tomei.
Accennare alla trama non è facile senza rivelare importanti particolari che potrebbero intaccare il gusto della visione a chi non ama gli spoiler (io personalmente li odio), proviamoci comunque, giusto un accenno. Andrew Hanson (P. S. Hoffman) lavora a New York nel campo immobiliare, le cose non vanno bene, sogna di stabilirsi in Brasile con la bella e giovane moglie Gina (Marisa Tomei) ma necessita urgentemente di denaro. Suo fratello minore Hank (Ethan Hawke) non se la passa meglio, fallito e con una ex-moglie e una figlia a carico alla quale deve passare gli alimenti, anche lui necessita di denaro. Andrew propone a Hank una rapina in una gioielleria, una gioielleria che non è una gioielleria qualunque, un'idea che esploderà in conseguenze tragiche per tutti i protagonisti di questa storia.
Non aggiungo altro per lasciare inalterato il gusto della visione a chi non conoscesse il film, visione che in questo caso vi consiglio caldamente. Un'opera e soprattutto un regista che sospetto non abbiano avuto la giusta attenzione da parte dei media, in particolar modo nel momento in cui anche Lumet ci ha lasciati nell'Aprile del 2011.