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Operai-artisti nel cielo di Campolieto

Da Brunougolini

Operai-artisti nel cielo di Campolieto
Sono operai-artigiani, spesso artisti e kamikaze insieme. Appartengono a un’industria semisconosciuta ma fiorente. Quella dei fuochi artificiali. Un’attività che passa, nell’opinione diffusa, come una specie di prerogativa delle popolazioni del Sud Italia. Non è proprio così visto che, come ha spiegato a suo tempo un’indagine di “Lettera 43”, ancora qualche anno fa in Germania l'industria pirotecnica sfiorava un picco di ricavi di 113 milioni d’euro. Con l'azienda Weco considerata la maggiore produttrice in Europa.
Un’attività tutta da scoprire. Magari anche per porre ordine in attività illegali e a norme poco rispettate che portano, spesso, a quella catena di vittime che contrassegnano i vari capodanni. Ecco perché appare interessante e utile un’iniziativa nata in un comune di Campobasso denominato Campolieto. Qui è stata allestita una permanente mostra-museo, a cura del circolo La Strina, con la collaborazione di Francesco Marino e del maestro falegname Michele Leccese. Titolo della mostra, è “Disegnare nel cielo”. Un titolo riferito a un importante laboratorio pirotecnico sorto nel 1800 in questo territorio e che descrive bene il lavoro di questi operai che davvero usavano (e usano) il cielo come un’immensa tela nella quale esporre quadri frutto di minuziose e impegnative preparazioni artistiche. Spesso sfidando rischi e pericoli.
Operai-artisti nel cielo di Campolieto
La mostra è accompagnata da un libro dovuto a Luca Mariano, un impegnato intellettuale del luogo e a Francesco Marino,figlio di Emilio Marino, l’ultimo proprietario di quell’attività locale, succeduto a Francescopaolo Paradiso. Così si raccontano le peripezie durante il periodo fascista quando Francescopaolo era nominato “Triumviro dei pirotecnici della provincia” e cercava di mediare tra le direttive del partito e le richieste dei pirotecnici. Con difficoltà perché i fascisti temevano che “il possesso di materiale esplosivo da parte dei privati” potesse “costituire una grossa minaccia”. E anche per compiacerli s’innalzavano, con i fuochi, le effigi di Mussolini e di Vittorio Emanuele III. Una storia che passa persino attraverso la collaborazione, a Parigi, alle attività pirotecniche, nel 1937, per la torre Eiffel.
Nel testo (e nel museo) appare una complessa documentazione di quell’attività via via evoluta fatta di fotografie, documenti, quaderni, appunti. Scopriamo, in tal modo, la grande varietà di utensili usati, fino alle descrizioni delle centinaia di “ricette” elaborate per la messa in scena dei fuochi. Con accenni all’uso di tali artigiani anche nei lavori agricoli, per scalzare grosse radici o massi voluminosi. Interessante, nello sviluppo della creatività artistica, l’uso di teli pittorici contenenti immagini spesso religiose. Venivano esposti in alto nel punto in cui si sarebbe appuntato lo sguardo degli spettatori durante i fuochi. Oppure venivano inseriti in appositi ordigni con annesso paracadute. Cosicché, mentre i fuochi esplodevano, i dipinti restavano sospesi in aria e le immagini sembravano un’apparizione di santi che lentamente scendevano.
Un omaggio al lavoro, in definitiva. Altre notizie si possono trovare su Facebook (https://www.facebook.com/luca.mariano.940).
Un lavoro particolare, certo che a Campolieto non trova più adepti, ma che in Italia e nel mondo (vedi la Cina) prospera. Per stare al nostro Paese, secondo una recente analisi de “Il sole 24 ore”, in base ai dati forniti dall'Inail, le aziende pirotecniche regolarmente assicurate risultano essere 277. Mentre sono oltre 700 le aziende in Italia che vendono materiale pirotecnico con un fatturato annuo complessivo che supera i 100 milioni di euro, che rappresenta solo il 50% di quello effettivo, il restante 50% è coperto da quello illegale (proveniente maggiormente dalla Cina e paesi dell'est Europa).
Operai-artisti nel cielo di Campolieto

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