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Onorare chi amiamo

Creato il 21 dicembre 2014 da Agipsyinthekitchen

Quanto tempo buttiamo via in discussioni senza fine, che non hanno né capo né coda. Ci arrocchiamo in posizioni di orgoglio, tralasciando il cuore dell’altro, e cavalcando l’onda del risentimento, pensando che questo ci possa far vincere qualche premio di supremazia. Peccato che non esiste premio, solo poi una spore amaro che rimane in bocca e che pervade ogni pensiero successivo.

La vita è così complicata: lavoriamo tutto il giorno, corriamo tutto il giorno, per soddisfare i sogni e i desideri nostri e di chi amiamo. Peccato che questa corsa frenetica ci fa arrivare la sera sempre più stanchi, sempre più nervosi, senza nemmeno un po’ di tempo da dedicare con calma e dolcezza alle persone per cui in effetti compiamo così tanti sacrifici.

E questo ci allontana dalle persone, ci fa perdere il punto di vista reale su quello che conta veramente: le discussioni sono ridotte a conversazioni via whatzup così che poi la recriminazione diventa più facile, basta inviare la foto della schermata della contesa, per ingabbiare l’altro a parole che magari se dette guardandosi negli occhi, avrebbero assunto un altro significato.

E così continuiamo  correre, voltiamo le spalle a ciò che ci rallenta, che sia un genitore che ci invita a riflettere o che sia un punti di vista diverso dal nostro. Ma visto che poi siamo anime belle, tutto questo ci corrode come una coca cola con le monete: prima non ci badiamo, pensiamo sia solo leggenda metropolitana e assunti dettati da proverbi, e invece ecco lì che metallizziamo tutto, ecco lì che scappiamo dalla svolta, da quel perdono che basta così poco per essere compiuto, e invece preferiamo non parlarci più, non sentirci più, non salutarci più. Mandando a rotoli amicizie, relazioni e ricordi di anni.

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Perché?

Perché di base ognuno di noi cerca di fare il meglio che può, con le risorse che ha. E queste risorse, persi in mare di traffico, bollette da pagare, capi da tollerare e rate da affrontare, vengono prosciugate a suon di normalità, in una quotidianità che a ben vedere, di normale ha sempre meno.

Io ho imparato che non importa quello che succede, di buono o cattivo, ma la vita va sempre avanti, e non aspetta nessuno. Crea nuove piccole rughe intorno ai nostri occhi, aumenta le responsabilità e le preoccupazioni e regala doni che mai avremmo nemmeno immaginato di volere. Ho imparato che possiamo dire molto su una persona, in base a come vive il Natale, a come affronta una giornata di pioggia o come reagisce a un furto in casa. Ho imparato che non importa quanto controversia sia la relazione con i nostri genitori: ci mancheranno sempre, e questo deve per forza essere un incentivo per obbligarci a rivalutare il nostro atteggiamento verso di loro, aumentando ogni dose di pazienza che possiamo trovare nelle nostre famose risorse: noi cresciamo, loro invecchiamo, E poi sarà anche il nostro turno di invecchiare, ed è bene ricordare tutta la pazienza che ci hanno messo loro, mamma e papà di ciascuno di noi,  quando a mala pena  noi sapevamo fare le “a” o le “m”, e quanto pazienti sono stati  nel farci ripetere a iosa tabellone noiose o poesie vetuste.

Un conto è vivere. Un altro è crearsi una vita che faccia al caso dei nostri sogni, delle nostre aspettative, del nostro desiderio di coerenza.

Lasciamo andare. Impariamo a viaggiare leggeri, abbandonando sul percorso atteggiamenti che non ci servono più o persone che si rivelano solo tossiche per il nostro presente e di conseguenza futuro.

Ho imparato che per quanto grande può essere il dolore con cui facciamo i conti ogni giorno, questo non deve essere un deterrente per essere invece gioia per le persone che amiamo, o semplicemente per le persone che incrociano la nostra esistenza, in un piano benefico più grande, che qui nemmeno il cielo è un limite.

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Prendiamo le nostre decisioni con il cuore aperto, saranno quelle giuste, sempre. Impariamo che abbiamo ancora tanto da imparare e i nostri maestri più importanti sono proprio le persone che amiamo. E dobbiamo onorarli, no matter what.

Un abbraccio fa la differenza. Un sorriso cambia veramente l’approccio a tutta una giornata.

Piccoli miracoli gente, piccoli miracoli. E pensa un po’, siamo proprio noi i fautori di tale magia.

Cerchiamo di diventare persone più delicate, più gentili, più generose. E’ un nuovo anno che ci aspetta, con nuove emozioni. Nuove scoperte.Nuovi respiri. Stessi sogni, ma nuove occasioni per farli realizzare. Ed è incredibilmente spaventoso, amoroso e incredibile, che le possibilità di fare accadere cose e smuovere mari e monti, sono tutte nelle nostre mani.

Dobbiamo costringerci a credere di più in noi stessi, perché meritiamo la magia.

Scaliamo questa montagna, abbiamo un mondo che ci aspetta e non vede l’ora di offrirsi a noi.

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A Gipsyland è arrivata un piccolo elfo biondo, la mia amica Chiara. Ti guarda, ti sorride e sei per sempre catturata dal suo essere così scoppiettante, così generosa, così deliziosa. Mi ha cucinato unn risotto al radicchio che abbiamo letteralmente divorato.

Il Risotto di Chiara

500g di radicchio

1 ltr di  brodo vegetale.

400g di riso acquarello

120g di parmigiano reggiano Gratuggiato

120 g di burro salato

1 cipolla tagliata a tocchi

1 ramo di rosmarino

75g di prezzemolo fresco

Olio EVO

Tagliare il radicchio a tocchi.  Far soffriggere la cipolla con l’olio e il prezzemolo, aggiungere la il radicchio e  il riso, farli tostare e poi coprire tutto  con il brodo. Aggiungere il parmigiano e il burro, in progressione, durante la cottura.

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Abiti

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