Romanzi inediti che vorremmo sugli scaffali delle librerie… oppure no
ONWARD TOWARD WHAT WE ARE GOING TOWARD
Titolo: Onward toward what we are going toward
Autore: Ryan Bartelmay
Edito da: Little Brown &Co.
Prezzo: 13.99₤
Genere: Romanzo
Pagine: 353 p.
Trama: Chic e Diane Waldbeseer, giovani sposini dell’Illinois all’inizio degli anni ’50, faticano per costruirsi una vita e ritagliarsi uno spazio nella piccola comunità di Middleville, ma quando la tragedia li tocca, la vita non sarà più la stessa. Diane si rifugerà nella religione mentre Chic cercherà di trovare un senso alla devastante desolazione del lutto e della colpa.
di Gonza
Questo romanzo mi ha lasciato una tristezza assoluta e dei sentimenti ambivalenti rispetto al fatto che mi sia piaciuto o meno. Da edonista apprezzo fondamentalmente le storie che mi fanno divertire, non tanto pensare, soprattutto quelle che mi lasciano “un buon sapore in bocca”. Questo non significa però che io non riconosca che ci siano libri che raggiungono vertici di tristezza assoluti, ma nonostante ciò valgano la pena di essere letti.
In questo romanzo la cosa più triste, e secondo me angosciante, è la mancanza assoluta di logica che Chic percepisce nella sua vita. A cominciare da un padre che si suicida, per continuare con un fratello che scompare per poi riapparire il giorno del suo matrimonio accompagnato da una cognata che gli chiede un sacrificio supremo. Tutto quello che capita a Chic sembra essere sempre il peggio del peggio, mentre lui lotta per dare un senso o quanto meno trovare una ragione per quello che gli capita.
Ma il nostro protagonista principale è accompagnato anche da alcuni personaggi secondari che gli rubano parzialmente la scena, come suo fratello Buddy, che, sposato con una donna di origini indiane, vuole introdurre l’ayurveda e i massaggi in una comunità rurale degli anni ’50 con scarsi risultati. O Diane, la moglie di Chic, che non riesce a riprendersi dalla tragedia per anni, e quando ci riesce, dura poco.
Il libro è ben scritto e scorre, basta fare attenzione ai titoli in cima ai paragrafi che indicano i personaggi coinvolti e l’anno, perché l’autore salta continuamente dal presente al passato e spesso bisogna tornare un attimo indietro per collocarsi nel giusto continuum spazio temporale.
Non me la sento di consigliare a tutti questo romanzo, perché le tematiche del lutto sono costantemente presenti, come anche la mancanza di una ragione per continuare a vivere, ma diciamo pure che Sartre e gli esistenzialisti avrebbero apprezzato molto. Comunque se avete letto il Franzen de “Le Correzioni” o “I Middlesteins” di Jami Attenberg, e soprattutto vi sono piaciuti, è possibile che vi piaccia anche questo.
Ryan Bartelmay, si è laureato nel 1998 nell’Università dell’Iowa ed ha ricevuto un MFA nel 2005 dall’Università della Columbia. Sempre nel 2005 ha vinto il concorso per storie brevi della rivista Boulevard, e altri suoi racconti sono stati pubblicati da diverse altre riviste. Vive a Chicago con la moglie e i figli dov’è preside di un college.