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Onore ai caduti

Creato il 30 aprile 2012 da Patuasia

Riceviamo da Carola Carpinello e volentieri pubblichiamo.

Da cittadina legatissima al 25 aprile provo sconforto, ogni anno di più, per come viene maltrattata la commemorazione  ad Aosta. Anche quest’anno ho assistito, con i  miei bambini, alla cerimonia in Piazza Chanoux e in via Festaz: ne ho per tutti. Perchè tenere sempre più ai margini i cittadini? La banda da un lato, il picchetto di Alpini dall’altro ed il palco chiudono ogni visuale e danno la spiacevolissima sensazione che non sia la celebrazione di tutti e che la popolazione sia accolta con un po’ di fastidio. Nell’incipit il sindaco ha menzionato tutti tranne i cittadini, semplice dimenticanza? In tanti abbiamo notato questo fatto, io lo ritengo molto grave. Fino a due o tre anni fa la Banda eseguiva SEMPRE Bella Ciao, assieme all’inno di Mameli  e alla canzone del Piave (che a me piace ma che ci azzecca con il 25 aprile? Mistero).  Quest’anno è stata  eseguita a celebrazione ufficiale terminata, a palco vuoto, quasi con vergogna. L’Anpi non ha niente da dire in proposito? Infine, proprio non capisco le polemiche sulle bandiere di partito. La DC partecipava con le proprie bandiere, così come il PCI e tutti i partiti democratici nati o riemersi dopo il 25 aprile. Non ci troverei niente di strano a vedere, chez nous, le bandiere dell’UV, sempre che la dirigenza attuale si ricordi chi era Emile Chanoux! Le bandiere sono un OMAGGIO ai caduti! A tal proposito perchè in piazza c’erano bandiere strettamente arrotolate e non sventolanti, si capivano che erano rosse,  ma perchè tenerle così? Troppo giovane per aver partecipato alla Resistenza, abbastanza vecchia per essere stata educata ai suoi valori, cerco di trasmetterli ai miei figli ma vedo sempre di più che l’opera non è compiuta. I fascismi di oggi si chiamano in modo diverso, sono la disonestà, l’intolleranza, l’individualismo becero e stanno portando la nostra società nel baratro che le donne e gli uomini di allora hanno evitato. Non dobbiamo dimenticare mai che senza quei sacrifici io non potrei scrivere questa lettera e credo che neanche i revisionisti dell’ultimo minuto avrebbero libertà di espressione. Amo molto l’epigrafe scritta da Calamandrei; che sia chiaro per i camerata Kesserling di oggi e domani:

Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA.


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