Ultima prima della stagione lirica al Teatro Regio fortunatamente andata. Che lavoraccio!Andare all'Opera ha sempre il suo lato spassoso, specialmente per vedere le vecchie ingioiellate e truccatissime (nonna tu stai molto bene, magari con un po meno d'ombretto...), le giovani malvestite (mamma mia, non è una spiaggia!), carpire gli ultimi pettegolezzi e mangiare nel retropalco come si faceva una volta.Durante l'intervallo sono stata braccata dalla mia vicina di palco, un' inossidabile e fortissima signora , per scendere nel foier e farci fare 1233284763462t96 foto dai fotografi locali, mentre io cerco (invano) di scappare (la signora ha una presa d'acciaio sul mio braccio), e mia nonna mi mostra orgogliosa alla sua amica ("Hai visto che si è pit(t)urata le labbra?Ma dove sono i gioielli? Non si vede niente, con i capelli davanti! E non povevi metterti qualche brillante?Che calze hai?")Questa volta l'Opera era "I dolori del giovane Werther", masterpiece delle scuole di ognuno di noi, rappresentata con scenografie molto moderne e bellissimi costumi (orca non avevo la macchina fotografica). Tutta cantata in francese, con sottotitoli proiettati. Ok, ho sbadigliato parecchio, però ci siamo arrivati in fondo. C'era anche Rita Rusic nel pubblico, quindi immaginatevi i parmigiani tutti in subbuglio ("Che scarpe ha? Com'è alta! Ah, a mi me pèr miga tant' béla").
Indosso un abito di mia mamma, fatto fare da lei, spolverino Zara, e le mie scarpe Asos. Credo riutilizzerò questo abito quest'estate, con cintura di pelle in vita e sandali bassi.